Gabriel Marcel, I filosofi e la musica, Steafano Cazzato

I filosofi e la musica:Gabriel Marcel

L’improvvisazione come preghiera 

Il filosofo francese Gabriel Marcel ha detto che esiste “un legame nascosto” tra la filosofia e la musica perché entrambe hanno a che vedere con la dimensione dell’ascolto, del raccoglimento, della visione e dell’apertura alla trascendenza.

Ma questa trascendenza si lascia solo evocare e interpellare, e non tradurre nelle forme dell’evidenza e della chiarezza. Di conseguenza, benché avvertito e cercato, l’Essere resta un mistero, sia per la filosofia che per la musica.

Tuttavia la musica ha un altro passo rispetto alla filosofia: non ci rende padroni dell’Essere, ma ci porta più facilmente dalle sue parti, e forse aveva ragione Heidegger nel dire che tocca ai poeti, più che ai filosofi, il compito di fondare la verità.  Aggiungendo che dell’Essere siamo i pastori, più che i padroni.

Si deve a questa inadeguatezza della rappresentazione filosofica se Marcel decise di diventare un drammaturgo e un musicista oltre che filosofo, e più che un esecutore di musica un improvvisatore.

Così rispose a un amico giornalista che gli chiese quanto contasse nella sua vita l’improvvisazione: “Io penso che l’improvvisazione sia stata per me, per alcuni aspetti, ciò che può essere la preghiera per altri; verosimilmente era qualcosa che saliva dalle profondità di me stesso perché ho sempre avuto la sensazione che, con l’improvvisazione, io mi ricongiungessi … ma lascio dei punti sospensivi dopo il verbo” (Il mistero della filosofia, Morcelliana, 2012, pp.115,6).

Ecco perché la musica è spesso sacra, anche quando non è musica sacra: pone la domanda sull’Essere ma ne sospende la risposta definitiva. Il Verbo non ha verbo.

 

Stefano Cazzato

 

 

 

 

 

 

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