Molester Smiles, Social Music

Molester sMiles ‎

Social Music

Milk - Minds In a Lovely Karma, 2016

Dall’idea che Miles Davis espresse circa il proprio Sound (“It’s  Social Music” ebbe a dire in una nota intervista concessa a Bryan Gumbel nel 1984 per un “Today Show” della NBC-TV) prende corpo una performance edotta dal fascino per l’eclettismo elettronico che il Genio di Alton agitò con tagli espressionisti nel periodo jazz-rock, passando a connubi con gli effetti più appariscenti ed esaltanti degli anni 70 e con attenzione primaria agli stati di coscienza creati dal Suono.

 

L’Idea dei Molester sMiles *, un’aitante tribù di strumentisti di decisa personalità coordinata da Enrico Merlin, imperversa nel rango jazzistico dello straniamento, dell’esaltazione delle ritmiche diaboliche e delle improvvisazioni senza destinazione immaginata, proponendo turbolenze Free di mille note e mille melodie, lanciando episodi visionari il cui centro stilistico è nel cogliere l’essenza della condivisione e dell’interazione fra le voci diverse dei saxes di Massimiliano Milesi e Achille Succi (ottimo, quest’ultimo, anche nei colori bruni e speziati del clarinetto basso) e  le destinazioni metropolitane dei magneti chitarristici e dei Live Electronics di Merlin, esaltate dalla fusion pungente del Rhodes di Giancarlo Tossani, dal corpo iperrealista del basso di Giacomo Papetti e dal drumming ampio e palpitante di Filippo Sala.

La cadenza innovativa del genio di Davis, incomparabile nella gamma espressiva, resta nell’atteggiamento poliedrico e nello sviluppo artistico dell’Ensemble, nelle pulsioni scontrose e nelle roche aggressività (”Hip Hop Zero Up and Down”, “Plastic Plastic”), nelle laconiche e raschianti oscurità inaugurate dal “Principe delle tenebre” nel controllo emotivo del flusso solistico (“Limografi Rodenti”).

La band sembra voler dar vita ad un carismatico Laboratorio delle Nuove Tendenze, in particolare per l’atteggiamento estetico della ritualità dell’esibizione, percepibile tanto nelle composizioni originali quanto nella penetrante rilettura dell’ibrido Funk di “Black Satin” (secondo brano di “Miles Davis: On the Corner”, Columbia Records 1972), così come nella Pop Art (Comic Art, per meglio dire) nella Front Cover di Milton Brown ovvero Bruno Cannucciari**, ispirata anche alla (ir)rappresentabilità  del Reale di  Roy Lichtenstein, all’(in)naturalismo  di Claes Oldenburg, alla decomposizione tecnologica di James Rosenquist, alla Factory di Andy Warhol: elementi figurativi iperbolici, “tele cinematografiche” purificatorie che portano l’Arte nella Vita e che, senza pretendere o giudicare, dirigono il flusso dell’ascolto in una riflessione priva di freni inibitori ed ingombri intellettualistici.

Fabrizio Ciccarelli

Massimiliano Milesi - soprano sax, tenor sax

Achille Succi - alto sax, bass clarinet

Giancarlo Tossani - electric piano, keyboard, laptop

Enrico Merlin - electric guitars, live electronics, merlinerie ©

Giacomo Papetti - electric bass, live electronics

Filippo Sala - drums, percussion

1.Black Satin (Arranged By – Enrico Merlin; Composed By – Miles Davis) 4:47

2.Hip Hop Zero Up And Down (Composed By – Giancarlo Tossani) 6:32

3.Limografi Rodenti (Composed By – Massimiliano Milesi) 7:15

4.Plastic Plastic (Composed By – Giancarlo Tossani) 4:37

5.Bolero Sketches (Composed By – Giacomo Papetti) 7:27

6.Ritual (Composed By – Enrico Merlin) 7:07

7.Quiet, Finally...(Composed By – Enrico Merlin) 6:55

8.Ife (Arranged By – Enrico Merlin; Composed By – Miles Davis) 7:42

9.Red In Orange (Composed By – Enrico Merlin) 3:02

* Il nome del gruppo, apparentemente irriverente e socialmente disturbante, fa di fatto riferimento a un episodio oscuro della vita di Miles Davis, accaduto nel periodo della registrazione di On the Corner. Miles fu infatti accusato di aver trattenuto con la forza una donna all’interno del suo appartamento. In seguito alle accuse fu arrestato e portato in tribunale, ma in sede di giudizio fu scagionato da tutte le accuse. Già nel corso della fase istruttoria, Miles rilasciò un’intervista nella quale si pronunciava innocente e tra lo sfregio e lo scaramantico dichiarò che il prossimo disco si sarebbe intitolato «Miles the Molester». E così fu. Un’estratto di «Black Satin», dal disco On the Corner, sarebbe stato effettivamente pubblicato da Columbia Records con il titolo «The Molester». (si veda: http://www.giancarlotossani.com/molester-smiles/)

** Romano, classe 1964, da una quindicina d’anni scrive e disegna storie e tavole autoconclusive per Lupo Alberto; dal ’93 realizza le copertine del mensile e disegni per il merchandising. Si è occupato dei model-sheet dei personaggi della prima serie di cartoni animati di Lupo Alberto e la fattoria McKenzie. Prima, e durante, ha pubblicato fumetti su Comic Art (da solo o in coppia con Franco Fossati ai testi) , L’isola che non c’e’ (Gli idronauti) e Lupo Alberto (Winny). Ha illustrato libri e opuscoli per Mondadori, Berlitz, De Agostini, Amministrazioni Comunali e manifestazioni fumettistiche. Ha collaborato come vignettista e illustratore al quotidiano Italia Oggi dal primo all’ultimo numero della sua prima versione (1987-1991). Ha insegnato disegno presso la VLR Cartoon nell’ambito di un corso di formazione professionale per animatori patrocinato dalla Comunità Europea. Quando si alza dal tavolo di lavoro suona il basso e compone canzoni elettroniche; con il gruppo dei Monzo’n ha vinto un Premio della Critica al Festival “Voci x la Liberta’”, patrocinato da Amnesty International. (si veda: http://www.lospaziobianco.it/2650-bruno-cannucciari-spasso-lupo/)

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