MARCO TESTONI E MATS HEDBERG: Cinematica. Auditorium Parco della Musica , Roma, 2.2.2019 

Cinematica: se fosse solo logica strumentale a fianco di un percorso filmico sarebbe già un’intuizione interessante. Ma cosa chiedere a ciò che le immagini (e l’immaginazione) pretendono dal nesso Verosimile- Visionario? Un’antologia musica-pellicola o forse una riflessione su quel che Note e Cinema mormorano dietro alla Morale, al Bello cosmopolita, al coinvolgimento emotivo, alla narrazione di se stessi di fronte alle strofe liriche di un Pensiero in movimento? 

Tutto, senza dubbio, nella performance di Mats Hedberg alla Sei Corde e Marco Testoni alle percussioni (Hang Drum, Caisa, Steel Drum) con la partecipazione (l’amicizia e l’affinità intellettiva) dello storico sax del loro Pollock Project Simone Salza, l’ammaliante “fischio melodico” dell’elegante Elena Somarè, il canto composto e versatile di Sabrina Zunnui, la recitazione a voce implementata di Maria Luisa Bigai, il passo di danza fluido e inventivo di Donatella Patino. 

Un andare e lasciare continuo e strettamente legato ad un flusso costante, coesivo e coerente di una narrazione del Coesistente e del Remoto: dalle musiche originali del loro ultimo “Hang Camera Pocket” (Be Human Records 2018) al trinomio David Bowie- David Sylvian- Ryuichi Sakamoto di “Furyo” (la struggente inquietudine di “Merry Xmas Mr.Lawrence”) all’Elegia di “Mission” (il Genio di Ennio Morricone per l’esame di coscienza di Roland Joffé sulla sanguinaria colonizzazione europea dell’America del Sud), dal monologo finale di “The Big Kahuna” (riletta con stesso pathos la “lettera al figlio” di Rudyard Kipling nella magistrale interpretazione di Kevin Spacey per la regia di John Swanbeck nel 2000) alla “Gioia e rivoluzione” degli Area (lo studio sulla vocalità e la straordinaria fonazione di Demetrios Stratos, geniale preminenza del Significante sul Significato; da “Crac!” del 1975, anni in cui aveva significato vero e vero seguito cantare contro la guerra e l’establishment). 

Si riesce a star emotivamente fermi a malapena con il soliloquio shakesperiano del replicante Roy Batty- Rutger Hauer di “Blade Runner”(magnifica soundtrack di Vangelis, storica regia di Ridley Scott, 1994: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi”), con la carissima Memoria di Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso assassinato per le sue idee sull’annullamento del debito africano (“non mandateci missioni umanitarie e aiuti economici, ma lasciateci costruire l’Africa con i nostri mezzi”…e per questo ucciso dal capitalismo occidentale), con il solstizio recessivo e surreale di “Paris,Texas” di Wim Wenders per l’onirico slide desertico di Ry Cooder, con l’amore struggente e tormentato di Noa in Beautiful That Way per “La Vita è bella” di Roberto Benigni (una volta tanto un meritatissimo Oscar nel 1999 per la colonna sonora di Nicola Piovani), di cui noi e probabilmente i Nostri si condivide la citazione dal testamento di Lev Trotsky “La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore”. 

E’ questo un Contemporaneo non privo di una sempre necessaria autoironia che è sempre segno di conoscenza e giusto disincanto, come nella sigla iniziale di “Pippi Calzelunghe” (Pippi Långstrump) con tanto di trecciotte color carota e sorrisi campagnoli proiettati sullo schermo dietropalco (un omaggio al chitarrista svedese-romano Mats Hedberg? Sicuramente Marco Testoni l’ ha “perfidamente” studiato per il simpatico vichingo…) o anche, con diversa intenzione, le vorticose giravolte di Steve McQueen alla guida della splendida Ford Mustang Fastback GT390 Dark Highland Green tra i saliscendi dell’asfalto di San Francisco nel capolavoro poliziesco di Peter Yates “Bullitt” del 1968, e che 1968! (Curiosità per i cinefili: la targa della Mustang viene ripresa da Quentin Tarantino nel 2007 per la Chevrolet Nova guidata da Kurt Russell, lo stuntman Mike McKay di “Grindhouse –A prova di morte”, un demenziale Gran Guignol a 5 stelle). Conclude la performance Impatiens, il raffinato minimalismo onirico declinato nella lirica leggerezza dell’omonimo album di Marco Testoni con Hang Camera (Tre Lune Record 2009, un disco da conservare nell’Anima). 

Lo penso da tempo: questi musicisti sono il Futuro del Futuro. Il loro utilizzo degli strumenti musicali e le loro Idee, la loro Filosofia, è sempre un navigare nell’Oltreoceano, un Guardare ultra omnes del Trascendente

“Cinematica: La Musica Visibile”. Come sempre la Musica è da vedere.

Fabrizio Ciccarelli 

Percussioni Marco Testoni
Chitarra Mats Hedberg
Clarinetto, sassofoni Simone Salza

e con

Maria Luisa Bigai
Donatella Patino
Elena Somarè
Sabrina Zunnui