Rosario Bonaccorso, A beautiful story

Rosario Bonaccorso

A Beautiful Story

Jando Music/ Via Veneto Jazz 2017 

Non so se esista una musica per ogni occasione; di sicuro ci sono musiche in grado di calmare, rilassare, infondere serenità. Lo sanno bene i responsabili di negozi, centri commerciali, book & multimedia stores: una condizione di tranquillità e benessere è presupposto fondamentale per la predisposizione all’acquisto, e può essere favorita dalla musica giusta.

 

Purtroppo non si tratta sempre di proposte di qualità, anzi molto spesso le scelte di diffusione sonora in esercizi commerciali ricadono su versioni di hit radiofonici anni 80 o 90 rivisitati in sbiadite e incolori chiavi jazz o, peggio ancora, bossa nova. Eppure esistono modi per trasmettere pace e serenità senza essere banali o stucchevoli; ne è la prova l’ultimo lavoro di Rosario Bonaccorso per Jando Music e Via Veneto Jazz: A Beautiful Story. Un disco di jazz mediterraneo, misurato, intenso, ricco di storie che evocano sensazioni positive; un quartetto dal suono nitido e morbido, che esegue brani mid tempo con un tiro laid back e mai sopra le righe, il cuore e l’orecchio rivolti al romanticismo del nume tutelare Chet Baker. Un disco che si adatta a varie occasioni, tutte piacevolmente rilassate: una domenica mattina di primavera in un borgo dell’Italia centrale, magari indossando una camicia bianca fresca di stiratura e cappello panama. Un drink esotico al tramonto in un lido riva mare con arredi design. Una sigaretta post coitale in terrazza con affaccio sul cielo stellato.  

Rosario Bonaccorso compone storie che sembrano tendere a un naturale lieto fine; i racconti migliori sono quelli che si ispirano dichiaratamente a un’italianità di intenti, come per l’appunto  My Italian Art of Jazz, brano romantico e evocativo, a metà fra ballad e ostinato. Oppure Come l’Acqua tra le dita, composizione dedicata alla moglie, che nell’esposizione finale, giocata su accenti più decisi, trova la sua dimensione ritmica ideale. O anche Der Walfish, i cui raffinati cambi armonici riecheggiano atmosfere misteriose alla Mal Waldron. O ancora Storia di una Farfalla, forse l’unico episodio in cui il lieto fine non sembra essere scontato: sospesa al malinconico sviluppo del tema principale, la farfalla è incalzata da molteplici variazioni ritmico/dinamiche, che rievocano il turbinio dei moti e degli eventi, per lo più drammatici, che madre natura ha in serbo per lei. 

Oltre al ruolo di band leader, Bonaccorso si contraddistingue anche per un contrabbasso dal suono educato e un solismo accorto, che s’innesta perfettamente nel gioco ritmico con Alessandro Paternesi; il batterista marchigiano combina molto bene l’utilizzo di spazzole, bacchette, piatti, rimshot, riuscendo a conferire il giusto dosaggio dinamico a ogni brano. Ciò che caratterizza maggiormente il sound del disco è senza dubbio il Flicorno di Dino Rubino, che nel suono ricorda un interprete storico del panorama europeo di questo strumento, e cioè Franco Ambrosetti (con cui peraltro lo stesso Bonaccorso aveva esordito nel lontano 1982). Al di là della bellissima voce strumentale, il solismo di Rubino risente ancora dell’utilizzo di qualche clichè e occasionali amnesie, soprattutto quando il numero di note emesse aumenta, facendo diminuire la capacità di controllo del musicista siciliano: probabilmente il fatto che nel suo percorso musicale sia solito avvicendarsi al piano oltre che alla tromba, se da un lato può avere effetti benefici sulla sua attività di compositore e band leader, dall’altro finisce inevitabilmente per giovare poco a quella di side man.

Enrico Zanisi è l’autore della storia più bella del disco, la sua: 25 anni, borse di studio alla Berklee di Boston e alla Manhattan School of Music di New York, quattro album già pubblicati, premio Top Jazz 2012 come migliore talento italiano, il pianista di origini calabresi stupisce per maturità espressiva e autorevolezza nel discorso solistico. Il suo fraseggio s’impone con naturalezza a partire dalle prime note, senza il bisogno di ricorrere a stratagemmi come l’ipervelocità e l’utilizzo di pattern già ascoltati. La lezione del grande Brad Meldhau è evidente, soprattutto per la capacità di dosare bene la quantità di note fuori e dentro l’armonia durante l’improvvisazione, così come per l’utilizzo della mano sinistra: di appoggio nei momenti più distensivi e in pausa durante quelli più concitati; quelli cioè in cui è necessario concentrarsi solo sulla destra, lasciarla libera di andare a pescare le note giuste.

Nonostante la capacità di indurre uno stato mentale piacevole e rilassato, A Beautiful Story non rientrerà in molte playlist di diffusione sonora di esercizi commerciali; perché si tratta comunque di un disco che prova a dire qualcosa di nuovo, e purtroppo ciò viene considerato poco rassicurante nei confronti dell’utente medio. Il rischio è che Rosario Bonaccorso si demoralizzi e sia tentato da una strada più remunerativa dal punto di vista commerciale. L’augurio è invece che riparta dagli episodi migliori del cd, per continuare a disegnare un percorso nel solco dell’Italian Way of Jazz.

Antonio Catalano

Rosario Bonaccorso – doublebass, composition 

Dino Rubino - flugelhorn

Enrico Zanisi - piano 

Alessandro Paternesi – drums

01 A Beautiful Story

02 Come l’Acqua tra le dita

03 Der Walfish

04 Duccidu

05 My Italian Art of Jazz

06 This is for You

07 Storia di una Farfalla

8 Minus One

09 Tango per Pablo

10 Lulu’ e la Luna

11 Freddie

12 You Me Nobody Else

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