Roberto Magris & JM Horns, High Quote, JMood Records 2023
Che pianista Roberto Magris! Incontrarlo come autore, arrangiatore e direttore in pectore di un ensemble così prestigioso fa ancora più piacere perché in tal modo possiamo avere una visione a 360 gradi di un artista ben noto negli USA dove ricopre incarichi importanti (e lì nel settore musicale non li danno a caso) e meritatamente riceve riconoscimenti adeguati al suo jazz profondo, lirico, brillante, equilibrato tra le armonie dei grandi maestri e il sound delle blue notes contemporanee.
High Quote è un bell’incontro tra lui e nove musicisti di primissimo ordine nello spirito di una performance nella quale la sua personalità generosa e affabile risalta in swing e bop senza mai debordare in quegli egotismi che non di rado assalgono i cosiddetti band leaders. Chi ha ascoltato i suoi tanti album non potrà che provar soddisfazione nell’avvertire un pensiero jazzistico ampio e luminoso, soprattutto istintivo direi, immediato e puro nei dettagli, con un’ evidente volontà di innovare le proprie pagine, come ritengo evidente nei soli cercati (non oso dire suggeriti) con gli ottoni e con una bravissima contrabbassista come Elisa Pruett, scivolando leggero sugli 88 tasti del piano come in Hong Kong Nightline/The Island of Nowhere, dove i sentori afro di McCoy Tyner (tanto per far un nome) intersecano lo sciame ritmico del batterista Brian Steever e del percussionista Pablo Sanhueza, per poi ridursi in intensità di Tempo in Steps In The Dark, feed riflessivo nelle ascese emotive di Jim Mair al sax alto, e poi rialzarsi nel portamento cool di The Endless Groove per il trombone di Jason Goudeau, magnifica pièce che attraversa il virtuosismo e l’estemporaneità di Chick Corea ed Herbie Hancock (e si faccia caso al Caribe di Naked Tina Serenade).
Quando si ascolta un disco si è sempre in cerca dei brani rappresentativi. Ora non saprei proprio quali indicare, se quelli più maggiormente coinvolgenti dal lato sensoriale o quelli adamantini dal lato tecnico: ma, dato che il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce (come intuiva Blaise Pascal), e chi scrive di musica deve sempre aver il coraggio di Dire senza flessioni diplomatiche, vorrei spendere qualche libertina eulogia per la flessuosa melodia di High Quote e di Together in Love per la voce di Monique Danielle in spazi caldi, agili e fluidi, e per la piena bellezza dell’omaggio al grande sassofonista Hank Mobley, The Changing Scene, Pleiade di “Goin’Up” di Freddie Hubbard (Blue Note 1961 con McCoy Tyner, Paul Chambers e Philly Joe Jones!).
Un ulteriore valore aggiunto nella consistente discografia del bravo pianista triestino, venature mai artificiose, dense di passione per le sistole di un Jazz davvero magistrale.
Fabrizio Ciccarelli
ROBERTO MAGRIS – piano, arrangements
MATT OTTO - tenor sax
JIM MAIR - alto sax
JASON GOUDEAU - trombone
JOSH WILLIAMS - trumpet
ARYANA NEMATI – baritone sax
ELISA PRUETT - bass
BRIAN STEEVER - drums
PABLO SANHUEZA - congas and percussions
MONIQUE DANIELLE - vocals on # 2 and 3
High Quote (Magris) 8:20
Together In Love (Magris) 5:34
Black Coffee (Webster/Burke) 7:47
Hong Kong Nightline / The Island of Nowhere (Magris) 12:53
Steps In The Dark (Magris) 8:24
The Endless Groove (Magris) 5:39
Naked Tina Serenade (Magris) 7:31
The Changing Scene (Mobley) 4:33