Living Coltrane
Writing4Trane
AlfaMusic 2015
Sempre siamo certi che l’Arte sia Movimento.
Ed allora, come pensare ad un mondo compatibile con quello di John Coltrane, l’uomo dalla lunga ombra, il solista che, per disintossicarsi dal mainstream (e non solo da quello), viaggiò nella lunghezza vertiginosa di una vita musicale fatta di dimensioni parallele in opposti divergenti?
La risposta, stavolta, vogliamo leggerla nelle evenienze del Mood dei Living Coltrane in otto iterazioni creative volutamente filologiche che plasmano non riduzioni della numerologia sonora quanto piuttosto astrazioni d’atmosfere secondo la sintassi del Sax più umanistico nell’ambito delle rivoluzione dell’Hard Bop, ricomposto nella fluidità di Stefano Cocco Cantini in simbiosi con l’africanismo onirico di McCoy Tyner nei fraseggi meditati del pianista Francesco Maccianti, interpolati dai lumi stilistici di Ares Tavolazzi al contrabbasso e dal drumming di Piero Borri.
Potremmo notare come i climi inquieti o le dissolvenze mistiche o le suggestioni solari di Trane siano perfettamente rispettate ed in regola con il turbinio emotivo che fu carattere distintivo di un Suono puro, ancestrale e liricamente contemporaneo più di quello di ogni altro jazzista di quegli anni, come nel sostenuto Groove di “Rush” o nelle forme crepuscolari di “Sunset”.
Potremmo perfino dimenticare l’analisi tecnica delle armonie e degli assoli, la sensibilità posta dal Quartetto nell’entrare nelle sommesse oscurità di una Poetica istintiva ed altissima, come nell’andamento ipnotico di “Batch-Hombres” o nell’avvolgente elegia di “Julius Reubke”.
Potremmo, dunque, lasciarci andare al Piacere dell’Ascolto, al “perdersi” nel fascino della Non Memoria, al ri-pensamento di un’atmosfera che consenta di adagiarsi in un’Età dell’Oro re-intrerpretata nella metafisica di un Neoromanticismo metropolitano, come nella spirituale “Mr Kay double you” o nell’invisibile monologo di “Aria di mare”.
E tanto basterebbe, in verità, a giustificare la sensazione di un viaggio fra cielo e terra “cantato” da 4 strumentisti mai alteri, semmai innamorati di pagine fra le più belle delle Blue Notes.
Ma la rilettura non è solo pittura coreografica né solo traslato metaforico: è la scoperta dell’attualità di cadenze e di armonie a spirali, di cicli ritmici, di aree tonali di assoluta lucidità e sintesi inventiva .
Come Trane avrebbe immaginato nel suo ascendere fra le nubi di un altro capitolo di “Giant Steps” o “A love Supreme”.
Fabrizio Ciccarelli
1 Rush 8’44
2 Sunset 8’07
3 Batch-Hombres 8’59
4 Julius Reubke 5’41
5 Mr Kay double you 4’27
6 Aria di mare 5’08
7 Uscita ad est 8’54
8 Seeds 10’00
1,4,5,6,7 comp. Stefano Cantini; 2,3,8 comp. Francesco Maccianti
Stefano Cocco Cantini: sax
Francesco Maccianti: piano
Ares Tavolazzi: double bass
Piero Borri: drums
Production supervisor: Fabrizio Salvatore