stefano cazzato-la quasi logica (intervista)

Stefano Cazzato e la Quasi Logica

Stefano Cazzato insegna da molti anni filosofia nei Licei ed attualmente al Liceo Carducci di Roma., Collabora con riviste (tra cui Via Po, Rocca, Il Convivio, Zona di disagio) e testate musicali (Romainjazz e Music Magazine). E’ autore di numerosi libri quali Maestri del nostro tempo (con G.Moscati), Di cosa parliamo quando parliamo di filosofia?, ed una trilogia dedicata a Platone: Dialogo con Platone, Una storia platonica e Il racconto del Timeo. Platone e la letteratura.

La quasi logica (Giuliano Ladolfi editore, luglio 2020) è il suo ultimo lavoro.

Perché si può parlare di una “quasi Logica”?

L’espressione, coniata da Perelman, un filosofo belga della seconda metà del ‘900, non vuole svalutare la logica ma riconoscere che accanto alla logica pura dei matematici, ne esiste un’altra, quella che ci guida nella vita pratica a partire da un calcolo razionale che non ha valore di certezza ma carattere di probabilità.

Visto che è così importante nella vita pratica, puoi dirci in breve come funziona questa logica?

Ti ringrazio della domanda, che mi consente di passare dal piano teorico a quello pratico, appunto. Le decisioni che nascono da questa logica nascono dalla sintesi di quattro piani di ascolto diversi: noi ascoltiamo innanzitutto noi stessi, la nostra parte razionale, la legge pratica che è in noi, valutando i pro e i contro di una decisione, esaminando gli argomenti a favore o contrari, insomma vigilando mediante il tribunale della ragione sulla nostra parte istintiva e elementare. Poi ascoltiamo il passato, quello che di solido, di importante ha da dirci, in merito alle nostre valutazioni. Poi ascoltiamo, nel senso che ci facciamo carico mediante l’informazione e lo studio, i competenti, gli esperti e quello che hanno da dire sul problema che ci troviamo ad affrontare. E poi sottoponiamo le nostre valutazioni a un uditorio, ideale o reale, cioè a smentite, confutazioni, in modo che il nostro modo di pensare ne esca rafforzato o indebolito.

Mi sembra di capire che quello della quasi logica è una forma di pensiero democratico?

Sì, esattamente, democratico e politico, perché le decisioni, quando si usa questo metodo, vengono negoziate e non imposte con la coercizione, con la menzogna e con l’inganno. Non la ragione della forza, ma la forza delle ragioni guida i processi decisionali. Non si può prescindere dalla posizione dell’avversario, con il quale si discute agonisticamente ma per giungere a un accordo: ascoltando e valorizzando la sua posizione e contestandola, nella misura in cui se ne è capaci, solo nel merito. Insieme all’altro, con la partecipazione dell’altro alla discussione, con il dialogo si può così costruire un sentire comune, civico, una cittadinanza esercitata responsabilmente e collettivamente. Discutere è comporre delle diversità in una sintesi superiore nell’interesse generale. Questo ci insegna il pensiero antico, a partire da Socrate, Platone, Aristotele.

Infatti la quasi logica viene da lì, da quella tradizione.

La quasi logica si riferisce all’antica tradizione greca della dialettica e della retorica, all’idea cioè di una ragione storica incarnata negli usi e nei costumi della polis. E’ sempre difficile attualizzare un modello, soprattutto se così lontano, ma oggi in un’epoca dominata da fake, in un mondo in cui soprattutto i più giovani sono esposti alle sirene della demagogica e sensibili alle semplificazioni, penso che ritornare a pensare in modo quasi logico sia non solo un dovere educativo, ma anche civico. Ne va di mezzo il bene comune.

(Articolo redazionale) 

Stefano Cazzato, La quasi logica. Pratiche del consenso e del dissenso, Giuliano Ladolfi editore, luglio 2020, 240 pp, 15 euro

 

 

purchase