Improvvisazione altra?di Enrico Intra

Improvvisazione Altra? 

Lectio Magistralis di Enrico Intra all’Università “Bocconi” di Milano, 8 giugno 2016. 

Prendendo spunto dal libro di David Toop: Into the Maelstrom (Dentro il vortice) osservo:

L’improvvisazione ha, soprattutto nella musica jazz,  dei suoi campi d’eccezione. E occorre aggiungere che, se si riuscisse a lavorare con più linguaggi musicali, si potrebbe più facilmente entrare in un modo nuovo di fare musica estemporanea. Il procedimento può essere paragonato allo  studio delle lingue. Chi apprende  con lo studio più lingue,  ne  impara più facilmente una nuova.

 

I jazzisti che sono diventati  noti nel mondo, come Keith Jarrett, Chick Corea, Dave Holland, tanto per fare alcuni nomi, all’inizio della loro carriera sperimentarono l’improvvisazione libera. Come, del resto, fecero anche alcuni musicisti di jazz negli anni’40. In pratica, avevano superato le formule canoniche, ossia quelle consistenti nell’esporre un tema, seguito da una serie di “assolo” ripetitivi.

Claude Debussy, durante l’Esposizione Coloniale di Parigi nel 1889, ebbe modo di  ascoltare il “gamelan” giavanese e lo definì, sotto certi aspetti, superiore alla musica europea. L’affermazione suscitò non poche polemiche, dati i tempi. Allora era normale considerare i popoli non europei inferiori, in tutti i campi, nella produzione artistica compresa.

Oggigiorno certe  gerarchie non ci appartengono. E quindi, in una ipotizzata “improvvisazione altra”, si dovrebbe tentare di inglobare nel jazz altri linguaggi, e considerarli con pari dignità.

D’altronde, cosa è il sapere in generale? Che cos’è il sapere nel caso specifico che stiamo trattando, ossia  nel linguaggio della musica jazz? E’ noto a tutti che il sapere - l’esperienza - non arriva da una sola fonte. Parlando per immagini, il sapere è frutto di una serie di anelli, collegati tra di loro, che custodiscono tutte le tradizioni, le scoperte, le invenzioni, le intuizioni e le trasformazioni. E’ un percorso evolutivo,  che spesso esige la trasgressione alle regole, la rottura delle  gabbie paralizzanti, per riuscire ad avere elementi nuovi su cui costruire. Questi anelli incatenati si uniscono nel tempo. E tuttavia il cerchio non si chiude mai. Gli anelli si proiettano verso il mistero della nostra conoscenza, del nostro sapere. Formano una costellazione in cui immergersi,  senza perdersi, anzi, cercando  di familiarizzare con essa, di abitarla. 

Dovremmo  liberare quella  musica che, all’inizio del secolo scorso, è stata la protagonista del cambiamento e che è arrivata, anche se a fatica, ai giorni nostri. Mi riferisco ovviamente allo schema  dodecafonico. Il risultato fu ottenuto attraverso un sistema rigido e macchinoso. Non credo che sia  soltanto  utopia pensare di dare ad esso una nuova vita all’interno di un terreno fertile e  onnivoro come quello rappresentato dalla lingua jazz.  Un’altra chance, che, al tempo stesso, possa integrarsi e produrre un nuovo modo di inventare musica, estemporanea. Per parte mia, la definisco come  una  nuova improvvisazione. Che , sono certo, amplierebbe l’orizzonte. Mi immagino una tavolozza molto variegata, da cui scegliere colori e suoni che rispecchiano in modo più adeguato la nostra contemporaneità. 

Accanto al problema musicale, non va trascurato il momento socio-economico che tutti noi stiamo vivendo e che, con varie modalità, incide anche sulla nostra particolare maniera di vivere questa musica libera.

Spesso, addirittura, si pone come ostacolo al nostro pensiero musicale. Tra l’altro, questo è anche uno degli argomenti del Convegno, ossia mettere a confronto le  strutture produttrici aziendali, che agiscono in  schemi superabili, con il nostro fare musica. In particolare, con il modo proprio del musicista di creare e di improvvisare.  Mi auguro che dalla discussione emerga una qualche soluzione propositiva per ricondurre i reciproci lavori  in un  sistema più vivo ed equilibrato, sia  dal punto di vista economico/ produttivo che da quello culturale/mediatico.

 Viviamo in un periodo  in cui  l’equivoco, manipolato dall’informazione, consiste nel   vedere prevalere la musica prodotta in forma  industriale. Anzi, spesso è paragonata all’arte di fare musica, dimenticando il valore inscindibile legato all’ evoluzione musicale, che si è sviluppata partendo dal canto primordiale, passando poi per il Gregoriano e arrivando attraverso molteplici esperienze ai giorni nostri.

L’appellativo di “artista” oggi non si nega a nessuno, a dimostrazione che il nichilismo non ha risparmiato nemmeno il pianeta musica. Complici i media che creano falsi miti, così che il pubblico confonde la popolarità con il valore della proposta. 

Non dovremmo mai dimenticare che la Musica, e tutte le arti in genere, hanno fatto un lungo cammino di migliaia di secoli, arricchendosi attraverso lo studio impegnativo e la ricerca incessante. 

Enrico Intra

 

NDR: “Improvvisazione altra” è il titolo della pubblicazione di Enrico Intra, Rugginenti Editore, libro +cd, 2013. Questa la presentazione dell’Editore:

IMPROVVISAZIONE ALTRA?

PER UN MODO DIVERSO DI IMPROVVISARE

«Un metodo facile per un percorso difficile» 

Con questo motto Enrico Intra propone l’apprendimento di un modo diverso di improvvisare nel quale, sin dal titolo interrogativo, invita lo studente di musica a una riflessione sulla natura della creazione estemporanea. 
Preceduto da una serie di saggi di ben noti musicisti e studiosi e da una serie di riflessioni dell’autore, il volume affronta nuove linee per l’improvvisazione, non solo jazzistica, che differiscono da quelle abitualmente in uso, fondate principalmente sull’armonia e sui giri delle canzoni americane, lavorando invece su spunti ritmici e tematici, sul suono inteso come elemento centrale nell’invenzione musicale istantanea.

Il libro è completato da un CD che riproduce gli esempi stampati e permette l’esecuzione degli stessi su più strumenti.

“Questo volume –spiega Intra nella sua Introduzione– vuole semplicemente indicare altre possibilità per inventare musica partendo dalla mia esperienza di artista ed evita il classico, e ormai storicizzato, sistema basato sulla costruzione di frasi sopra una sequenza armonica, che risale alla fine degli Anni Venti”.

 

 

 

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