bill frisell/ thomas morgan- epistrophy

BILL FRISELL / THOMAS MORGAN- EPISTROPHY ECM 2019

 

Di tempi che corrono e che rivedono traditionals e brani storici senza ricorrere a svilimenti stilistici in nome del gusto contemporaneo del trovare il massimo nella minima energia dello Smooth (o del “leggero” qualsivoglia) siamo ben pieni: ma di coraggio ne manca sempre molto poiché il modo di suonare di molti chitarristi si manifesta in fraseggi dal gusto fortemente blues spesso con ruvide interpunzioni della mano sinistra in registri gravi usati non di rado a percussione, lontani dalle scorribande armoniche che hanno reso il chitarrista americano Bill Frisell un maestro, uno sciamano di perfetti antidoti al malumore che prova chiunque si accosti alle “sperimentazioni” esagerate e incendiarie.

Ma, a dir il vero, in questo album inciso con l’eccellente Thomas Morgan al contrabbasso la performance appare alquanto preclusa agli ascoltatori meno attenti, a tratti forzata stilisticamente per via di un approccio, per così dire, cerebrale, donato all’enfasi della dimostrazione più che al piacere dell’improvvisazione, la stessa che permetteva al Frisell veloci virtuosismi e accelerazioni di svisate in un timing superlativo in dischi di riferimento per qualunque chitarrista moderno (dall’esordio di “In line”, ECM 1983, a “Unspeakable”, “With Dave Holland and Elvin Jones”, Bill Frisell, Ron Carter, Paul Motian”, Nonesuch 2004, 2001 e 2006).

Un po’ di quel contemporary jazz forse si è perduto in nome di una ricerca comparativa estremamente puntigliosa, di un tallone sull’acceleratore leggermente narcista, pur riconoscendo a Frisell magia esecutiva e profondissima cultura, come nel brano “Epistrophy” magistralmente registrato dal lato tecnico al Paste Studio di New York, nel quale la padronanza strumentale cade talora succube di ridondanze che allontanano l’attenzione dal discorso musicale per un vagheggiamento barocco di pur nobilissima accademia.

Ma i Maestri sono Maestri, e così il chitarrista di Baltimora non tralascia il Ricordo, la menzione delle Blue Notes più vicine alla sua formazione artistica, la reinterpretazione di pentagrammi storici che fanno parte della sua storia passata e presente. Tant’ è che allora il Suono diviene più composto ed indenne da deliqui manierati, come negli andamenti calibrati di “Pannonica” di Thelonious Monk, nella bellissima lettura Country Ballad di “All in fun” di Jerome Kern e Oscar Hammerstein II e nella conversazione emotiva di “Lush Life” di Billy Strayhorn: idee elegantissime sulle quali inviteremmo Frisell a riflettere per le sue prossime divagazioni su un Jazz che ben conosce e di cui senza dubbio è, come si diceva, assoluto sciamano.

Fabrizio Ciccarelli

Bill Frisell -Guitar; Thomas Morgan - Double Bass

1 ALL IN FUN (Jerome Kern, Oscar Hammerstein II) 08:36

2 WILDWOOD FLOWER / SAVE THE LAST DANCE FOR ME (Joseph Philbrick Webster, Maud Irving, Mort Shuman, Doc Pomus) 09:35

3 MUMBO JUMBO (Paul Motian ) 08:03

4 YOU ONLY LIVE TWICE (John Barry, Leslie Bricusse) 08:09

5 LUSH LIFE (Billy Strayhorn) 04:37

6 EPISTROPHY (Thelonious Monk) 07:26

7 PANNONICA (Thelonious Monk) 07:07

8 RED RIVER VALLEY (Traditional) 08:09

9 IN THE WEE SMALL HOURS OF THE MORNING (David Mann, Bob Hilliard) 06:55

 

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