hank Mobley-soul station

Hank Mobley Soul Station, Blue Note 1960, vinile 2022

Hank Mobley può esser considerato uno dei sax più autentici dell’Hard Bop, molto spesso sottovalutato dalla critica del tempo, alquanto miope rispetto alle sue numerose incisioni ed alle sue apparizioni come sideman in performance con primi nomi come Miles Davis, Horace Silver, Lee Morgan e Duke Ellington. Il suo suono era perfettamente “rotondo” (del resto lo affermò lui stesso) in qualche modo distante da Coltrane  e Rollins, definiti al tempo con metafora pugilistica “pesi massimi” e lui, invece, un “peso leggero”.

Nulla di più falso. Mobley peraltro si distanziava dai “pesi piuma”, per restar nell’ambito della medesima metafora, ovvero Stan Getz e Lee Konitz: questo andava di moda dire presso la stampa specializzata e i soliti demiurghi sapientoni non di rado lo riducevano a musicista di fila, a sassofonista “facile” e superficiale. Per fortuna la storia gli ha reso giusto merito, ed ora Mobley viene giustamente considerato una delle voci più appassionate ed eleganti degli anni 60 per il controllo della sintassi bop, per il suo fraseggio intenso assolutamente anti-pirotecnico, già perché su quei fuochi d’artificio molti avevano basato la loro carriera distinta da bordate cromatiche, scale supersoniche e continui salti d’ottava per dimostrare quanto fossero bravi a maneggiare l’arnese d’ottone.

Noi invece gliene facciamo pregio perché Hank mostrò uno stile tutto suo perfino nei fraseggi più rapidi, nei quali traspare una personale malinconia, tratto tipico della sua profonda sensibilità che più che il “colpo ad effetto” narcisista cercò l’interplay, la conversazione, l’interazione, così come dimostra questo album della Blue Note, casa discografica che intuì perfettamente la caratura del musicista ed il carattere originale del suo mood (si ascoltino in tal senso Curtain Call, No Room for Squares e Workout) dove i suoi assoli rifulgono di passione e di immaginazione, di swing superlativo e di blues modernissimo. Se è pur vero che nel suono di Mobley è inutile cercare novità strumentali è anche vero che la sua larghissima generosità espressiva coinvolge ed emoziona, non ruba nulla alla volontà d’apparire “bravo”, fatto che accade solo a quelli che bravi lo sono veramente.

Controllato da Alfred Lion, giustissima eminenza della Blue Note, Soul Station a nostro avviso è il suo album più significativo, più bello vorremmo dire, scelto anche per la partecipazione di comprimari a dir poco eccellenti, gente che sicuramente non aveva bisogno di lanciarsi in avventure mainstream né per soldi né per darsi notorietà: Winton Kelly, uno dei pianisti più pregevoli del tempo, Paul Chambers, grande contrabbassista, e Art Blakey alla batteria, vale a dire una delle ritmiche più valorose che il Jazz ricordi. Il che vale a dire che Hank fu “capito” soprattutto dai grandi maestri piuttosto che dalle “grandi” firme della critica, e questo, secondo me, dice tutto. Similia similibus curantur, che vogliamo tradurre come “i simili riconoscono i simili”, e musicalmente l’affermazione mi sembra del tutto adeguata, anche perché i tre comprimari sentirono di adeguarsi allo stile di Mobley, in particolare Art Blakey che ridusse non di poco la sua potenza sonora per accompagnare andamenti di notevole difficoltà, come nello slow shuffle di Soul Station o nel tempo medio di Remember, accarezzandoli con una leggerezza davvero insolita per lui ma della quale era non solo capace ma addirittura maestro.  Kelly e Chambers dispensano colori e classe in If I Should Lose You, com’era facile attendersi.

Già detto: non vi aspettate sorprese se conoscete la sensibilità musicale di Mobley, basta ed avanza la sua poesia.

Talvolta la Storia fa giustizia. Questo è il caso.   

Fabrizio Ciccarelli

Hank Mobley – tenor saxophone, compositions

Wynton Kelly – piano

Paul Chambers – bass

Art Blakey – drums

Side one

  1. "Remember" Irving Berlin     5:41
  2. "This I Dig of You" 6:25
  3. "Dig Dis" 6:08

Side two

  1. "Split Feelin's"     4:55
  2. "Soul Station"     9:06
  3. "If I Should Lose You" Ralph Rainger, Leo Robin 5:08

# in ascolto su:

https://music.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_ly5NNghflfpt1TVc9o5GVP3bJQIuZsunE

 

     

 

 

 

 

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