the MUH trio-prague after dark

The MUH Trio, Prague after dark, Jmood Records 2017

Il "Vicino di casa" di Fabrizio Ciccarelli 

Le cose andrebbero raccontate, se possibile, come sono andate. A volte accade che il mio vicino di casa, quanto mai tollerante per il volume del mio stereo, esprima opinioni circa la musica che ascolto, o tacendo e chiudendo la finestra (e in questo caso interpreto il silenzio come una cortese sopportazione) o con “alza pure” poi puntualmente commentato con un “bella musica ieri sera!”, più raramente con un “daje!” che in romanesco significa sincero entusiasmo, posto che il mio caro Vicino non è un appassionato di Jazz.

Ieri sera, messo sul piatto Prague after Dark del MUH Trio di Roberto Magris gli è scappato proprio un “daje” dopo un paio di minuti del brano d’apertura dell’album registrato dal Nostro allo Studio Svarov, se non erro a Praga, in bella (bellissima) compagnia con Frantisek Uhlir al contrabbasso e Jaromir Helesic alla batteria. Sorpreso? Mica tanto, perché le Blue Notes del Magris suonano chiare, educate e ben delineate stilisticamente, eleganti e fluenti, intellettualmente piane, pur mai rinunciando ad un’esposizione personale di alto livello e di indiscutibile originalità.

In ogni caso, anche all’orecchio dei non adepti, dei non jazzofili, risultano dirette e, per così dire, eufoniche. Come dicevo, il mio vicino non è un patito di jazz ma, alla fine, devo riconoscere che di buon gusto ne ha: in fondo è lo stesso che mi ha chiesto”ma chi era che ascoltavi stanotte?”…E magari erano (e lo dico perché è accaduto) Duke Ellington, Count Basie, Bill Evans, Oscar Peterson, Miles Davis…Hai capito il Vicino come “ci prende”? Mi ha anche indicato quali fossero i suoi brani preferiti. Cito: Another More Blues, From Heart to Heart e, udite udite, Joycie Girl di Don Pullen, non esattamente uno Chopin del jazz.

Magari dovrei rivelargli che dietro certe letture del Magris c’è una cultura gigantesca, dall’immenso Bill Evans a McCoy Tyner (stavolta lo sento parecchio nel clima lirico del Nostro)ad Ahmad Jamal, ed Herbie Hancock, a Winton Kelly, Tommy Flanagan, Jackie Byard; c’è il senso sopraffino del giramondo che suona in giro per gli States con notevole riscontro di critica e di pubblico, uno che ha interloquito con Art Davis, Herb Geller, Tootie Heath, Philip Caterine, Kai Winding, Eddie Lockjaw Davis, Sal Nistico e oddio quanti altri monumenti del jazz; c’è il saper scegliere le Formazioni, l’impatto emotivo col quale presentare il pentagramma, c’è la scrittura (arte non del tutto nota oggidì, sia in musica sia in ognidove si voglia), quella Scrittura che è Pensare il Sentimento jazzistico, saperlo narrare, saperlo infondere nelle cure dei propri comprimari (Aiutanti si direbbe in Semiologia), pensarlo per farlo ascoltare nei modi più diretti a Destinatari avvertiti come coprotagonisti dell’Avventura.

Ora, pur grazie al Vicino, scelgo io di immaginare questa performance in un Pianeta tra le dorate velature di un Crepuscolo che prelude ad un Notturno di luci che trillano oscurano balenano… intermettono quel Dopobuio che da tempo conosco di Roberto Magris, sinceramente un caro Vicino di Casa anche lui. 

Fabrizio Ciccarelli

Roberto Magris - piano
Frantisek Uhlir - bass
Jaromir Helesic - drums
              

Track List – Another More Blues (R.Magris); Nenazvana (F.Uhlir); Third World (H.Nichols); Prague After Dark (R.Magris); Joycie Girl (D.Pullen); From Heart to Heart (F.Uhlir); Song for an African Child (R.Magris); A Summer’s Kiss (R.Magris); Iraqi Blues (R.Magris); In Love in Vain (J.Kern/L.Robin)

 

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