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Alberto La Neve, Night Windows, Manitù Records 2019

Un nuovo capitolo per il sassofonista Alberto La Neve, ancora una performance in Solo per tenore, soprano, loop machine e multi effects, dopo il convincente “Lidenbrok (concert for sax and voice)”*: il senso del discorso musicale non muta per intenzione e presa emotiva in Night Windows, album di larghi spazi improvvisativi, di suggestioni inquiete e tenui e spirituali narrazioni minimaliste.

Ideare un album in Solo di per sé è già operazione olistica nel tentativo d’incontrare i tratti minimi del proprio indagare in Musica, tanto più se esplicitamente ispirati al taglio fotografico  e alle poetiche architetture del paesaggio metafisico di  uno dei maggiori pittori del 900, Edward Hopper, citando anche all’interno del digipak Johann Wolfgang von Goethe: fine dell’Arte è riproduzione del Mondo, rimodellandolo sotto una forma personale e originale. Queste sono le “affinità elettive” per spazi sintetici e desertici di luci calde e simboliche, nei quali i dettagli sono spesso immersi nelle Blue Notes oniriche di uno sguardo conquistato dal Jazz d’Avanguardia.

Il virtuoso compositore/strumentista intona centri chiarissimi e liberi, estesi in plurime sovraincisioni cariche di Pathos metropolitano e notturno: a suggerirlo la forma ed il titolo del sesto brano, Nighthawks: che abbia mai a che fare con lo stravagante e suggestivo capolavoro “Nighthawks at the Diner” del genio giramondo nottambulo Tom Waits (Asylum Records 1975), ispirato anch’esso ad un quadro di Hopper? Certamente, a mio avviso: un’altra citazione in un fil rouge che avvolge, del 900, Letteratura, Storia dell’Arte, della Musica e della Filosofia.  

Abbacinanti e abbaglianti i tagli ermetici di Manhattan Bridge Loop, i soffi eterei di New York Movie, i colpi d’ancia che avvolgono il Mistero dell’intensa psichedelica dizione vocale di Fabiana Dota in Room in Brooklyn, per una performance che scosta l’organizzazione concertata ed il pensiero razionale in nome dell’Emozione che appunto Hopper percepiva nei suoi soggetti: "non dipingo quello che vedo, ma quello che provo".

Fabrizio Ciccarelli

Alberto La Neve: tenor & soprano saxophones, loop machine, multi-effects, compositions

1.Manhattan Bridge Loop 03:33              

2.New York Movie 5:10               

3.Room in Brooklyn (Alberto La Neve feat. Fabiana Dota) 4:50 

4.Automat 4:45               

5.Night Windows 3:20

6.Nighthawks 05:05

7.Chop Suey 06:10         

8.Morning Sun 05:32

* da me già argomentato:

https://www.romainjazz.it/index.php/recensioni/365-alberto-la-neve-fabiana-dota-lidenbrock

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