ella and louis 1956

Ella and Louis, Verve 1956, vinile 2022

Duke Ellington li chiamava Lady Time e Mister Jazz: nessuna definizione migliore per descrivere ciò che Ella Fitzgerald e Louis Armstrong hanno rappresentato per il Jazz e per la musica del Novecento. Centinaia di interpretazioni in più di cento album ciascuno, un prodigio di intensità e perfezione tecnica, grandi emozioni e, loro due assieme, difficilmente superabili da qualsiasi altro Duo che le Blue Notes abbiamo mai conosciuto.

Furono molte le collaborazioni fra i due, tanto che per citarle tutte bisognerebbe scrivere una piccola enciclopedia: mi literò a citare una versione strepitosa di “Porgy and Bess” incisa per la Verve nel 1957, l’originalissima opera in stretto senso di genere inventata dal miglior George Gershwin, secondo la mia opinione l’ultima “opera lirica” mai scritta, ed anche la più moderna: credo immortale l’aria Summertime, spiritual che Gershwin intese comporre nello stile del Folk americano, una Ninna Nanna la cui melodia è ispirata ad una canzone popolare ucraina che Gershwin avrebbe ascoltato dal Coro Nazionale Ucraino in tournée a New York nei primi anni 30.

Questo Ella and Louis edito dalla Capitol nel 1956 a ragion veduta viene ritenuto uno dei dischi più amati dal pubblico del Jazz, giustamente nell’Olimpo di diverse classifiche dei più credibili Vademecum delle Blue Notes (le Guide di Penguin, di Rolling Stones e di Billboard, l’Enciclopedia di Musica Popolare di Colin Larkin e Black Bottom Stomp: Eight Masters of Ragtime and Early Jazz di David A. Jasen e Gene Jones), sia per la perfetta postura vocale di Ella, inimitabile nello Scat, negli Slow e nei Tempi Moderati, che per il canto “rough” profondo, graffiato e caldo di Louis, non cantante di professione ma, all’occorrenza, vocalist dotato di medio-bassi morbidi e avvolgenti, senza mai dimenticare la perfezione di suoi originalissimi assoli mai imitati da alcun trombettista, segno evidente di quanto Armstrong, colossale sacripante del solo di tromba e titano di superiore qualità artistica, venne rispettato e ritenuto maestro inimitabile da ogni jazzista. Del suo modo di suonare sottolineiamo il senso divertito, ironico e agile nel suo giocare sugli acuti e sugli armonici vibranti della “campana” della sua tromba Selmer K, stimata oltre 12.000 dollari come prezzo di partenza per l’asta indetta da Christie’s nel 2013, venduta per una cifra che non è dato sapere ma probabilmente quadrupla rispetto a quella della battuta iniziale.

In Ella and Louis la voce della Fitzgerald è davvero la vetta impossibile della vocalità jazz, inarrivabile per swing, intonazione, capacità ritmica, entusiasmo ed espressività, temprata da anni di lavoro con l’orchestra di Chick Webb, in grado di stupire anche con gli ensemble di Count Basie e Duke Ellington; ma è pur vero in grado di deprimere con canzoncine commerciali inspiegabilmente permesse dal creatore della “Verve”  Norman Granz in Hotta Chocolatta e Mr. Paganini, che potrebbero offendere la carriera di una professionista attentissima ad ogni sfumatura, ma che alla fine dicono solo della Potenza del “pecunia non olet” attribuito all’imperatore Vespasiano: si sa, non esistono Giganti incolumi dall’attrazione per il materialismo o Maestri che non incorrano in quelle forse necessarie imperfezioni che, col tempo e con la riflessione, non abbiano dato correzioni fondamentali ai loro (chiamiamoli così) “giorni nebbiosi”, tanto per citare una delle letture più raffinate di “A Foggy Day”,“in London Town” nel secondo verso pensato da Ira e George Gershwin nel soggiorno europeo di quest’ultimo per seguire le lezioni di Maurice Ravel, affascinato dal Gotico dell’architettura inglese, dai fermenti artistici della capitale inglese particolarmente vivi in quegli anni, da una tradizione culturale che lega il Barocco al Romanticismo, dove la Musica è rappresentata dalla Fantasia della partitura originale, arrangiata in quel costante movimento armonico del resto definito da ogni brano di un album che è possibile considerare come definitivo per la magnifica brillantezza esecutiva, al punto tale che non è possibile indicare alcun brano di spicco: bisogna davvero ascoltarli tutti con un sorriso che farebbe risvegliare anche i più acerrimi detrattori del mainstream.

Ella and Louis è un album ispirato dalla profonda confidenza tra i due e dall’amore per la bellezza assoluta dei pentagrammi di Gershwin, Irving Berlin, Hoagy Carmichael e Vernon Duke. Venne inciso con il quartetto di uno dei capiscuola del pianoforte jazz, Oscar Peterson, con i formidabili Herb Ellis alla chitarra, Ray Brown al contrabbasso e Buddy Rich alla batteria (cosa pensare di meglio?), perfettamente adeguato ad un’Idea musicale rilassata e romantica al servizio della voce di Ella e Louis, come nel sentimento crepuscolare di Moonlight in Vermont, di They Can't Take That Away from Me e di April in Paris.

Le qualità superlative di Ella sono ancora nei Verve “The George and Ira Gershwin Songbook” del 1959 e nel “Cole Porter Songbook” del 1956 , nelle performances con Duke Ellington e con Frank Sinatra; il meglio della personalità innovativa di Armstrong consiglio di ascoltarla in “All of Me” (Columbia 1932), nel live “Satchmo at Pasadena” (Decca 1951), in “Louis Armstrong Meets Oscar Peterson” (Polygram Records 1957), in “Together for the First Time With Duke Ellington” (Roulette 1961) , evitando con cura il trash di moltissime edizioni supereconomiche che altro non sono che maldestre registrazioni di second takes cestinati da ogni seria casa discografica o canzoncine commerciali dalle quali Satchmo non fu immune per i motivi di cui abbiamo già detto.

Parafrasando proprio George Gershwin: perdiamoci in quell’onda leggera e incantata che fluttua di Jazz solare, intenso, confidenziale ed educatissimo nell’immaginazione di due fratelli nell’anima, travolti da quell’affetto e da quella solidarietà artistica che li legò indissolubilmente per oltre quarant’anni.

Fabrizio Ciccarelli                 

Ella Fitzgerald – vocals

Louis Armstrong – vocals, trumpet

Oscar Peterson – piano

Herb Ellis – guitar

Ray Brown – bass

Buddy Rich – drums

Track listing

Side one

  1. "Can't We Be Friends?" Paul James, Kay Swift    3:47
  2. "Isn't This a Lovely Day?" Irving Berlin 6:16
  3. "Moonlight in Vermont" John Blackburn, Karl Suessdorf 3:42
  4. "They Can't Take That Away from Me" Ira Gershwin, George Gershwin  4:39
  5. "Under a Blanket of Blue" Jerry Livingston, Al J. Neiburg, Marty Symes     4:18
  6. "Tenderly" Walter Gross, Jack Lawrence  5:10

Side two

  1. "A Foggy Day" Ira Gershwin, George Gershwin  4:32
  2. "Stars Fell on Alabama" Mitchell Parish, Frank Perkins     3:34
  3. "Cheek to Cheek" Irving Berlin 5:53
  4. "The Nearness of You" Hoagy Carmichael, Ned Washington 5:42
  5. "April in Paris" Vernon Duke, Yip Harburg 6:33

Da ascoltare in  https://www.youtube.com/watch?v=MpKK0n0iyHU

 

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