Edgar Morin, I filosofi e la Musica, Stefano Cazzato

I filosofi e la musica: Edgar Morin

Ricordo di una passione 

Fa tristezza osservare quanto poca importanza venga data oggi alla musica nelle scuole italiane, con quanta pervicacia ci si sia accaniti contro questa disciplina meravigliosa, con che saccenteria da incolti essa sia stata cacciata dal pantheon dei saperi formativi.

Solo in pochi si sono offesi, risentiti, e hanno abbozzato una timida reazione di fronte a questa esclusione, a conferma del fatto che la cultura musicale del nostro paese (non eravamo la terra del melodramma e del bel canto?) si è andata via via  impoverendo.

La musica scandisce il tempo della civiltà e del gusto, incoraggia la creatività, nutre l’anima, affina i sensi, integra gli uomini nella rete della bellezza e dei valori, aiuta a sperimentare una vastissima gamma di emozioni e, attraverso le emozioni, a conoscere se stessi e l’umanità.

Basterebbe ricordare queste cose, tra le altre, per capire che solo un progetto educativo cieco, appiattito sul banale pragmatismo delle conoscenze utili, poteva decretare questa cacciata. Dire no alla musica significa dire no a uno del lati più rigogliosi dell’intelligenza umana e oscurarlo e sacrificarlo per sempre.

Mi viene in mente un passo in cui Edgar Morin ricorda quanto sia stata liberatoria ed entusiasmante la scoperta della musica durante la sua giovinezza parigina, e quanto la passione per quest’arte abbia accompagnato la sua iniziazione alla vita, provocandogli non solo riflessioni ma anche fremiti, estasi, abbandoni, stati di esaltazione mai provati in precedenza. É la musica che mi ha fatto incontrare “la mia indicibile Verità”, dice Morin.

Perché Morin tra tanti paladini della musica? Perché è un grande pensatore, un epistemologo, uno studioso di processi educativi, l’inventore del pensiero complesso e multidisciplinare e l’autore di un importante libro sulla scuola che ha fatto scuola: “La testa ben fatta”. Ebbene: la testa, per ben farsi, ha bisogno anche delle arti, e tra queste, della musica.

“Come ho goduto di Parigi tra i quindici e i diciannove anni! La musica! Da quando scoprii alla radio la Sinfonia pastorale, andai tutte le settimane al concerto … La domenica pomeriggio, allo Chatelet, ero fra i primi ad arrivare a fare la coda al botteghino, e poi, appena preso il biglietto, facevo una corsa per le scale fino alla piccionaia dove potevo sedermi in prima fila … Anni di musica, voluttà dei concerti, sapevo a memoria i movimenti delle sinfonie, giocavo imitando con la mia voce gli strumenti … compravo i dischi delle mie opere preferite come l’indimenticabile aria dell’attesa di Madama Butterfly” (“La mia Parigi, i miei ricordi”, Raffaello Cortina Editore, 2013, pp.38,9.)

 

Stefano Cazzato

 

 

 

 

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