lester young w oscar peterson- the president plays

Lester Young  with the Oscar Peterson Trio, THE PRESIDENT PLAYS, Verve vinyl 2021

Prez era il soprannome che Bilie Holiday diede al suo sassofonista Lester Young; fin dalle prime incisioni con Count Basie fu evidente che sul palco era arrivato un formidabile leader dal sound individuale, lieve ed ironico, tra i primi a tener testa al modello Coleman Hawkins, un artista molto riservato, lontano da egocentrismi e ambizioni di supremazia, introverso, sardonico, beffardo verso se stesso e gli altri, misterioso, forse egocentrico nel suo ignorare opinioni d’altri, formidabile negli assoli e sottile nella raffinata sottigliezza con la quale con estrema facilità giungeva alla superba capacità espressiva del suo suono leggero e soffiato ritenuto insuperabile nelle incisioni degli anni 50.

Con Oscar Peterson incise album storici, leggendo con raffinatezza, talora spavalderia, cantabilità interiori che non mancarono mai di tirar fuori fulmini di colori al momento  opportuno, finché Bourbon e pessime condizioni di salute anche mentale non lo ridussero al nulla.

Prez aveva dato il massimo, ora restava poco, i suoi angoli emotivi  stavano per scomparire, distrutto fisicamente e moralmente anche nell’estrema raffinatezza del suo magnifico stile plasmato di sensibilità e di sottile romanticismo che avrebbe suggerito  ampie diversificazioni al successivo Cool Jazz, indubbiamente una delle ance indimenticabili per l’abilità improvvisativa con la quale volava nei meandri più remoti dei pentagrammi.

The President Plays appartiene a quegli anni 50 di grande Be Bop, magnifico nell’elegante vigore di Just You, nella vitalità di Ad Lib Blues, nel caldo intimismo di I can’t get started, brani figurati in splendido Bop dalla tastiera di uno dei pianisti dominanti degli anni 60-80, Oscar Peterson, dall’espressivo chitarrista Barney Kessel e dalla formidabile ritmica di Ray Brown al contrabbasso e J.C.Heard alla batteria, sempre attenta alle sollecitazioni cromatiche ed alla irripetibile cantabilità del sax tenore di Woodville.

Tra le tante performance del Prez, non possiamo non consigliare innanzitutto quelle con Billie Holiday, poi le incisioni con Billy Eckstein, Roy Eldridge e Max Roach (magistrale il loro How High the Moon) e tutte quelle sollecitate dal fine intuito del produttore Norman Granz, oltre, ovviamente, la presente, che mette in luce ogni pregio della sua complessa personalità che creò bellissime melodie e, allo stesso tempo, soli ispirati alla scatenata morbida irruenza del geniale Charlie Parker.

Il 13 marzo del 1959, mentre si trovava a New York dopo diverse tournées con Miles Davis, Bud Powell ed il Modern Jazz Quartet, si chiuse nella sua stanza d'albergo, bevendo e digiunando per due giorni, al termine dei quali lo ritrovarono morto.

Erano giorni che, malinconico e pensieroso,  s’affacciava da un albergo vicino al Birdland, il jazz club più noto della Cinquantaduesima Strada. Un medico gli diagnosticò schizofrenia, peraltro acuita dall’alcol. Ormai era troppo tardi. Resta il dubbio se fu Lester a volere la sua morte o se fu la morte a prenderlo, dubbio che resta più che spesso per le maggiori anime dell’Arte.

Fabrizio Ciccarelli

LESTER YOUNG, tenor sax

OSCAR PETERSON, piano

BARNEY KESSEL, guitar

RAY BROWN, bass

J.C. HEARD, drums

New York, November 28, 1952.

Listen Here: https://www.youtube.com/watch?v=Ms1uDvwSdYQ&list=OLAK5uy_lX5YwIZrnPSJKDK14LqxxqGnZjN954hWU&index=1

 

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