Marco Tiraboschi, In a new world, Da Vinci Publishing 2024
Qualcuno potrebbe dire New Age, ed il discorso parrebbe finito lì. Anche se le atmosfere dell’album conducono, e non solo per le melodie, ad un melting pot nel cui cosmopolitismo si riconoscono identità plurime per animo di composizione e di esecuzione, notiamo che in realtà sono prive di quel soft mood cui spesso di riferiscono le tendenze di quel genere e invece si aprono estensioni di incroci contrappuntistici, improvvisazioni ben coordinate con richiami sia jazzistici sia balcaniche e mediterranee sia Klezmer sia arabeggianti sia classicheggianti, tanto a dire quale sia la ricchezza di colori e la flessibile modernità dell’idea musicale di Marco Tiraboschi e del suo trio di base (Daniele Richiedei agli archi e Giulio Corini al contrabbasso) cui si uniscono, condividendone lo stile, Javier Girotto al sax soprano e flauti, e Marc Ribot, carismatica presenza alla chitarra elettrica purtroppo solo in un brano.
Un trattamento armonico sagomato distingue l’arrangiamento dei brani (tutti del Tiraboschi fatta eccezione per Frame by Frame sul quale converrà spendere qualche riflessione in più), piéces che s’inarcano in passaggi evocativi, suggestivi, di solida sensibilità interpretativa, retti da un virtuosismo antispettacolare, molto naturale direi, mosso soprattutto dalle creative pulsioni di estro estemporaneo del chitarrista.
Tiraboschi appare spinto dalla volontà di realizzare un Sound personale e non uniforme alle modalità correnti, nel quale indaga le possibilità timbriche nelle quali sembra sentirsi più a proprio agio (denso di fascino l’uso dell’Oud, liuto arabo dalle incantevoli sonorità), impressionistiche e virate dai bei particolari fuggenti del Richiedei al violino e alla viola, abile contraltare della Seicorde in tre fusioni che circumnavigano il globo delle Note (Natus, Empty garden e In a new world) per giungere ai lievi calibri dei lirismo di Un respiro e all’immaginario respiro di Sher, eco della straordinaria lunghezza d’onda Progressive di Frame by Frame, jazz rock visionario dei secondi King Crimson (Discipline, E.G. 1982) vicino alla magnifica New Wave dei Talking Heads di “Remain in Light” (Sire Records 1980), al quale Fripp e Belew avevano da poco partecipato, scelti dall’attento genio di Brian Eno.
Proprio quest’ultimo brano a mio avviso è segno della solida base estetica di una World Music in equilibrio tra l’applicazione melodica e le dimensioni sonore provenienti dalle tante direzioni culturali insite nell’inventiva del bravo’artista bresciano.
Fabrizio Ciccarelli
Marco Tiraboschi - chitarra, oud; Daniele Richiedei – violino e viola; Giulio Corini – contrabbasso; Javier Girotto - sax soprano, flauti tradizionali - soprano saxophone; Marc Ribot- chitarra elettrica.
1 00:21 (Tiraboschi) 6:26
2 Natus (Tiraboschi) 7:29
3 An empty garden (Tiraboschi) 3:28
4 El suadente (Tiraboschi) 6:21
5 La nuit parisienne (Tiraboschi) 5:46
6 Intro (Girotto) 2:36
7 Past change (Tiraboschi) 6:01
8 In a new world (Tiraboschi) 4:57
9 Frame by frame (Fripp, Belew, Levin, Bruford)7:01
10 Un respiro (Tiraboschi) 4:04
11 Sher (Tiraboschi) 4:48
# in ascolto su https://www.youtube.com/watch?v=oCKtgQx_RnM&list=OLAK5uy_k6YvA3qR4J6lApn3XvhyjjMrUU4w-6dpo&index=5