avion travel privé

AVION TRAVEL

PRIVÉ

Musicacè Srl 2018

Come si canta una domanda? E l’inconsapevolezza dell’incanto? E i dubbi agnostici? E quelli prematrimoniali? E l’eros post matrimoniale? E l’attesa nell’appostamento durante una battuta di caccia? E il bilancio agrodolce di una vita? Ma, soprattutto, come si canta il dolore profondissimo della scomparsa di un grande amico? Fausto Mesolella, storico chitarrista degli Avion Travel, lasciava questo transito terreno nel Marzo del 2017, il giorno stesso in cui la band decideva di rimettersi al lavoro e realizzare un nuovo disco; questa triste coincidenza rende inevitabile il fatto che Privè (Musicacè, 2018) sia profondamente influenzato da una spinta duplice e opposta: da un lato l’entusiasmo di ritrovarsi, a 15 anni di distanza dall’ultimo disco di brani inediti (Poco mossi gli altri bacini, Sugar Music, 2003), ognuno col proprio bagaglio di esperienze musicali/teatrali/cinematografiche parallele, da condividere con gli altri. Dall’altro l’amarezza di un vuoto emotivo impossibile da colmare, forse anche molto difficile da esteriorizzare, se non con le modalità che sono proprie degli artisti, ossia infondendo nel proprio lavoro un dolore autentico,  sentito, epifanico. E non sarà un caso allora se una delle canzoni che colpiscono di più sia proprio Caro Maestro, composta (per la parte musicale), suonata e in alcuni punti anche cantata dal compianto Fausto; un brano che, a causa dell’affettuoso rivolgersi del titolo e di un infelice e paradossale scherzo del destino, sembra addirittura a lui stesso dedicato: tre minuti che racchiudono tinte fosche, eleganti chiaroscuri, abili trovate chitarristiche e venature di elettronica, riportando gli Avion Travel esattamente dove li aveva lasciati Arto Linsday, che collaborò alla produzione del loro Cirano (Sugar Music, 1999).

Atmosfere dense di mistero e riflessioni nebulose attraversano anche altri brani, soprattutto nella prima parte del disco: A me gli occhi/L’incanto e inconsapevole ammaliano e ipnotizzano con risonanze che attingono ora al Miles Davis elettrico di Bitches Brew, ora ai Pink Floyd di The Final Cut e oltre, fino a includere interpretazioni di tali sonorità restituite da gruppi coevi come Air, Radiohead, Blonde Redhead, Goldfrapp; quasi a voler rivendicare una discendenza, un legame diretto fra gli Avion Travel e lo spirito degli anni 70, periodo in cui la maggior parte dei componenti della band ha incominciato a formarsi musicalmente. Se veramente Dio esisti, scritta per Fiorella Mannoia che l’ha interpretata nell’album Il tempo e l’armonia (Oyà/Sony Music, 2010), ritrova nel canto di Peppe Servillo una dimensione meno enfatica e più vicina a un humus popolare tipicamente campano. In Come si canta una domanda l’elegante incedere del contrabasso di Ferruccio Spinetti fa il paio con il “walking” di Servillo nel video girato nel Castello Reale di Racconigi e ispirato al film di Aleksandr Sokurov Arca Russa.

 

Le nebbie sembrano diradarsi leggermente nella seconda parte del disco, in cui l’apporto di Mario Tronco è decisivo nel conferire una sensazione di apertura a musiche “altre”: Alfabeto (che insieme a Dolce e amaro beneficia delle funamboliche parole dai colori pastello opera di Luigi “Gino” De Crescenzo, meglio noto come Pacifico) può essere considerato l’episodio più cinematografico, in cui sembrano evidenti i rimandi al quel Nino Rota già tanto frequentato e omaggiato, e, soprattutto nell’armonizzazione finale delle ance di Peppe D’Argenzio, al minimalismo romantico di Michael Nyman e Yann Tiersen. Scaglie di Burt Bacharach cadono lievi sulla torta nuziale de L’Amore arancione. E nel voluttuoso e intimamente trasgressivo Privè risuonano chase di fiati che ricordano le elaborazioni armoniche di Steely Dan e Donald Fagen.

 

Viviamo in un tempo ricco di contraddizioni, diseguaglianze sociali che si accentuano, livori mal sopiti che si manifestano in una diffidenza generalizzata nei confronti non solo di istituzioni presenti e passate, ma purtroppo anche dei valori fondanti del nostro vivere insieme. Mai come oggi si sente il bisogno di un’umiltà che recuperi l’essenza dell’evoluzione storica, di una sobrietà nel racconto da contrapporre all’esibizione edonistica e voyeuristica dilagante nei social. Mai come oggi si sente il bisogno di un approccio che preferisca le domande, magari scomode, magari complesse, all’ipersemplificazione delle risposte preconfezionate, degli slogan da stadio. Mai come oggi si sente il bisogno di una curiosità autodidatta, rivoluzionaria, che provenga dal pop contemporaneo ma che sappia alimentarsi anche dei contributi più preziosi dell’accademia, del conservatorio, della storia dell’arte. Mai come oggi si sentiva il bisogno di un altro disco degli Avion Travel.

Antonio Catalano

Voce Peppe Servillo

Tastiere Mario Tronco

Piano e tastiere Duilio Galioto

Sax Peppe D’Argenzio

Contrabbasso Ferruccio Spinelli

Batteria Mimì Ciaramella

  1. A me gli occhi / L'incanto - (07:40)
  2. Inconsapevole - (03:23)
  3. Come si canta una domanda - (03:11)
  4. Caro maestro - (03:05)
  5. Se veramente Dio esisti - (02:34)
  6. Alfabeto - (04:00)
  7. L'amore arancione - (04:05)
  8. Il cinghiale - (02:47)
  9. Privé - (03:49)
  10. Dolce e amaro - (03:05)
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