sex pistols-never mind the bollocks

Sex Pistols, Never Mind The Bollocks, Virgin Records 1977, vinile 2023

Abbandonate le certezze dell’ascolto, sbarazzatisi degli abiti finto casual in nome dell’energia esplosiva ed indomabile al fuori degli schemi, nichilisti coraggiosi, figli di Hendrix e della psichedelia, nipoti del Rock and Roll blasfemo, ignoranti a morsi di magneti, urlatori sfrontati di pelle bianca in pelle nera, tempi spezzati, improvvisazioni veloci, botte rapide cassa-tom-piatti per il brutale gladiatore del basso e per la forza di antimelodie bruciate dai riff di chitarra e dalle follie della voce a coda vibrante.

E’ Rock ma non è Rock, è percettibilità come la Terra che gira sul proprio asse, suonare sino alla fine, effetti assenti, naturalezza in toto, colori arcigni e chiaroscuri sarcastici, elettricità fibrillante e dilaniante, parolacce anarcoidi e rime scomposte, nessuna rivoluzione propagandata, semmai una caverna platonica per chi aveva paura di cambiare.

Sentimenti zero-sentimenti mille, strane idee di colossali distacchi, inutilità della Ragione e pulsazioni focose, pornografia in trance ipnotica, i Sex Pistols non sanno cosa odiare di più. E’ la qualità dell’energia che distingue la loro non-musica, i loro minuti secondi compressi in un rumorismo buio tra i marciapiedi di Londra, capitale del perbenismo e del colonialismo, un bagno pubblico in cui farsi di Scotch, Cocaina, Ecstasy, Lucky Strike senza filtro bagnate in allucinogeni e anfetamine.

Senza Teorie, solo Visioni di una complessa subcultura dannata e diretta, invasiva e distorta, priva di tecnica strumentale, strappata, rude ed orgogliosa della propria appartenenza  alla classe lavoratrice, rissosa e scandalizzante, vandalica nei confronti della Monarchia inglese e di qualunque forma di Potere occidentale e, per ciò che francamente ne pensiamo, maledetta quanto basta per il nostro “Faking World”.

“No Future” cantavano, “Anarchy for the UK It's coming sometime and maybe I give a wrong time stop a traffic line. Your future dream is a shopping scheme. Cause I wanna be anarchy”. “God save the queen The fascist regime They made you a moron Potential H-bomb. God save the queen She ain't no human being There is no future In England's dreaming”.

In quegli anni musicalmente accadde molto nel rock (dalla nascita dei Talking Heads al blues inglese di Eric Clapton, dal minimalismo di Brian Eno all’etno di Peter Gabriel, dal fumantino Zappa ai Police, a Patti Smith, ai Devo, a Elvis Costello, ai Joy Division, poco prima dei REM, dei Cure, dei New Order, dei The Smiths: tutti devono qualcosa alla band londinese. E qui mi fermo per necessaria brevità): non dubitiamo affatto che questa costante esponenziale sia stata tutt’altro che casuale. “Historia magistra vitae”, qualcuno ancor oggi ancora non l’ha capito, né politicamente e nemmeno artisticamente.      

Sex Pistols per Never Mind The Bollocks, 28 ottobre 1977, brutale “Sbattitene le palle” al tempo della Swingin’ London, propagandato anche al di fuori dei pub dove la band si esibiva, spesso malmenata dai fascistoni dei molti movimenti di Ultra Destra presenti a Londra e  dintorni. Chitarra slabbrata, basso legnoso, batteria martellante, voce provocatoria, sarcastica e iconoclasta a sbeffeggiare la monarchia del palace ed il sistema (God Save the Queen e Anarchy in the UK), copertina storica ideata da un ottimo grafico come Jamie Reid prontamente censurata col divieto di esporla, divieto di trasmissione radio: ma proprio l’accusa di oscenità fu il motore supersonico per la diffusione dell’LP presso il pubblico giovane e disobbediente (e neanche solo lui) cosicché la buffonata controriformista scomparve dopo poco, anche perché dietro l’esempio Sex Pistols si erano formati e/o rafforzati gruppi punk come The Stooges, The Jam, Ramones, Siouxsie an The Banshees, Stranglers,The Damned o Clash, segnale di un malessere rigettato dai capelli cortissimi, colorati e scorticati, dagli abiti strappati sadomaso/fetish con lucchetti come collane, borchie dovunque e provocatorie svastiche al solo scopo di scandalizzare (di qui l’equivoco madornale dell’inesistente binomio punk-nazismo).  

«Essere punk vuol dire essere un fottuto figlio di puttana, uno che ha fatto del marciapiede il suo regno, un figlio maledetto di una patria giubilata dalla vergogna della Monarchia, senza avvenire e con la voglia di rompere il muso al suo caritatevole prossimo.» (Johnny Rotten)

Quanta rabbia ma, in fondo, pensando a quegli anni, possiamo dar loro torto?

Se volete provate a guardare/ascoltare i loro concerti, tra i quali consiglio il Live alla Brixton Academy del 2007 e quello al Budokan di Tokyo del 1996.

Fabrizio Ciccarelli

 

Johnny Rotten - voce

Steve Jones - chitarra, basso, seconda voce

Glen Matlock - basso in Anarchy in the U.K.

Sid Vicious - basso in Bodies e Holidays in the Sun

Paul Cook – batteria

 

Holidays in the Sun – 3:19 (Cook/Jones/Rotten/Vicious)

Bodies – 3:01 (Cook/Jones/Rotten/Vicious)

No Feelings – 2:48 (Cook/Jones/Rotten/Matlock)

Liar – 2:39 (Cook/Jones/Rotten/Matlock)

God Save the Queen – 3:20 (Cook/Jones/Rotten/Matlock)

Problems – 4:09 (Cook/Jones/Rotten/Matlock)

Seventeen (Cook/Jones/Rotten/Matlock) - 2:01

Anarchy in the U.K. (Cook/Jones/Rotten/Matlock) - 3:31

Submission (Cook/Jones/Rotten/Matlock) - 4:10

Pretty Vacant (Cook/Jones/Rotten/Matlock) - 3:15

New York (Cook/Jones/Rotten/Matlock) - 3:03

E.M.I. (Cook/Jones/Rotten/Matlock) - 3:09

 

# in ascolto su https://open.spotify.com/intl-it/album/6ggO3YVhyonYuFWUPBRyIv

 

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