Riflessioni sul voto americano, di Filippo Russo

Riflessioni sul voto americano 

di Filippo Russo

Solo un candidato era tanto poco attraente da permettere a Trump di vincere, quel candidato era Hillary Clinton.

 

Negli USA si è verificato lo stesso strano fenomeno verificatosi a Roma quando fu eletto sindaco Alemanno, qualunque altro candidato, che non fosse Rutelli, l’avrebbe battuto: i Romani volevano un sindaco, non un monarca, come sarebbe divenuto Rutelli se avesse “governato” per altri dieci anni! Zingaretti, eletto nella stessa tornata elettorale a Presidente della Provincia, ebbe a Roma più voti di Rutelli e di Alemanno, ma l’arroganza della camarilla politico-burocratica del PD volle imporre Rutelli, rovinando così se stessa ed il povero ex sindaco. Wall Street ha voluto imporre la Clinton, Wall Street, insieme all’Arabia Saudita, ha finanziato lautamente la candidata, forse ha falsato le primarie del Partito Democratico: perché è strano, e sospetto, il fatto che Sanders negli stati in cui ha vinto conseguiva maggioranze “bulgare”( 70% ed oltre), mentre la Clinton, eccezion fatta per lo stato di New York,  vinceva sul “filo di lana”( dal 50,5% al 55%), Wall Street ha messo al servizio della “sua” candidata tutti i mass media, ma le ha impedito di designare Sanders alla Vicepresidenza, sebbene Lei aveva promesso: - Riporterò l’unità nel Partito Democratico.- E d’altra parte era nella più elementare logica politica offrire una posizione di prestigio, ma non di potere, a colui che aveva la fiducia di tanta parte dell’elettorato democratico. Ma i “padroni” della Clinton si sono opposti: non hanno voluto che facesse da “riserva” ad una settantenne malandata addirittura (cosa orribile!) un “socialista”. Insomma quindi è stata l’arroganza di Wall Street a regalarci Trump, e adesso ce lo dobbiamo tenere ! 

Trump è una tragedia? Per gli afroamericani e per tanti altri cittadini USA lo è o, meglio, lo sarà, se davvero vorrà dare seguito con coerenza al suo programma elettorale, se sconvolgerà cioè in senso classista il sistema fiscale ed assistenziale e se non rispetterà gli accordi internazionali per contenere il surriscaldamento globale e per la salvaguardia dell’ambiente del continente americano.

Al contrario in politica estera, discostandosi significativamente dalle direttive di Wall Street, potrebbe porre fine alla escalation di minacce contro la Russia ed al favoritismo commerciale nei confronti della Cina, tali politiche, portate avanti con protervia dal “buon” Obama, hanno nuociuto alla lotta contro il terrorismo islamista (la prima) e creato inciampo al sistema industriale americano ed europeo (la seconda).

Wall Street è nemica della Russia, perché Putin non ha privatizzato le banche e si ostina a sanare lo squilibrio fra le uscite e le entrate dello Stato senza cumulare debito pubblico, solo inflazionando. Putin ha creato un regime poco democratico, ma pur sempre meno autoritario di quelli cinese o iraniano, Wall Street gli è avversa perché non si è arreso alle pressioni della finanza internazionale, diversamente dalla Cina, che si è offerta come terra di conquista per i giochi della grande finanza e gli investimenti delle grandi multinazionali, interessate ad un costante deprezzamento della forza-lavoro.

In politica estera Obama ha condizionato persino la lotta contro il terribile ISIS al fine ultimo di isolare la Russia, creando le premesse per una nuova Guerra Fredda; la Cina mantenendo basso il valore della propria moneta distorce a proprio vantaggio (ed a vantaggio del capitale finanziario) il mercato mondiale, ma per ordine di Obama la guerra commerciale è stata scatenata contro la Russia….E cos’altro poteva succedere, se avesse vinto la Clinton?

Trump forse è un fanfarone, ma non è un uomo solo al comando (come Renzi), con lui, accanto a lui e forse sopra di lui ci sono anche uomini di notevoli capacità, come l’ex sindaco di New York Giuliani e Kissinger, che in più occasioni, negli ultimi anni, ha condannato l’escalation di iniziative e di minacce antirusse, paventando un ritorno alla Guerra Fredda. 

 

 

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