riccardo federici quartet,istante

RICCARDO FEDERICI QUARTET, ISTANTE, ALFAMUSIC 2019

 

Istante del Riccardo Federici Quartet è un gran bel disco, ancor più interessante se si considera l’età dei componenti, ancor più interessante se si fa caso a come il jazz stia continuamente ricevendo nuovi impulsi proprio dagli interpreti più giovani (meno smaliziati e, forse, più appassionati di tanti che hanno ceduto alla praticaccia del mestiere, al reiterare linee un po’ stantie…forse).

Il fatto che i nostri cinque siano nel tappeto verde dell’esperienza non significa affatto che ci sia meno cultura musicale (anzi, quante ne sanno e quante ne suonano dietro ai migliori esempi dei Maestri storici!) o che la bravura debba inesorabilmente dipendere dal Conoscere Tutto: in realtà, in certi casi, la sovrabbondanza di nozioni inficia l’originalità o, quanto meno, la spontaneità, esattamente come essi dimostrano con estrema semplicità di linguaggio, di scelte solistiche, di pentagrammi da leggere alla luce non solo degli studi compiuti ma soprattutto di una benedetta sfrontatezza che non può che contribuire alla crescita della nostra musica, del nostro bel jazz italiano che, lasciatemelo dire, è tra i fenomeni più coinvolgenti del panorama artistico europeo.

Ottimo l’affiatamento tra Riccardo Federici e Andrea Saffirio al piano (molto elegante nel punteggiare di Pathos l’andamento strutturale e solistico), Giuseppe Romagnoli al contrabbasso (incisivo e puntuale  nell’interplay), Matteo Bultrini alla batteria (calibrato e sensibile drummer di ottimo spessore intellettivo e stilistico).    

Ascolto il fluente modo ritmico di Mr C Box, la piccola magia dell’ambientazione cool di Copy and Paste Blues, il clima bruno e rarefatto di Istante, e mi rendo conto che queste Blue Notes recano Nuovo da Dire, che la fresatura dei timbri strumentali è raffinata, che la sintassi esecutiva è elegante, che le intenzioni non sono mai spocchiose e non olezzano mai di intellettualismo, che le scelte per la tracklist sono molto attente, componendo una sequenza ordinata e calibrata, a partire dalla collocazione intermedia degli omaggi a Duke Ellington (l’immortale meraviglia di In a Sentimental Mood)  e all’inquieto Hard Bop del Wayne Shorter più vicino al genio di Charles Mingus (il travolgente Down in the Depths), dediche che danno il senso del jazz del compositore e sassofonista Riccardo Federici, equilibrato nella scrittura e nell’interazione con un trio talentuoso cui in tre brani fornisce bella energia Alessandro Presti, trombettista trentenne già esperto e ben istintivo.   

Nessuna conclusione e tante riflessioni, come sempre quando l’espressività di una performance rivela un mondo di tensioni emotive in evoluzione, come sempre attendiamo dal nostro jazz.

Fabrizio Ciccarelli

Riccardo Federici alto sax - Andrea Saffirio piano - Giuseppe Romagnoli double bass - Matteo Bultrini drums

Special Guest Alessandro Presti trumpet on 2,4,5  

  1. Mr C Box (Federici)
  2. Copy and paste blues (Federici)
  3. In a sentimental mood (Ellington)
  4. Down in the dephts (Shorter)
  5. Istante (Federici)
  6. Great Fire of Rome (Federici)
  7. Dormiveglia (Saffirio)
  8. Narciso (Federici)

Production coordination Fabrizio Salvatore   Sound engineer Alessandro Guardia

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