Maria Pia De Vito, This Woman’s Work, Parco della Musica 2023
Della libertà creativa di Maria Pia De Vito si è detto molto e a giusta ragione, considerata una delle maggiori singers nel panorama jazzistico, ed è un’opinione tanto diffusa quanto personalmente condivisa.
A confermare questo suo estro vocale la scelta di brani arrangiati con un gusto del tutto contemporaneo ed uno spettro cromatico molto personale, presentato dal calore della sua voce così morbida nei medio-bassi e decisa e avvolgente nei medio-alti, sinuosa nelle interpretazioni visionarie che impreziosiscono questo This Woman’s Work, forse un punto d’arrivo decisivo per la sua Estetica composta di numerose variabili e di interessanti riferimenti culturali, viaggi a 360 gradi che indagano modalità espositive d’ogni sorta ma che restano fedeli al suo modo d’intendere la Musica.
E’ chiaro che ci troviamo di fronte ad un’artista che detesta le banalità ed i déjà écouté, un’artista di forte personalità che non teme di cimentarsi in modi operandi sia di arditi voli jazzistici sia in façons d'agir vicine al folk, al blues, al soul, al minimalismo, al rock. A mio avviso i dischi più rappresentativi in tal senso sono “Core Core/ coração” (Via Veneto Jazz 2017) “So Right”, C.A.M. Jazz, 2005, “Dialektos”, Parco Della Musica Records 2008, “Il Pergolese”, ECM 2013.
La scelta della tracklist per questa volitiva performance conferma quanto appena detto e sembra svelare le sostanze emotive della vocalist partenopea vis à vis con i suoi optimi comites. Ragionando con sistole e diastole si resta colpiti dall’iniziale There Comes A Time di Tony Williams declinata in magnifiche acide pulsazioni grazie alle psichediliche forme di chitarra di Giacomo Ancillotto e degli electronics di Matteo Bortone, dalla melodica intensa I Want to Vanish di Elvis Costello, silentemente recitata dall’interplay con la sei corde e con la fluida carezza di Evita Polidoro alla batteria (qualcosa nella prosodia mi ricorda Tim Buckley: sarà solo una suggestione…), dal volatile lirismo della titletrack This Woman’s Work di Kate Bush che spero interpreti anche Joni Mitchell, dalla prode “stranezza” di Lonely Woman di Ornette Coleman in una versione siderale, aspra e onirica, svisata dalle torsioni della tromba di Mirco Rubeghi, dai registri chitarristici e dal plateau elettronico.
Leggo nel booklet che il progetto è dedicato al ruolo delle donne nell’Arte e ispirato da Virginia Woolf, Margaret Atwood e Rebecca Solnit, non per celebrarne la grandezza in modo pedissequo ma per tenere aperta una questione che, ciarlature populiste a parte, lorda questo piccolo mondo con le bieche coglionerie dello storico squallido maschilismo.
Questo vale ancor di più per dedicare attenzione a questo album decisamente importante.
Chapeau Maria Pia!
Fabrizio Ciccarelli
Maria Pia De Vito alla voce, al piano e agli electronics; Mirco Rubegni alla tromba; Giacomo Ancillotto alla chitarra, Matteo Bortone al contrabbasso e agli electronics; Evita Polidoro alla batteria
- There Comes A Time
- Dispossession
- I Want To Vanish
- Every Single Night
- This Woman’s Work
- Love Must Be This (If It Be Anything)
- Lonely Woman
- The Elephant In The Room
- As I Roved Out
- Here The Moon
# da ascoltare! https://music.youtube.com/search?q=DEVITO+thi+woman+works+album