Michael Sandel, I Filosofi e la Musica, Stefano Cazzato

 

I filosofi e la musica: Michael Sandel

Kant e Bruce Springsteen 

I soldi possono comprare tutto? Tutti, proprio tutti i beni e tutti i servizi, sono monetizzabili?

Non la pensa così il filosofo statunitense Michael Sandel per il quale alcuni beni, quelli dotati di un particolare status civile e morale, sono impagabili: pagandoli se ne corrompe infatti il significato, se ne tradisce la natura, se ne svaluta il fine.

 

Eppure la logica liberista, che non conosce confini etici, mette in commercio beni e diritti come la vita, la salute e l’istruzione, e anche il diritto al piacere, al divertimento, al tempo libero. Da qui il mercato dei diritti, in cui fa la voce grossa chi, quei diritti, se li può comprare. E chi non può comprarseli, finisce per essere un cittadino di serie B. 

Lasciamo stare la vita, la salute e l’istruzione, che meriterebbero ben altre riflessioni, e concentriamoci sull’arte e in particolare sulla musica. Sulla musica che si vende e che si compra. E che, entro certi limiti, è persino giusto vendere e comprare. Ma entro certi limiti, appunto.

Perché un concerto finisce per costare così tanto da essere precluso alla maggior parte degli individui? Chi è che ne stabilisce il prezzo? E’ veramente la mano invisibile del mercato? O quella visibile delle multinazionali? L’artista non può, per ragioni morali, concorrere alla formazione del prezzo e, se non determinarlo, controllarlo e orientarlo?

Perdonate la lunga citazione ma merita di essere letta per intero perché è un piccolo saggio di filosofia morale, di grande e moderna filosofia morale. Scrive Sandel: “ Nel 2009 Bruce Springsteen tenne due concerti nel suo stato d’origine, il New Jersey. Fissò a 95 dollari il prezzo del biglietto più costoso … Recentemente i Rolling Stones hanno fatto pagare 450 dollari per i posti migliori nel loro tour di concerti. Gli economisti … hanno scoperto che, facendo pagare meno del prezzo di mercato, Springsteen quella sera ha rinunciato a circa quattro milioni di dollari. Quindi perché non fissare il prezzo di mercato? Per Springsteen, tenere relativamente accessibili i prezzi dei biglietti è un modo per rimanere fedele ai suoi fan della classe operaia. E’ anche un modo per esprimere un determinato modo di intendere i concerti. Sono una macchina per fare soldi, certamente, ma solo in parte. Sono anche momenti celebrativi il cui successo dipende dal carattere e dalla composizione della folla. Lo spettacolo non è costituito soltanto da canzoni ma anche dal rapporto tra l’artista e il proprio pubblico e dallo spirito che li tiene insieme” (“Quello che i soldi non possono comprare. I limiti morali del mercato”, Feltrinelli, 2013, p.43)

Immanuel Kant, cui Sandel fa spesso riferimento, diceva che “due cose riempiono l’animo di ammirazione … il cielo stellato che è sopra di me e la legge morale che è dentro di me”.

Una terza cosa da non sottovalutare è la legge morale che è dentro gli altri. Ad esempio dentro uomini come Springsteen.

 

Stefano Cazzato

 

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