cyrille Aimée, live

Cyrille Aimée, Live, Mack Avenue Records 2018 (Distribuzione Egea)

 

La vocalist di Samois sur Seine, petit hameau  tra Parigi e Fontainebleau ma per lei Centro di New York e del Mondo, si è da tempo imposta all’attenzione internazionale per l’eleganza, la freschezza e la versatilità del suo canto estremamente gentile ed espressivo, modulato su frequenze medio-alte di singolare candore, quali si addicono a chi voglia cantare, oltre che jazz, blues e quant’altro capiti a tiro secondo un gusto eclettico improntato alla Discrezione, ad una sicura Nonchalance di portamento e a disinvolte movenze che fanno del palcoscenico il luogo predestinato per la sua attraente fisicità e per la facilità con la quale varia ed interpreta brani scelti con cura meticolosa ed attenta.

In nove anni ha pubblicato dieci album, tutti di indubbia raffinata piacevolezza: ed allora, tralasciando inutili filologie, potremmo chiederci quale sia il suo punto di partenza e quale quello d’arrivo e soprattutto quali siano i richiami che paiono sempre presenti in un modo di cantare così lontano da ogni ostentazione e da ogni preziosismo che non sia perfettamente funzionale a dire della propria sensibilità e della propria compostezza artistica davvero eccellente. La piacevole Signora ama il jazz manouche (“fulminata”, secondo le sue parole, da Django Reinhardt; e chi non lo sarebbe stato?), porta nel cuore Ella Fitzgerald e Billie Holiday, un certo singolare Country di segno franco-americano da Baton Rouge e Maison creola della Nouvelle Orléans (New Orleans per gli anglofoni dello stile jazzistico di Satchmo Louis Armstrong, Joe "King" Oliver, Henry "Red" Allen e Thomas "Fats" Waller), la Salsa ed il Merengue, lo Swing e l’Afroamericano: a riprova It’s a Good Day  di Peggy Lee, Si Tu Vois Ma Mère di Sidney Bechet, uno dei più grandi clarinettisti del XX secolo, geniaccio del fraseggio e della scorrevole legnosità rurale del timbro, Off the Wall di Red Temperton ed una divertita frusciante versione di Wanna Be Startin’ Something di Michael Jackson, nella quale sibilano palpitanti controtempi e temperature vellutate di Black Music, fraseggiando uno Scat  di charme assoluto e citando, non a caso, il luminoso interminabile Soul Makossa della meravigliosa Miriam Makeba.

Bravissima (ed in questo caso siamo di parte) nelle Blue Notes colloquiali di  Day By Day di Axel Stordahl, Paul Weston e Sammy Cahn (stordita nel soffuso di Frank Sinatra nel 1945 e di Jimmy Scott nel 1969, struggente nel bellissimo vibrante afro di Femi Kuti nel 2008), nelle agitate aperture cromatiche del capolavoro di Thelonious Monk It’s Over Now (Well, You Needn’t), nell’agilissimo evergreen Three Little Words di Harry Ruby e Bert Kalmar.

Tanto a dire quanto Cyrille sia finissima vocalist distante da ornamenti sterili e aridi abbellimenti, la conclusione Each Day, intima ma singolarmente illuminata da una sintassi Bossa briosa e arguta: una Parola per Tutte, nel nome di un Savoir Penser e di una Voce seducente, composta, educatissima.

N'est-ce pas, Madame?

Fabrizio Ciccarelli

Cyrille Aimée: vocals; Adrien Moignard: acoustic guitar; Michael Valeanu: electric guitar; Dylan Shamar: bass; Dani Danor: drums.

1.It’s A Good Day 4:31 2. Nuit Blanche 5:55 3. Si Tu Vois Ma Mère 6:12 4. Live Alone And Like It 8:08 5. Wanna Be Startin’ Somethin’ 4:51 6. Off The Wall 5:11 7. Day By Day 3:56 8. It’s Over Now (Well, You Needn’t) 7:49 9. Three Little Words 4:13 10. Each Day 6:56

 

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