carlo mezzanotte trio-in a quiet room

Carlo Mezzanotte Trio, In a quiet room, AlfaMusic 2018

 

 

 

Un’Anima iridescente quella di Carlo Mezzanotte, eclettica tra le animose turbolenze dei Crescendo ed il diretto lirismo di ballad concentrate in una grana filiforme tesa tra il Misterioso e l’estroso dialogo con Stefano Battaglia al contrabbasso e Alessandro Manzi alla batteria per In a quiet room, un album forte di planate scoscese e forme liriche mutevoli, di scritture che riuniscono generazioni importanti di un Jazz tra Fusion, Hard Bop e Contemporary. 

Il Metro stilistico è innanzitutto ispirato all’immediatezza e alla passione, dunque non si pensi ad un disco cerebrale e inquinato da tecnologie (pur se Carlo fa uso del Synth, ma in maniera mai ambiziosa e furbacchiona) né tanto meno da psicodiavolerie plasmate per dar credito ad un trasformismo sciccoso e modaiolo, in quanto manca, per fortuna, sia l’Ipse Dixit dell’Accademia che il gigioneggiare, appunto sciccoso, dei musicisti-ideologi che affabulano di Pop Jazz attraverso Immagini accattivanti, stantie, sornione e – absit iniuria verbis - loffie.

Le stesure armoniche guardano a empatie e passioni stregate dalle sue collaborazioni con Lester Bowie, Frank Gambale, Maurizio Giammarco e Al Di Meola, planando sulla spontaneità espressiva di Bill Evans e Herbie Hancock che prende vita dall’entusiasmo col quale il Nostro scrive, arrangia, esegue, medita, legge e rilegge, fraziona e intuisce, acquieta e agita Note, Emozione ed Improvvisazione, come nell’ondivago controtempo di “Una carezza in un pugno” (successone di Adriano Cementano; certo: l’anima italiana non può mai mancare quando si trasforma il Pop in sistemi jazzistici), nella melodiosa armonia dedicata al nostro carissimo Enrico Pieranunzi in “Enricolors”, nel sentimento crepuscolare dell’elegantissima “Waiting in Distance”, nell’animato fluido pianistico di “Winter Leaves”, nel Buio riflessivo di “Inner Prayer” poi iridato dai Sensi solari di “In a quiet room”, una Virgola tra le Virgole di 12 pagine senza Punti a Capo, Sinonimi ridondanti od Omissis istintivi.

“Capacità inventiva, sorretta da una eccellente tecnica strumentale, densità sonora e forza trainante”, come osserva il nostro eccellente decano Adriano Mazzoletti nelle Note di Copertina: ed ha ragione, come sempre.

Concepito per l’essenza jazzistica del Trio “In a quiet room” è un titolo quanto mai appropriato a queste Conversazioni così attente alla “melodia interna” e meditate in un Luogo della Mente cercato come attento all’unico Ordine possibile (la Musica, la Poesia) per dar forma alla Bellezza del proprio Sentire non preordinato, come nel “fastidio” di Bill Evans per “l’analizzare il jazz come teorema intellettuale”… poiché “bisogna avere il Caos dentro di sé per partorire una stella danzante”( Friedrich Nietzsche).

Fabrizio Ciccarelli 

 

Carlo Mezzanotte: piano, Synthesizer, compositions except 2 (Beretta, Del Prete, Santercole, De Luca) 

Stefano Battaglia: double bass

Alessandro Marzi: drums 

 

1 Waiting in Distance 3’45

2 Una carezza in un pugno 4’48

3 Winter Leaves 4’24

4 Enricolors 4’23

5 Hard Lines 2’44

6 Inner Prayer 5’52

7 Conversation d’automne 3’20

8 Summer Blues 4’37

9 Alborada 3’35

10 In A Quiet Room 5’39

11 Fermo Immagine 3’10

12 Lost In The Clouds 5’05

 

Production coordination: Alessandro Guardia & Fabrizio Salvatore

 

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