Quale Toscanini oggi? Domenico Morace

Quale Toscanini oggi? 

Pochi, troppo pochi nel nostro Paese hanno ricordato i 150 anni della nascita di Arturo Toscanini. 

La folle corsa delle comunicazioni e delle tecnologie più avanzate a noi, molto più che in altri paesi, ha quasi sradicato la facoltà di guardare indietro, e di ricordare un passato di cui essere certo anche molto orgogliosi.

 

Basta aprire  Youtube e vedere come nastri audio, filmati e curiosità, in generale di musica (adesso mi voglio solo limitare a parlare di musica), curiosando tra i nickname e le battute, i giudizi, le opinioni e i battibecchi, su quel nastro o su quel video, parlano quasi sempre la lingua intercontinentale, planetaria, l'inglese; con alcuni interventi in tedesco, francese, russo, spagnolo e, per quel poco che capisco dalla grafia, hindi, cinese e giapponese.

Se come commentatori siamo 4 gatti(e come commentatori ben preparati sì e no 2, di gatti...forse), come proponenti di nastri/video ben selezionati la percentuale si polverizza.

Toscanini vs Verdi; Toscanini vs Wagner.  Nel filmato Euroarts (alquanto agiografico e incensante, comunque molto interessante) si conclude che Toscanini ha diretto 600 diversi lavori, di 200 diversi compositori. Certamente abbiamo memorabili interpretazioni di grandi autori Impressionisti, Romantici, Decadenti, Russi, Spagnoli, Francesi, Inglesi, Americani oltre che Italiani.

Il migliore Toscanini, ad avviso di chi scrive, si colloca dalla metà degli anni '20 fino all'alba degli anni '40. E, per paradossale che possa sembrare, proprio il grande "lascito" ufficiale, quello con la Orchestra NBC (la Radio di New York), in maniera massiccia iniziato nell'immediato secondo dopoguerra, 1946/1954, riflette la Stagione finale della frenetica attività del maestro: e l'orchestra, come si evince da diversi brani audio su Youtube (sempre facilmente rintracciabili con un inglese di medio livello), proprio la NBC che gli era stata affidata dal 1937, purtroppo, spesso è la vittima designata di sfuriate al calor bianco.

"Canto, Canto!" urla il maestro, un fiume di volte. Un canto che non arrivava, se non a prezzo di, appunto, sfuriate. Eppure, si diceva, erano stati selezionati gli strumentisti migliori, quasi una "ensemble" di virtuosi, ognuno per il proprio strumento. E appunto questo, giustamente, è il problema, il doppio problema, delle registrazioni ufficiali Columbia Americana prima, RCA poi.

Doppio problema: che cavolo di orchestra è quella compagine dove ogni virtuoso se ne va per i fatti suoi? Che cavolo di orchestra è quella dove i bravissimi virtuosi si appagano di esibire le loro impeccabili esecuzioni? Appunto, una orchestra che esegue, magari benissimo, ma non canta, non interpreta, non entra nel mondo interiore del musicista, dell'epoca, del componimento.

Certo, l'autorità, diciamo pure, alquanto tirannica del maestro e la sua fede assoluta nei valori della musica, finiscono per imporsi… eppure i video, molto più degli audio puri e semplici, ci fanno vedere, nonostante una tecnica "primitiva", che, alla fine di ogni brano o di ogni concerto, sarà stata la ammirevole e anche commovente discrezione del maestro, davanti al pubblico monotonamente e monocromaticamente yankee osannante, resistere più di 10/15 secondi gli era impossibile. Solo somma discrezione quindi...o forse una intima, parziale insoddisfazione di quanto ottenuto nelle sfiancanti prove?

Ed eccoci al punto. Dove cercare il migliore Toscanini ?

Risposta secca: con le orchestre Europee sopra a tutto. Quando? Principalmente negli anni ' 30, a Londra, cofanetto ICON ora Warner Classics, nastri degli anni '30  molto ben restaurati ma certo non ideali per gli amanti delle ultime tecno/diavolerie, anzi, per molti di loro, vorrei quasi dire una sorta di Marcia al Supplizio come nella “Symphonie Fantastique” di Berlioz!

Ci sta anche un piccolo gruppo di incisioni con la orchestra di Filadelfia: dopo l'ennesimo schianto con la NBC e la RCA, il maestro registra l'equivalente di 4/5 cd a cavallo tra '41 e '42: Sono cose bellissime e si sentono un po' meglio, comunque ottimi mono, non poco migliori di alcune ottime pur se non eccelse interpretazioni realizzate con la New York Philharmonic, di suono peggiore.

Dopo di che ci sarebbero anche cose stupende con l'orchestra Filarmonica di Vienna ai Festival di Salisburgo del  1936/1937. mitiche edizioni del wagneriano “Maestri Cantori di Norimberga” o  del Flauto Magico di Mozart. Pur ripuliti sono nastri che denunciano evidentemente l’origine radiofonica. Per me sono forse i riferimenti assoluti, certo come orchestra e opera, spesso anche come cantanti. Poi un frammento, quello finale, di una "Pastorale" beethoveniana da lacrime, di una bellezza di suono e di una tensione emotiva indicibile.

Davvero a Vienna erano disperati quando, fiutando il futuro "Anschluss" hitleriano, Toscanini decide di non tornare nel '38.

Ma succede la stessa cosa, forse con un po' più di flemma britannica, a Londra nel '38 (il maestro tornerà a Londra nel '52, con la nuova orchestra di Walter Legge, la Philharmonia, a fare un ciclo di sinfonie di Brahms, etichetta Testament, anche questo di livello immenso).

E ancora, il commiato dal breve interludio con la Filadelfia nel primo '42: altro strappo, altro squarcio.

E, infine, l'orchestra della Scala, la "Madre" quella da cui nasce il mito, già negli anni '20.

Il concerto della reinaugurazione nella Primavera 1946 è in realtà un metaconcerto: è il propellente di un secondo Risorgimento, la rinascita del Paese dopo la catastrofe della Guerra.

Come dice Marco Antonio nel discorso sul corpo di Cesare, appunto del “capello di Cesare”, che ogni buon romano avrebbe lasciato come preziosa eredità nel testamento, qui si parla dei biglietti di quel concerto con una Scala a capienza addirittura raddoppiata.

Autunno 1952: ultimo concerto alla Scala. 85 Anni, un presentimento sinistro. E' l'ultima volta che il pubblico italiano vede il maestro sul podio.

18 mesi dopo anche di fronte a un’ovazione addirittura tellurica (Marzo 1954) un momento di incertezza, un buco di memoria durante l'amatissimo Wagner, Ouverture e Venusberg da "Tannhauser", e si dice basta. FINE. Ancora un paio di rientri in Italia, ma solo come privato cittadino.

Fino a quel 18 Gennaio 1957: funerali inimmaginabili a New York. E, se possibile, ancora più intensi e strazianti a Milano. Mentre, a Teatro vuoto, l’orchestra della Scala  esegue una lugubre, profondissima interpretazione della Marcia Funebre di Beethoven, diretta dal già ammalato Victor de Sabata(Astro anche lui del Novecento musicale): la gente si arrampica sui tetti, per vedere qualcosa.

Come 56 anni prima al morente Verdi viene decretata la calzatura di velluto per i cavalli per non infastidire l'87enne maestro. Ancora, Verdi e Wagner; Wagner e Verdi, su tutto. Scommessa: si può trapiantare il calore, il colore "latino" in Wagner, e mantenerlo grandissimo. Con Toscanini questo è stato possibile. Quindi, concludendo, lo spirito verdiano (vedi filmato di Aida) è nel dna del direttore. Ma la stessa persona ha un amore folle per il grande operista tedesco, di cui realizza esecuzioni leggendarie (se solo si volesse e si riuscisse a percepire quanta luce e quanto canto in quei Maestri Cantori a Saliburgo.)

Luce e Canto. Canto e Luce. Questo è il lascito, eterno, del migliore Toscanini.

 

Domenico Maria Morace.

 

 

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