Pink Floyd, Endless River

Pink Floyd

The endless river                                   

Parlophone 2014

Al di là delle indagini filologiche sulla genesi dell’album e sull’ipotesi di Scarto discografico fra il 1993 ed il 1994, se ancora oggi desta attenzione una simile sequenza di inediti, una ragione estetica ben ci sarà.

 

Come tutti sappiamo, l’album è una performance virtuale e costruita in laboratorio, una sorta di Errore da immettere nel mercato a prezzo non proibitivo, un’importazione progressiva di sostituzioni e comunioni con la ricerca formale di un Vuoto che potesse colmare nelle funzioni rituali il gap fra il lirismo Prog e l’onirismo Freak , secondo una grande attenzione al tecnicismo della visualizzazione di un corredo creativo basato sull’emotività del Concept Album.

Se è pur vero che alcuni brani paiono Second Tracks rispetto a “The dark side of the moon”, “The Wall” e “ The Division Bell”, il tutto può consolidarsi come omaggio alle timbriche compositive e all’equilibrio impulsivo della tastiera di Richard Wright, alla seducente forza stilistica degli assoli di Dave Gilmour  e al perfetto timing percussivo di Nick Mason.

Che l’Accademia non storca il naso per favore:  questi brani sono testimonianza di quanto la band abbia influenzato il Minimalismo, l’Elettronica, il Rock e perfino il Pop, variando sulle scale modali indiane e sulle pentatoniche, introducendo un nuovo concetto di improvvisazione dall’animo undergrond, orientaleggiante ed ipnotico. Pertanto la Psichedelia, lo Space Rock ed il Progressive continuano nel Prisma visionario di “It’s what we do”, “Anisina”, “Allons-Y” e “Surfacing”, componendo una sequenza di architetture fra le atmosfere gilmouriane ed il razionalismo formale di Waters, sapientemente mixate secondo continuità sonora e tematica come si trattasse di una nuova atmosfera concettuale.  

Manca, purtroppo, ogni riferimento a Syd Barrett ed alla complessa poliedricità delle sue esplorazioni di nuove tecniche sperimentali, come l'utilizzo di dissonanze, distorsione e feedback, che ebbero un grande impatto su musicisti del calibro di Brian Eno a Jimmy Page, e che invece furono solo in parte considerate dalla band.

Barrett non lo videro più dopo un occasionale incontro in un centro commerciale ed un pranzo veloce, alla fine del quale egli sparì per tornare al giardinaggio, alla pittura, a quella miscellanea di droghe che pensava potessero proteggerlo da tutto e da tutti.

Il dilemma che poniamo è: quale musica sarebbe divenuta quella dei Pink Floyd con il Genio di Cambridge? Ma, visto che non è dato sapere e nemmeno immaginare,  sarà il caso di tendere i sensi ed ascoltare questo Mondo Alieno, che voleva andare al di là della realtà “intra-psichica” e che, in parte, ha raggiunto l’obiettivo per atteggiamento mentale di grande apertura ai Fluidi più raffinati e profondi .

Fabrizio Ciccarelli

 

1.Things Left Unsaid – 4:24 ( David Gilmour, Richard Wright)

2.It's What We Do – 6:21 ( David Gilmour, Richard Wright)

3.Ebb and Flow – 1:50 ( David Gilmour, Richard Wright)

4.Sum – 4:49 ( David Gilmour, Nick Mason, Richard Wright)

5.Skins – 2:37 ( David Gilmour, Nick Mason, Richard Wright)

6.Unsung – 1:06 ( Richard Wright)

7.Anisina – 3:15 ( David Gilmour)

8.The Lost Art of Conversation – 1:43 ( Richard Wright)

  1. Noodle Street – 1:42 ( David Gilmour, Richard Wright)

10.Night Light – 1:42 ( David Gilmour, Richard Wright)

11.Allons-Y (1) – 1:56 ( David Gilmour)

12.Autumn '68 – 1:35 ( Richard Wright)

13.Allons-Y (2) – 1:35 ( David Gilmour)

14.Talkin' Hawkin' – 3:25 ( David Gilmour, Richard 

21.Nervana – 5:30 ( David Gilmour)

Wright)

15.Calling – 3:38 ( David Gilmour, Anthony Moore)

16.Eyes to Pearls – 1:51 ( David Gilmour)

17.Surfacing – 2:46 ( David Gilmour)

18.Louder Than Words – 6:32 ( Polly Samson – David Gilmour)

19.TBS9 – 2:27 ( David Gilmour, Richard Wright)

20.TBS14 – 4:11 ( David Gilmour, Richard Wright)

David Gilmour – EBow (1, 3 e 10), chitarra (eccetto 3), basso (2, 4, 7 e 17), sintetizzatore VCS3 (4 e 6), pianoforte (6 e 7), tastiera (7 e 15), cori (7, 14 e 17), percussioni (8), tastiera ed effetti aggiuntivi (16), voce, organo Hammond ed effetti (18)

Richard Wright – organo Hammond (1, 11, 13 e 16), sintetizzatore (1–2, 8, 10, 14, 17 e 18), tastiera (1–2, 5, 16 e 17), strumenti ad arco (2), pianoforte elettrico (3), organo Farfisa (4, 6, 14 e 16), pianoforte (4, 6, 8, 14 e 18), Fender Rhodes (9 e 18), organo della Royal Albert Hall (12)

Nick Mason – batteria (eccetto 1, 3, 6, 8, 10, 12 e 15), rototom (5), gong (5, 12 e 16), percussioni (15 e 18)

Bob Ezrin – tastiera aggiuntiva (1), basso (11, 13, 18 )

Damon Iddins – tastiera aggiuntiva (4 e 12)

Andy Jackson – basso (5 e 16), effetti (15)

Youth – effetti (5)

Gilad Atzmon – sassofono tenore e clarinetto (7)

Guy Pratt – basso (9 e 14)

Jon Carin – sintetizzatore (9, 11 e 13), loop di percussioni (11 e 13),

Durga McBroom – cori (14, 17 e 18)

Stephen Hawking – voce elettronica campionata (14)

Anthony Moore – tastiera (15)

Louise Marshall, Sarah Brown – cori (18)

Escala (Helen Nash, Honor Watson, Victoria Lyon, Chantal Leverton) – strumenti ad arco (18)

Gary Wallis – percussioni (11,21

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