Trump e la Natura Madre, di Giuseppe Cappello

TRUMP E LA NATURA MADRE 

Fra le preoccupazioni che si devono sottolineare sui propositi della nuova politica statunitense del Presidente Trump vi sono quelle che riguardano le emissioni inquinanti e i conseguenti danni per la natura. È chiaro che in questo senso giocano i forti interessi economici nello scontro tra le maggiori potenze mondiali e, soprattutto, il primato che la stessa economia ha conquistato su una politica sempre meno in grado di guidare e di mediare. Sennonché, oltre allo sguardo agli aspetti materiali, ritengo che la complessa gestazione di una consapevolezza matura sui temi del rapporto dell’uomo con la natura, e quindi con se stesso, debba fare i conti con una cultura occidentale più che bimillenaria che ha imposto a livello globale un certo paradigma proprio in merito all’idea della natura. 

 

L’antichità platonica, il Medioevo cristiano e l'inclinatura ottocentesca della stessa scienza moderna ci hanno lasciato infatti una concezione oggettuale del mondo natura. Questa è stata pensata, nelle diverse declinazioni del platonismo, del Cristianesimo e della stessa scienza moderna, come niente di più che un oggetto affidato all’opera demiurgica di un dio, di Dio e poi addirittura dello stesso uomo. Se nella nostra storia occidentale, che è poi quella che abbiamo imposto al mondo, l’idea è stata quella di un dio o di un uomo che hanno conferito un ordine a una materia inerte, informe e caotica, forse è il momento di riflettere per un attimo sull’antica sapienza presocratica secondo cui la natura è essa innanzitutto attività generativa permeata di un ordine che, come riteneva Eraclito, non gli è stato dato né da un dio né meno che mai da un uomo e che le è piuttosto congenere; riflettere anche sull’etimologia della parola natura: ciò che nasce spontaneamente e spontaneamente si organizza; riflettere sull’originario etimo greco di physis ovvero di ciò che viene alla luce spontaneamente (in questo senso Karl Lowith ha giustamente parlato di una scienza moderna, quella galileiana-newtoniana, ancora dentro il paradigma platonico-cristiano di una «fisica senza physis», di una fisica che è solo estensione e in cui il bios, la vita, gli è conferita da un agente sovrannaturale).  

Cosicché, oltre alle determinazioni economiche, vi è anche un certo margine di riflessione culturale in cui l’uomo deve essere chiamato a rimettere al centro la consapevolezza di essere stato generato in una certa attività e in un certo ordine naturale in cui si è data la possibilità della vita della nostra specie. Un’attività e un ordine naturale che non hanno nulla da temere dalle nostre emissioni di anidride carbonica; che non hanno nulla da temere dall’uomo quanto piuttosto hanno da temere per l’uomo. Per questa increspatura intelligente della natura a cui altro non bisogna augurare che la sua specifica essenza sia il migliore scudo alla propria esistenza.

Giuseppe Cappello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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