michael supnick, supnick swing live 2019

Michael Supnick, Supnick Swing Live, Michael Supnick Music 2019 

 

E’ un sound che sembra fuoriuscito dalla colonna sonora di un film di Woody Allen, quello di Supnick Swing Live, ultimo progetto del trombettista, americano di nascita ma romano d’adozione, Michael Supnick. Dixieland, Stride, Swing: dall’euforia dei ruggenti anni 20 alle migrazioni di massa verso le città del Nord dopo la Grande Depressione; quegli anni (e quella musica) che tanta letteratura hanno ispirato: Langston Hughes, Ralph Ellison, Toni Morrison, Francis Scott Fitzgerald, giusto per fare un po’ di nomi.

Davvero difficile pensare di trovare, sul suolo italiano, musicisti che possano interpretare meglio tale repertorio. Analogamente a quanto fatto da Renzo Arbore con la grande tradizione della canzone napoletana, Michael Supnick sembra chiedersi: il patrimonio culturale del Great American Songbook degli anni 20 e 30 esiste, in pochi lo interpretano in un modo filologicamente ortodosso, perché non dovrei farlo io che di quella terra, di quella musica, di quella tradizione sono un diretto discendente?

Da qui il progetto di preparare, suonare in giro e, solo successivamente, anche registrare una proposta che a un primo ascolto sembra essere simile a quella di Ray Gelato: una musica adatta cioè a riempire le piazze dei festival estivi, che arriva a chi vuole stare seduto ed ascoltare ma anche a chi preferisce alzarsi e muoversi azzardando passi di Swing e Lindy Hop; il tutto con una vena scanzonata e positiva, tipica di quel ventennio incoscientemente frizzante e innovativo, sospeso com’era fra due guerre mondiali. Ma, a differenza di analoghe rievocazioni, quella di Michael Supnick sembra essere meno ossessionata con la riproposizione esatta degli stilemi del periodo. C’è senz’altro un’attenzione al repertorio, alla performance, soprattutto all’improvvisazione, che si muove sempre nel solco della melodia, senza abbandonarla mai del tutto, invece di astrarsi sul gioco Be-Bop del girare intorno agli accordi costruendo frasi completamente staccate e nuove rispetto al  tema principale.

C’è senz’altro tutto ciò, ma c’è anche la lezione di musicisti che sono vissuti dopo quegli anni. Insomma nella tromba di Michael risuonano gli ascolti di Bix Beiderbecke e Louis Armstrong, ma anche quelli di Chet e Miles. Semmai si può dire che la sua musica segua la scia di altri suonatori italiani che hanno riscoperto lo Swing e il Dixieland, inserendovi evoluzioni successive del linguaggio jazz, come ad esempio Romano Mussolini (a dispetto dell’embargo alla musica afroamericana imposto, proprio negli anni a cavallo fra le due guerre, dal padre Benito). Oppure Carlo Loffredo, Lino Patruno, lo stesso Renzo Arbore, con cui tra l’altro Supnick si è trovato più volte a collaborare. 

Modernità e tradizione dunque, condite con uno stile trombettistico leggermente laid back e indietro rispetto al tempo: un’attitudine, quella di Supnick, che sembra voler calare il Dixieland e i roaring twenties nell’eterna primavera californiana. Dotato di un’intensa verve interpretativa anche come vocalist ed entertainer, Michael Supnick dimostra una di essere estremamente a suo agio sul palco, attestandosi come un interprete molto credibile per un repertorio che meriterebbe più visibilità. Maggiormente aggressivo e strepitante l’approccio di FabianoRed” Pellini che veicola, tramite i suoi sax, interpretazioni dinamicamente interessanti, calzanti e molto efficaci nel miscelare linguaggi più moderni e calarli nella dimensione swing. Il gradevole vocaleese di Francesca Faro si aggiunge di tanto in tanto, con una pronuncia che, accanto a quella veramente americana di Michael, non sfigura affatto. 

Supnick Swing Live è nel complesso una (ri)produzione di un progetto dal vivo godibile e ben realizzata; nonostante il budget di cui si è potuta avvalere non sia esattamente stellare, la resa sonora e la spazializzazione live degli strumenti sul palco risultano credibili ed opportune. L’unica nota negativa è costituita dalla ripresa delle reazioni del pubblico, meno efficace nell’incastrarsi in modo attendibile con la sonorità generale dell’intera proposta. 

Antonio Catalano       

  1. It Don't Mean a Thing (If It Ain't Got That Swing) [Live] [feat. Red Pellini, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]4:02
  2. A Smooth One (Live) [feat. Red Pellini, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]4:40
  3. Sweet Georgia Brown (Live) [feat. Red Pellini, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]3:29
  4. On the Sunny Side of the Street (Live) [feat. Francesca Faro, Red Pellini & Filippo Delogu]3:30
  5. Dream a Little Dream of Me (Live) [feat. Francesca Faro, Red Pellini & Filippo Delogu]3:38
  6. The Sheik of Araby (Live) [feat. Red Pellini, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta] 4:53
  7. Stardust (Live) [feat. Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]4:02
  8. Ain't She Sweet (Live) [feat. Francesca Faro, Red Pellini & Filippo Delogu]2:57
  9. Tickle Toe (Live) [feat. Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]2:48
  10. Georgia on My Mind (Live) [feat. Red Pellini, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]3:23
  11. Cute (Live) [feat. Red Pellini, Filippo Delogu & Guido Giacomini]3:52
  12. Comes Love (Live) [feat. Francesca Faro, Red Pellini & Filippo Delogu]3:59
  13. Avalon (Live) [feat. Red Pellini, Filippo Delogu & Alberto Botta]2:47
  14. Don't Get Around Much Anymore (Live) [feat. Francesca Faro, Red Pellini, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]3:36
  15. Rosetta (Live) [feat. Red Pellini, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]3:4
  16. The Jazz Me Blues (Live) [feat. Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]3:45
  17. I'm Beginning to See the Light (Live) [feat. Francesca Faro, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]4:30
  18. Back Home Again in Indiana (Live) [feat. Red Pellini, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]4:31
  19. Puttin' on the Ritz (Live) [feat. Francesca Faro, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta] 2:46
  20. I've Found a New Baby (Live) [feat. Francesca Faro, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]3:10
  21. Pennies from Heaven / I Can't Give You Anything but Love (Live) [feat. Francesca Faro, Filippo Delogu, Guido Giacomini & Alberto Botta]4:11
  22. Blue Moon (feat. Francesca Faro, Red Pellini, Filippo Delogu & Alberto Botta)3:38

 

 

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