max roach + 4

Max Roach + 4 , The EmArcy Jazz Series vinile 2022

Secondo alcuni impossibile dire quanto Max Roach abbia dato alla storia del jazz, a mio avviso possibile, se si ascolta questo must inciso con colossi delle Blue Notes per brani scritti da lui stesso ed altri, scelti con molta attenzione secondo il suo gusto.

Modello per ogni batterista, Roach ha evidenziato fin dalle prime esibizioni una stratosferica disciplina strumentale, un talento , inoltre, pronto ad organizzare plus level ideologici per la questione afroamericana negli USA (come in We Insist, Freedom Now Suite, a dirne uno di poderoso vigore inciso nel 1960 per la Candid Records), coinvolgendo eccellenti strumentisti in flessioni stilistiche portate al massimo dell’espressività.

Tecnica eccezionale e stile innovativo (per dirne in toto mai basterebbe un semplice articolo), un impressionante caleidoscopio nel quale Max Roach traccia l’indipendenza tra mani e piedi, l’accortezza ritmica, l’elegante fruscio dei piatti, il coordinamento tra i vari elementi della sua batteria, l’inesauribile volontà d’inventare fraseggi e portarli a termine anche dopo venti minuti, forte delle esperienze con Charlie Parker, Bud Powell e Dizzy Gillespie, ma già proiettato nella New Thing of Jazz con la vocalist Abbey Lincoln, il sassofonista Archie Shepp, il trombettista Clark Terry e soprattutto con l’alto ed il soprano di Anthony Braxton nella tostissima avant- garde per palati fini di Birth And Rebirth (prodotta dall’italiana Black Saint nel 1978, casa discografica che ha dato moltissimo alle Blue Notes internazionali, ora acquisita dalla CAM Jazz).

Senza dimenticare il prodigioso The Greatest Jazz Concert Ever con Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell e Charles Mingus (Jazz At Massey Hall in tre dischi Debut Records del 1953 ), in questo disco siamo ancora nel Prima della New Thing , in un quintetto superlativo che sviluppava la sintassi appresa col magnifico Clifford Brown, aggiungendo la disinvoltura di una maggiore libertà in brani magistrali: basta immergersi nel Bop di Love Letters, nelle brune pulsioni del piano di Ray Bryant e del contrabbasso di George Morrow in Body And Soul, nella fuga rapidissima di It Don’t Mean A Thing (Sonny Rollins assai preciso ma bravissimo Kenny Dorham), per rendersi conto della colta illuminazione di uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi, cercato con impazienza da ciclopi quali Miles Davis, Duke Ellington, Charles Mingus ed Eric Dolphy.

Non resta che ascoltare  il monumento esplosivo Max Roach + 4  curato da un leader innovativo che sapeva d’esser tale, titano del Jazz Moderno, deus ex Machina dal Be Bop al Free. Storia!

Fabrizio Ciccarelli

Max Roach, batteria

Kenny Dorham, tromba

Sonny Rollins, sax tenore

 Ray Bryant, piano

George Morrow, contrabbasso

"Ezz-Thetic" (George Russell) – 9:18

"Dr. Free-Zee" – 2:06

"Just One of Those Things" (Cole Porter) – 7:18

"Mr X." – 5:15

"Body and Soul" (Edward Heyman, Robert Sour, Frank Eyton, Johnny Green) – 6:50

"Woody 'n' You" (Dizzy Gillespie) – 6:51

"It Don't Mean a Thing (If It Ain't Got That Swing)" (Duke Ellington, Irving Mills) - 4:45 Bonus track on CD reissue

"Love Letters" (Edward Heyman, Victor Young) - 8:57 Bonus track on CD reissue

"Minor Trouble" (Ray Bryant) - 6:58 Bonus track on CD reissue

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