Art ensemble of chicago- uban bushmen

 

The Art Ensemble Of Chicago , Urban Bushmen, ECM vinile 2022

L’opera omnia di questa band è indubbiamente una delle più importanti nell’ambito dell’afroamericano improvvisato, inimitabile nel come si possa congiungere rigore e spontaneità, contemporaneità estrema e tradizione, ancestralismo e suoni arcaici, radicalismo e sarcasmo in un linguaggio innovativo negli anni in cui fu prodotto Urban Bushmen,  come per tanti altri album a nome di un’equipe di visionari virtuosi ed eccellenti strumentisti.

Certamente la sintassi cromatica è tutt’altro che semplice, ma assolutamente accessibile per chi intenda tener la mente aperta per una performance che rimanda teatralmente al sound tribale africano. Chi abbia assistito ai loro concerti sa che più che la sala d’incisione per l’ Art Ensemble of Chicago contava il palco, l’estemporaneità, il contatto col pubblico, come in questa registrazione tecnicamente perfetta effettuata a Monaco nel 1981,  pur se in molti chiamano questi brani “musica a caso”, note onnivore gettate là quasi a caso. Ma non è così, perché i cinque straordinari musicisti esprimono in modo netto la giusta rabbia d’esser figli di schiavi lì in quegli USA liberatori d’Europa e del mondo dal nazifascismo, che pur in quegli stessi anni della vittoria sull’Asse Tripartito mantenevano intatto l’aperto disprezzo per i neri (e non si dica che questo accadeva solo negli stati del Sud), si chiamasse KuKluxKlan o falso perbenismo radical chic del Nord, di fatto esistente ovunque nell’unione degli Stati che promisero (e non mantennero) libertà nella Costituzione di Philadelphia del 1787. E non ce lo dimentichiamo.

Eppure questo Sound ringhioso era capace d’aprirsi a estemporanee magie liriche e pensose, tenute in alto da uno spiritualismo connesso ad evidenti riferimenti politici atti ad affermare la propria appartenenza alla cultura nera, dando un campo semico nuovissimo ad ogni forma del jazz.

Occorre ascoltare la performance in toto. Noi ci limitiamo a segnalare la pungente abilità di Lester Bowie in Promenade: Cote Bamako I, l’incorporeità di Joseph Jarman al sax (Uncle) l’incendiario astrattismo della sezione ritmica (formidabile Don Moye in qualunque elemento percussivo) in Bush Magic, il nebuloso notturno di  Ancestral Meditation, ebbro furore africano  che anticipa ciò che in seguito si chiamerà algida ECM o New Age psichedelica.

Fabrizio Ciccarelli

Lester Bowie trumpet, bass drum, long horn, vocals

Joseph Jarman saxophones, vocals, clarinets, bassoon, flutes, percussion

Roscoe Mitchell saxophones, flute, percussion, clarinet, vocals

Malachi Favors Maghostus bass, percussion, melodica, vocals

Famoudou Don Moye sun percussion, vocals

Promenade: Cote Bamako I 4:08

Bush Magic         5:05

Urban Magic      15:35

Sun Precondition Two          3:56

Theme For Sco   17:55

New York Is Full Of Lonely People         7:40

Ancestral Meditation  7:00

Uncle         8:50

Peter And Judith         2:22

Promenade: Cote Bamako II         5:16

Odwalla / Theme        6:08

PS; l’intero album è su Spotify

 

 

 

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