Joni Mitchell, Shadows and Light, Asylum Records 1980, ristampa vinile 2024
Esistono dischi che hanno segnato un’epoca per quegli appassionati di jazz e di rock che andavano alla ricerca di nuovi stimoli nell’ambito della musica non solo d’autore, questo live è uno di quelli. Grazie alle intuizioni della cantautrice canadese, passata da un cantautoriale molto coinvolgente si iniziò a prendere in considerazione evoluzioni musicali riferite alle Blue Notes contemporanee anche da parte di musicisti “fuori ambito”, consapevoli dell’apporto fondamentale di un rock che aveva smesso di solfeggiare Hendrix, Santana e Led Zeppelin per tentare esperienze musicali meno grintose (ovviamente Punk escluso) e più accurate dal lato dell’improvvisazione e delle suggestioni emotive.
Nella notte del 9 settembre 1979 al County Bowl di Santa Barbara in California, nel corso della tournée per l'album “Mingus (si era da tempo resa conto che il jazz dava qualcosa d’importante in più alle invenzioni armoniche e allo svolgimento dei temi, e la figura dell’Underdog l’aveva colpita profondamente), volle al suo fianco strumentisti di indubbio rango che si stavano affermando sulla scena internazionale; indisponibili Wayne Shorter e Herbie Hancock con i quali aveva suonato in studio, scelse il bassista Jaco Pastorius, il chitarrista Pat Metheny, il tastierista Lyle Mays, il sassofonista Michael Brecker e il percussionista/batterista Don Alias.
Le volture in chiave jazz di suoi brani recenti e di storiche nostalgie dei primi album furono meditate per fraseggi estremamente ritmici e aperti al clima session, alle magnifiche improvvisazioni di Jaco, Mays, Brecker e Metheny, partners tutt’altro che sprovveduti, sfrontatamente fluidi per sonorità d’impatto immediato sostenute da un groove scattante, magnetico nello scandire i tempi e le digressioni solistiche (Edith and the Kingpin, Coyote, la splendida dedica a Charles Mingus di Goodbye Pork Pie Hat e God Must be a Boogie Man, il lirismo crepuscolare di Amelia, il fulgore di Free Man in Paris, la poetica eleganza di Furry sings the Blues, il brunore di Shadows and Light, il pathos West Coast della ballad Woodstock degli amici Crosby, Stills, Nash & Young).
E’ un disco esatto e corretto in ogni istante della performance: una performance tanto più interessante perché non incentrata su temi univoci bensì densa di varianti stilistiche come di rado capitava negli album di quell’epoca. Non si farà fatica a riconoscere ed apprezzare la personalità di una delle maggiori artiste del 900: la sinergia che fu in grado di instaurare con i cinque resta un esempio di lungimiranza e di intuizione nella forma di una jam session che entusiasmò molti, tanto che l’album, quasi introvabile in Italia a ridosso della pubblicazione, divenne oggetto di continua richiesta a chi aveva accesso alla base NATO di Napoli, che tra l’altro, moderava di molto i prezzi (l’angolo sinistro tagliato, qualcuno ricorda?).
Pochi album presentano formazioni tanto complete: innanzitutto un imperdibile Jaco Pastorius al culmine del suo Funk intriso di Fusion, uno dei primi ad utilizzare il basso fretless come strumento solista, poi Michael Brecker, inconfondibile voce sax stentorea e di corpo erculeo, bravo nel definire melodie e sguisciare fraseggi imprevedibili (poi, col tempo, diminuiti in intensità e creatività), un tastierista si cui si parla sempre troppo poco, Lyle Mays, fondatore col giovane talento Pat Metheny del PM Group (senza di lui Pat non sarebbe mai stato Pat Metheny), gran trasformatore di armonie, suoni e melodie davvero uniche nel genere cui diedero vita, e poi il mago di ogni materiale si potesse percuotere, Don Alias, già con Miles Davis in ben tre dischi storici (“On the Corner”, “Amandla” e “Bitches Brew”!).
Fu così che molti di noi scoprirono questi talenti che di lì a poco sarebbero divenuti leader di formazioni importanti, e, allo stesso tempo, si convinsero della crescita artistica esponenziale di Joni Mitchell che, oltre a ringraziare Madre Natura per la bella voce, sapeva come interpretare i nuovi tempi, divenendo punto di riferimento per il New Sound.
La serata esiste anche in DVD di 73 minuti però incompleto rispetto al concerto poiché le telecamere ebbero dei problemi; a parziale risarcimento, due brani non presenti nel doppio vinile, Raised on Robbery (da “Court and Spark”, 1974) e Jaco's Solo, partitura per basso elettrico di Jaco Pastorius, comprendente a sua volta due accenni estemporanei: il tema di Dimitri Tiomkin dal film “Prigionieri del cielo” (“The High and the Mighty”, 1954) e il riff del brano “Third Stone from the Sun” (1967) di quel Jimi Hendrix che Jaco tanto amava.
Ottimi motivi per ascoltare, pur se è sempre meglio vedere, anche con le impurezze di YouTube.
Fabrizio Ciccarelli
Joni Mitchell – voce, chitarra elettrica
Don Alias – batteria e percussioni
Michael Brecker – sax tenore e sax soprano
Pat Metheny – chitarra elettrica
Lyle Mays – pianoforte e tastiere
Jaco Pastorius – basso elettrico
Lato A
Introduction – 1:51
In France They Kiss on Main Street – 4:14
Edith and the Kingpin – 4:10
Coyote – 4:48
Goodbye Pork Pie Hat – 6:02 (testo: Joni Mitchell – musica: Charles Mingus)
Lato B
The Dry Cleaner from Des Moines – 4:37 (testo: Mitchell – musica: Charles Mingus)
Amelia – 6:40
Pat's Solo (strumentale) – 3:09 (musica: Pat Metheny)
Hejira – 7:42
Lato C
Black Crow – 3:52
Don's Solo (strumentale) – 4:04 (musica: Don Alias)
Dreamland – 4:40
Free Man in Paris – 3:23
Band Introduction (parlato) – 0:52
Furry Sings the Blues – 5:14
Lato D
Why Do Fools Fall in Love (feat. The Persuasions) – 2:53 (Morris Levy, Frankie Lymon)
Shadows and Light (feat. The Persuasions) – 5:23
God Must Be a Boogie Man – 5:02
Woodstock – 5:08
Film concerto
Introduction – include:
Shadows and Light (frammento)
(I'm Not a) Juvenile Delinquent (George Goldner)
In France They Kiss on Main Street
Edith and the Kingpin
Coyote
Free Man in Paris
Goodbye Pork Pie Hat
(*) Jaco's Solo (musica: Jaco Pastorius) – include:
Theme from: The High and the Mighty (Dimitri Tiomkin)
Third Stone from the Sun (Jimi Hendrix)
Dry Cleaner from Des Moines
Amelia
Pat's Solo
Hejira
Black Crow
Furry Sings The Blues
(*) Raised on Robbery
Band Introduction (parlato)
Why Do Fools Fall in Love (feat. The Persuasions)
Shadows and Light (feat. The Persuasions)
(*) Brani non presenti sul disco.
https://www.youtube.com/watch?v=bLKb9Ms68ME
https://open.spotify.com/intl-it/album/0sk9dYm1TZbsxJ5hIEBuby?autoplay=true