carlo maver.volver

Carlo Maver, Volver, Visage Music 2019

 

Una Visione in Tango Solo, fedele ad ognuno che veda la Storia nell’eleganza e nella passionalità di fede della Terra argentina.

Così Carlo Maver nel suo Volver: distonie novecentesche,  diteggiature fisiche e forti, brandite quasi a percussione in un bandoneon  carico di fermenti classici dei barrios di Buenos Aires, di “Terre vaste” viste “Da lontano”, tra “Partenze” immaginate “Fino alla fine” in un intravvedere costante di “Preludi”, “Preghiere” ed un’ immagine “Solo lunatica”, volendo giocare sui titoli programmatici delle intense composizioni originali del musicista bolognese, ispirate al Jazz, alla World Music, al repertorio popolare degli emigranti giunti nella Ciudad del Espíritu Santo, alle più ardite meditazioni del Nuevo Tango di Astor Piazzolla, al “sentimento proletario” di Carlos Gardel cui dedica la pagina assorta e metafisica di “Soledad”.

Apparentemente non facile, ma in definitiva molto facile, ascoltare la Sensibilità del Nostro, vissuta tra bandoneon, flauto e moxeno , il flauto andino scelto per dar corpo ancestrale ad una performance di sottile linearità, narrata tra Miti arcaici e un Contemporaneismo nitido che unisce tre Macroterre della Pangea (Europa meridionale, America del Sud e Africa magrebina) in un solo Andare di Poesia in movimento; quel movimento scoperto dai 1500 chilometri a piedi nel deserto narrati nel libro “Azalai” (Pendragon 2017), diario di un viaggio solitario ed estremo sulle rotte dell’Azalaï, l’antica via commerciale che da Tombouctou conduce alle miniere di sale di Taoudeni, attraverso il deserto del Mali.” Un’esperienza solitaria, vissuta da un musicista che scoprirà a sue spese quanto può essere difficile fare a meno delle vecchie abitudini, mettere in dubbio le proprie convinzioni, muoversi in un universo del tutto estraneo, governato da leggi proprie. Per ritrovarsi, quasi duemila chilometri dopo, un uomo e un artista diverso da quello che era partito” . *

Così come sperimentare se stessi e cercare se stessi  in un album in Solo è sempre senso di apertura al Mondo e di abbandono dell’esigenza del Giudizio razionale, per ascoltare quel  Viaggio sino alla fine del Conosciuto che accarezza le Incertezze, nella necessità di coprirle dei significati della propria Anima, o di quel che l’Anima comunque suggerisce…

Fabrizio Ciccarelli

Carlo Maver: bandoneon, flauto traverso, flauto basso, moxeno (flauto andino)

All the composition by Carlo Maver except 3 and 7

01 Partenze 1:14

02 Da lontano / From afar 3:16

03 Soledad (Carlos Gardel) 2:39

04 Fino alla fine / Until the end 4:03

05 Llamada 2:10

06 C’era una volta / Once upon a time 12:23

07 Solo lunatica / Moody solo (Prestia/Maver) 5:45

08 Terre vaste / Vast lands 2:02

09 Preludio 1:30

11 Preghiera per Romualdi e Fabiani / Prayer for Romualdi e Fabiani 3:49

12 Shardana 5:03

13 Terre vaste ripresa / Vast lands reprise 2:40

14 Monodica / Monodic 3:51

15 L’Abbandono / The Abandonment 3:45

16 L’ultimo dei Morlacchi / The last of the Morlacchi 4:02              

*cit: https://www.teatrionline.com/2019/04/volver-il-nuovo-album-di-carlo-maver

Passim comunicato di Guido Gaito Ufficio Stampa e Promozione:  This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

 

 

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