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MATTEO BORTONE, No Land’s, Auand Records 2020

Un Ritorno all’Inizio della Comunicazione No Land’s di Matteo Bortone, un lavoro di cesello tra un’originale fusione di jazz, atmosfere elettroniche e quadri di gusto espressionistico per temi di efficace essenzialità melodica e di straniante astrazione che trovano nel Free la soluzione all’eterno dilemma su cosa sia Avanguardia e cosa sia semplicemente Storia delle tendenze artistiche più anticonformiste.

Appurato che l’audace impresa di Bortone non si presta ad alcuno sfoggio di vuote misure anticonvenzionali, ne apprezziamo sia il coraggio sia la disinvolta abilità con la quale le forme musicali vengono proiettate in un orizzonte contemporaneo di suoni primitivi al grado zero per via dei soffi ancestrali del clarinetto basso di Antonin-Tri Hoang, dei fiati di Julien Pontvianne, del piano meditativo e dalle tastiere di Yannick Lestra, del curvilineo magnete di Francesco Diodati alla chitarra, del drumming essenziale, portante e ben articolato di Ariel Tessier alla batteria, del sinuoso affabile andamento lirico di Matteo Bortone al basso e agli electonics, compositore di nove estrose creazioni.

Certe incisive finezze della “Nessuna Terra” (ovvero tutto il Pianeta) vengono colte in brani minimalisti dalle oscure presenze ambient quali Delta, paesaggio lunare accecante per tinnii crepuscolari e armonizzazioni tanto elementari da risultare innate in ciascuno di noi, nella Fusion agitata dell’impetuoso suono metropolitano di Future/Past, nel vibrante spazio improvvisativo di Ichi Go Ichi E, nella pura narrazione psichedelica di Volverse Lugar che, fosse un ritratto, sarebbe di Andy Warhol, fosse cybercultura sarebbe di Timothy Leary, e poi Grateful Dead, Velvet Underground, A Saucerful of Secrets dei Pink Floyd; tanto a tracciare un segno che in No Land’s parte dalle scattanti progressioni di Ornette Coleman e Archie Shepp per giungere all’introspettivo dell’Ambient/World music di Brian Eno e Jon Hassell.

Una Teoria ben illustrata dall’immagine di copertina, foto di Bartolomeo Barenghi elaborata tra il sanguigno ed il grigio caldo, spezzata da un’accecante apertura in dissolvenza, confine tra due nature di eguale campo semantico ma di diversa intensità cromatica, due nature in fondo convergenti che spiegano in modo chiaro il poliedrico Futuribile del giovane e maturo talento italiano Matteo Bortone.

Fabrizio Ciccarelli

Matteo Bortone : basses, electronics, glockenspiel, vocals, composition

 Antonin-Tri Hoang : alto sax, bass clarinet, clarinet

Julien Pontvianne : tenor sax, clarinet, comp # 4

Francesco Diodati : electric guitar

Yannick Lestra : Rhodes, synth, piano

Ariel Tessier : drums

01 Delta

02 Dougie Jones

03 FuturePast

04 In Aliore Loco

05 Dumps

06 Screens

07 Shapeshifter

08 A Spectral Fairytale

09 Ichi Go Ichi E

10 Volverse Lugar

Su Spotify: https://open.spotify.com/album/2jhDC9P0Kt8OTWiQfcbnOU

 

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