Come migliorare tempo e ritmo. I capisaldi dell'espressione musicale. di Paolo Lattanzi

Come migliorare Tempo e Ritmo

I Capisaldi dell'espressione musicale Di Paolo Lattanzi 

Lo sviluppo di un buon tempo e ritmo dovrebbe essere una priorità per ogni studente di musica, indipendentemente da quale sia il suo strumento. Dopotutto è grazie al tempo che siamo in grado di distinguere diverse idee musicali, che se non fossero organizzate in qualche modo (ritmo) suonerebbero come una collezione casuale di suoni.

 

Quando dico che tempo e ritmo sono i capisaldi dell’espressione musicale, mi riferisco al fatto che indipendentemente delle numerose strutture da noi create (generi musicali, stili, feels, etc.) la musica non è altro che la convergenza di due elementi:  cosa e quando

In questo articolo parleremo di quest’ultimo, e se pensate alla musica in questi termini sarà facile afferrare l’importanza di tempo e ritmo. I “quando” della musica sono una sua parte fondamentale, al di là dei generi. Persino nel caso limite dei tempi rubati – che potrebbero sembrare un’eccezione alla regola – il tempo è utilizzato come strumento dinamico, con lo scopo di causare una reazione emotiva, proprio tramite un raffinato controllo di ritmo e tempo in combinazione con la propria sensibilità artistica. 

Con questo in mente vorrei condividere alcuni pensieri e tecniche che mi sono state utili nel corso degli anni per aumentare il mio senso del tempo ed il controllo delle mie idee musicali. 

Metodi Concettuali e Tecnici per Migliorare Tempo e Ritmo 

Tutto comincia dalla base: l’accuratezza ritmica. La mancanza di accuratezza nel ritmo è sintomo di una mancanza di chiarezza, ed è spesso la causa di fluttuazioni nel tempo. Le seguenti pratiche possono aiutare. 

Fluenza Ritmica – Essere in grado di eseguire ritmi diversi (quarti, ottavi, terzine, quartine, quintine ecc.) ed essere in grado di incorporarli in un contesto musicale dinamico sono due cose diverse. La differenza è nel processo mentale. Per scoprire qual è il vostro livello di fluenza ritmica, testatevi suonando ritmi misti improvvisati ed utilizzando un metronomo. Vedete se siete in grado di mantenere un tempo stabile. L’idea è che non dovrebbero esserci fluttuazioni, e l’esecuzione di ritmi diversi e spontanei dovrebbe essere fluida. Se individuate transizioni problematiche, isolatele e lavorateci sopra per un po’. Quando vi sentite pronti effettuate un nuovo test. 

Analogamente, la fluenza dinamica è altrettanto importante ma spesso trascurata. Sperimentate con l’esecuzione di un qualsiasi brano/esercizio musicale, questa volta improvvisate cambi dinamici da ppp a fff. Eseguite un mix di queste dinamiche allo stesso modo in cui avete improvvisato ritmi nell’esercizio precedente. Per sempio, una combinazione potrebbe essere mf, ppp, ff, mp, fff. Potreste scoprire che alcune di queste transizioni interagiscono negativamente con il vostro senso del tempo. In alcuni strumenti suonare molto piano o molto forte richiede aggiustamenti tecnici e fisici. E’ un aspetto che vale la pena esplorare. 

Suonare Tempi Estremi – Essere capaci di suonare bene a 150bpm non significa che il vostro tempo è buono se poi rallentate o accelerate a 190bpm. Studiate tutti i tempi, da molto lenti a molto veloci. Suonare a tempi lenti richiede dedizione e pazienza, ma ripaga. Per i tempi veloci bisogna fare attenzione; lasciatevi guidare dal vostro corrente livello tecnico, senza esagerare. Se non riuscite a suonare correttamente significa che state cercando di suonare troppo veloce: suonare male ad una velocità incredibile non serve a nessuno! 

Conoscere i Tempi – Un volta il grande Kenwood Dennard ha messo il mio senso del tempo alla prova chiedendomi di suonare a determinate velocità di metronomo senza guardarlo o sentirlo. Conoscere i tempi è importante, ed essere capaci di avvicinarsi il più possibile a specifici bpm è un’abilità utile. Può sembrare un approccio un po’ “nerdy”, ma avere una buona idea di quanto 175bpm sia veloce aiuta di certo a tenere il tempo sotto controllo mentre si suona. Lavorare su questa abilità è semplice con un simpatico gioco, tempo e pazienza. Mettete il metronomo su un tempo a caso, poi indovinate la velocità (contando quarti a mente, con un piede, schioccando le dita) prima di avviare il metronomo. Verificate di quanto vi siete avvicinati e poi provate di  nuovo con un tempo diverso. E’ un buon gioco da fare tra una cosa e l’altra, in metropolitana, sull’autobus, ecc. 

In questo breve video Chick Corea parla di come migliorare tempo e ritmo, decisamente tempo ben speso per chi capisce l’inglese: 

https://youtu.be/ED7liSX7zvY 

Il Metronomo 

Studiare con il metronomo è un ottimo modo (se non l’unico) per esercitarsi a suonare tempo e ritmo corretti, oltre che con omogeneità. Il metronomo è il miglior amico dei musicisti, ma insieme ai suoi pro ha anche un contro piuttosto importante: potrebbe causare dipendenza. 

Quando ci si abitua a suonare con il metronomo si corre il rischio di trovarsi troppo a proprio agio e – in un certo senso – il suo utilizzo tradizionale (es. impostato in quarti) puo’ indurre pigrizia. Poiché il metronomo indica un tempo perfetto, quando ci si abitua a suonarci insieme, si può inavvertitamente imparare a “fingere”, nel senso che invece di avere autorità sul proprio tempo, si impara a seguire il metronomo. Questo problema si può verificare persino nel caso in cui si è perfettamente sincronizzati, nei momenti in cui si perde temporaneamente il proprio centro il metronomo è li a dire dov’è il tempo, quindi tutto quello che uno deve fare è risincronizzarsi. Un musicista esperto può farlo in una frazione di secondo. In un certo senso è come imparare ad andare in bicicletta senza voler mai passare oltre la fase delle rotelle. 

Per evitare questo rischio, ci sono modi diversi di utilizzare il metronomo e spostare il peso della responsabilità su di noi. Le seguenti sono alcune pratiche comuni: 

1.Impostare il metronomo in modo che clicchi su 2 e 4 (in 4/4), oppure su 1 e 3 (fig.1)

2.Se state lavorando sul vostro swing, impostate il metronomo in modo da cliccare sui levare. Assicuratevi che i click del metronomo suonino come i levare in swing. All’inizio non sarà facile, ma l’idea è quella di far “swingare” il metronomo mentre voi suonate i battere (quarti). Una volta raggiunto questo obiettivo potrete suonare ritmi e melodie più complicate. Per chiarezza: il metronomo è impostato in quarti, come  di norma. Siete voi a cambiare la vostra percezione di dove sono i click, suonando di conseguenza. Fatelo swingare quel metronomo! (fig.2)

3.Impostate il metronomo in modo che ogni click segnali solo l’1 della battuta. Per esempio, se volete suonare a 120bpm in 4/4, mettete il metronomo a 30bpm e contate ogni click come se fosse il primo battere di ogni battuta (fig.3)

4.Come nel punto 3, impostate il metronomo in modo che clicchi solo una volta per misura, qui pero’ scegliete una posizione diversa: 2,3,4 o un qualunque levare.

5.Estendete lo spazio tra ogni click in modo da avere più misure per click. Per esempio, un click ogni due misure, quattro, ecc. Per questo esercizio potreste aver bisogno di una drum machine o di un programma per computer.

6.Togliete il volume al metronomo in modo da utilizzarlo solo visivamente (i lampeggi di ogni click, se il vostro metronomo ha questa funzione). Date solo occhiate occasionali per controllare come state proseguendo. 

(Fig. Metronome setups, 1, 2, 3)

Sperimentate con diversi metodi di impostazione per il metronomo ed utilizzatelo in modi non convenzionali, così facendo potrete davvero assicurarvi di avere il vostro tempo sotto controllo! 

Interferenze Psicologiche 

Un articolo su tempo e ritmo non sarebbe completo senza soffermarsi sulle interferenze psicologiche, cioè il modo in cui gestiamo impulsi ed umori che si manifestano durante o prima di una performance musicale. 

Nervosismo, ansia, mancanza di interesse per la musica, insicurezza, eccessivo rilassamento o troppa eccitazione sono solo alcuni dei numerosi fattori che possono entrare in gioco in modo sfavorevole. Per esempio, non è insolito che  un musicista acceleri quando la musica si fa più intensa ed energica. 

L’anno in cui mi sono diplomato al Berklee, il discorso alla cerimonia di laurea è stato tenuto niente meno che dal leggendario bassista Mr. Ron Carter, ed una cosa su cui si è soffermato è stata l’importanza di mantenere un centro emotivo stabile. A suo avviso un coinvolgimento eccessivo con la musica rischia di avere ripercussioni negative sull’esecuzione. Di tanto in tanto ci penso ancora. Per me la miglior musica è sempre stata quella di chi si perde nel momento anche al costo di fare sbagli. Quello stato di assoluto coinvolgimento mi è sempre sembrato auspicabile, quindi nel tempo ho dovuto decidere come relazionarmi a questa idea e cosa fare di quella lezione impartita da Ron Carter. Il fatto stesso di pensaci mi ha aiutato a capire meglio molte cose su come suono. 

Gli stati emotivi più facili da individuare sono eccitazione, rabbia e tensione, ma ce ne sono molti altri che possono facilmente passare sotto il radar pur avendo un grande impatto. Riconoscere il modo in cui diversi stati mentali ed emotivi interferiscono con le nostre prestazioni individuali è il primo passo per ottenere un miglior controllo sulle proprie idee musicali e su come eseguirle. 

Poiché questo è un soggetto molto personale, persone diverse trovano soluzioni diverse per gestire le proprie interferenze emotive. Come per molte altre cose, il fatto stesso di realizzare cosa sta succedendo offre una soluzione in se, ed in molti casi essere attivamente consapevoli costituisce un grande passo in avanti. 

Extra 

Gli argomenti seguenti non riguardano esclusivamente tempo e ritmo, ma poiché sono legati alle strutture musicali (che a loro volta dipendono dal flusso di tempo e ritmo) vale la pena discuterle brevemente. 

Posizionamento delle Frasi – Il posizionamento delle frasi è molto importante nel concetto generale di tempo e ritmo. Con posizionamento delle  frasi intendo dove si decide di eseguire ogni determinata idea musicale. Per esercitarsi sul posizionamento delle frasi, inventate una frase corta e suonatela sull’1 della battuta, la posizione che all’inizio dovreste sentire più familiare. Successivamente spostate la stessa frase in altre posizioni della battuta mantenendo costanti ritmo, tempo e note. Ad un certo punto queste frasi si evolveranno oltre i limiti della misura estendendosi su quella successiva: niente di cui preoccuparsi. Cominciate con qualcosa molto semplice e concentratevi su come il solo fatto di spostare una frase in altre posizioni ne cambi il suono. Questo esercizio dovrebbe essere suonato con un metronomo, oppure con una base musicale. Esercitarsi in questo modo ha anche il beneficio di mettere in evidenza eventuali lacune nel proprio senso delle strutture e delle cadenze: assicuratevi di non perdere mai la consapevolezza di dove si trova l’1 di ogni battuta! 

Macro Strutture contro Mente Cosciente – Alcuni musicisti intellettualizzano gli automatismi che creiamo attraverso esercizi e pratica chiamandoli “Memoria Muscolare”. Per esempio, conoscere la diteggiatura di una determinata scala, o i rudimenti per batteria così bene da non doverci pensare mentre li si esegue (le mani sanno immediatamente cosa fare) sono esempi di memoria muscolare. Un caso non musicale di memoria muscolare , o automatismo, è il nostro senso dell’equilibrio, infatti quando camminiamo in linea retta non abbiamo bisogno di pensarci. In musica questi frammenti di “movimenti memorizzati” possono costituire blocchi estesi, nel senso che possono essere idee musicali anche lunghe. La Mente Cosciente invece è la parte di noi a cui attribuiamo la nostra volontà ed individualità. E’ la parte che decide cosa suonare, quando e come: in altre parole è ciò che definiamo come “io”, noi stessi. Se andate ad osservare da vicino cosa suonate è molto probabile che scoprirete come nel corso del tempo avete creato una quantità di macro strutture, e che la vostra mente cosciente non è in grado di manipolarle liberamente, ridotta al massimo a decidere quando tirarle fuori dal cassetto, utilizzandole solo nella loro interezza. 

Per capirci meglio, una buona analogia è quella del muro di mattoni. Le idee musicali sono i mattoni che formano il muro, che a sua volta è un’esecuzione musicale nella sua interezza (un solo, un brano, ecc.) Se dopo esservi osservati scoprite che i vostri muri sono fatti di mattoni grandi, forse dovreste lavorarci sopra. Per aumentare la propria libertà musicale è necessario riuscire a ridurre il più possibile la grandezza dei mattoni, capendo di cosa sono fatti e spaccandoli in parti più piccole fino a quando questi saranno così minuti da permettervi di costruire “un muro” idealmente uniforme e levigato. E’ un gran bel obbiettivo da porsi, e di certo uno di quelli su cui lavorare per il resto della propria vita, ma che secondo me sono la vera strada per raggiungere l’assoluta libertà musicale ed espressiva. 

In bocca la lupo e ricordate che il tempo è sempre presente: è la tela su cui pitturiamo la nostra musica!

 

 

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