Frank Zappa & Captain Beefheart, Bongo Fury, DiscReet Music 1975, Capitol Records 2024
Frank Zappa e Captain Beefheart si conobbero in adolescenza a Lancaster, in California. Durante i loro incontri si dedicavano all'ascolto di dischi, soprattutto di blues e R&B. Nel 1963, tentarono una prima collaborazione con “The Soots”, progetto rifiutato dal Pal Recording Studio, poiché non in linea con le mode del tempo.
In seguito, Beefheart prestò i suoi ruggiti vocali in “Willie The Pimp” e Zappa produsse il capolavoro di blues astratto “Trout Mask Replica”. L'unico lavoro congiunto risulta essere “Bongo Fury” del 1975, album composto per lo più di brani suonati live. Dopo l'ascolto, tuttavia, la domanda che sorge spontanea è se possano davvero, nell'occasione, considerarsi un duo. “Bongo Fury” è sicuramente un punto di rottura per la carriera di Beefheart, ma anche per le loro interazioni, che vedranno come ultimissima collaborazione il demo “Bat Chain Puller”, uscito solo dodici anni fa. È noto che, infatti, da amicale e sinergico, il loro rapporto sia diventato di accesa rivalità. Si racconta, ad esempio, di come Don Van Vliet (nome originale del “Capitano”) si sedesse in disparte, durante i tour di Zappa cui partecipò, disegnando delle caricature al fine di ridicolizzarlo davanti alla sua band. Erano forse a lui sgraditi il rigorismo, un'impostazione seriosa e una generale intransigenza richiesta da Zappa ai suoi musicisti. Detto questo, non che Captain Beefheart fosse scevro da atteggiamenti dispotici nei confronti della sua “Magic Band”. Come fece ben notare Jimmy Clark Black, batterista dei Mothers Of Invention, la situazione, dunque, era quella di “due geni che si facevano i dispetti l'un l'altro per motivi di ego”.
“Bongo Fury” si apre con Debra Kadabra, che è forse il brano più elaborato dell'opera: il jazz rock orchestrale tipicamente zappiano spiana la strada ai ruggiti barbari di Beefheart che racconta delle sue smanie carnali; l'impianto compositivo, così, potrebbe fungere da perfetto teatro per la libera espressione di un soggetto di per sé pittoresco, ma l'intuizione non viene protratta per il resto dei brani. L'attitudine grottesca di Beefheart finisce così per fare a cazzotti con la satira di Zappa e si perde occasione per accogliere il più freak tra i freak (che per la sua autenticità meriterebbe totale libertà di movimento) in un genere a sé stante, che è la musica di Frank Zappa. Quasi che, a partire da “Carolina Hard”, più che una collaborazione “Bongo Fury” risulti un'alternanza di brani del tipo “un po' io e un po' tu”, con un certo scompenso in favore di Zappa (che sembrerebbe essere l'unico autore dell'opera). Proprio per questo, però, il lavoro merita l'attenzione di un discorso critico, perché rende chiara sia la rottura che la convergenza tra due menti così importanti per la storia del rock. Un attimo i due sembrano provenire dagli stessi luoghi (e dagli stessi ascolti), l'attimo dopo scoprono di essere approdati in territori distanti. Da un lato, c'è dunque, Zappa che manipola la musica come uno scienziato, un chimico che mischia gli elementi e crea nuove sostanze (sostanze che, peraltro, cominciano a diventare davvero vendibili), sfociando troppo spesso nel distacco intellettuale e umoristico. Dall'altro Beefheart che, invece, ampiamente coinvolto nella sua materia spirituale, persegue una vocazione d'artista, da pittore (quale dopotutto è), facendosi catturare dalle sue opere, come fosse parte dei suoi dipinti, proponendosi come istrione della sua avanguardia.
La goliardia, tuttavia, funge da collante e il disco risulta, in diversi punti, piuttosto divertente. Vengono scimmiottati i soliti temi del rock blues (forse un po' troppo soliti) come quello di “Wild Thing” in “Sam With The Showing Scalp Flat Top”. Si celebrano i duecento anni dalla fondazione degli Stati Uniti con il sardonico country di “Poofter's Froth Wyoming Plans Ahead” e uno stupidissimo assolo di armonica; stesso topic quello di “200 Years Old”, del quale mi chiedo (sempre sia sensato farlo), di cosa parli il testo: se di uno spirito che abita nelle montagne o se del tormentato fantasma di un operaio di miniera, su cui è gravata l'economia del paese.
“Bongo Fury” può, dunque, considerarsi uno spunto per mettere le due personalità a confronto; per andare a ritroso nelle loro produzioni, elicitando gli stilemi più autentici e la loro funzione storica; per prendere coscienza delle loro evoluzioni future con Zappa che entra, di fatto, nel mercato della musica e dell'intrattenimento, e con Beefheart che si chiude nella sua estetica di bluesman astratto e surrealista. È giusto anche attingere a qualche suggestione aneddotica per capire i personaggi, le fasi di questo rapporto che è divenuto uno scontro, fino a tornare, ad una riconciliazione in estremis. Infatti, dopo un lungo silenzio, Captain Beefheart rivedrà Zappa quando a quest'ultimo era giunta la fatale diagnosi di cancro alla prostata. Inesorabilmente, dunque, anche in virtù del loro ultimo incontro, è chiaro di come un trait d'union si sia sempre mantenuto vivo, dal punto di vista musicale ma soprattutto umano.
Paolo Vaglieco
Terry Bozzio - batteria
Napoleon Murphy Brock - sassofono, voce
Captain Beefheart - armonica a bocca, arpa, voce
George Duke - sintetizzatore, voce
Bruce Fowler - trombone
Tom Fowler - basso
Chester Thompson - batteria
Denny Walley - voce, chitarra
Frank Zappa - chitarra, sintetizzatore, voce, produzione
Testi e musiche di Frank Zappa, The Mothers e Don Van Vilet eccetto dove indicato.
Debra Kadabra (Live) – 3:54
Carolina Hard-Core Ecstasy (Live) – 5:59
Sam With the Showning Scalp Flat Top (Live) – 2:51 (Don Van Vilet)
Poofter's Froth Wyoming Plans Ahead (Live) – 3:03
200 Years Old – 4:32
Cucamonga – 2:24
Advance Romance (Live) – 11:17
Man With the Woman Head (Live) – 1:28 (Don Van Vilet)
Muffin Man (Live) – 5:34
# in ascolto : https://open.spotify.com/intl-it/album/0u4GsfF3p8pt7BVSHIZq2N?autoplay=true