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Cettina Donato e Zoe Pia, Mito, AlfaMusic 2023

Parecchi anni or sono (e si perdoni l’autoriferimento) mi azzardai a formulare il forse ardito concetto di “jazz mediterraneo”, ripreso duramente non solo da ottimi musicisti ma anche da importanti firme della critica musicale italiana. In silenzio, poi, coltivai questa idea, a mio avviso non troppo peregrina, ascoltando non pochi album che sembravano aprirsi alle diverse culture del Mare Nostrum nelle quattro direzioni dei punti cardinali – in fondo Fabrizio De André, finissimo ricercatore di suoni e voci, col suo magnifico “Creuza de mà” aveva dimostrato con chiarezza la propria appartenenza ad  una Koinè dall’Al-Andalus all’Ellade, dalla Tunisia alle “sacre sponde” battute dai cartaginesi, dai saraceni e da chissà quanti popoli che ancora non sappiamo con certezza.

Nessuno esclude che in questa Koinè abbiano diritto di soggiorno le Blue Notes, che di Madre Africa son figlie, né le stesure armoniche più a Nord, con i pentagrammi di Bach, Mozart, Beethoven, Stravinsky, Debussy, Ravel e Schoenberg.

Considerato tutto questo, come non dire di questo Mito di Cettina Donato e Zoe Pia che l’evento a suo tempo postulato continui a dar segno immanente di quel Mediterraneo (Jazz se preferite, ma anche World) che dipana l’Epos omerico ed il raffinato damascato mediorientale in forme moderne e colte e così piacevoli all’ascolto? Le scelte strumentali, le melodie, le improvvisazioni e gli arrangiamenti paiono fluttuare tra le onde di Odisseo e le coste dei Feaci, tra il flou jazzistico più pensoso e le aperture contemporary tinte di lirismo e passione, come nella pulsante Intro Arianna, Teseo, Dioniso (con la calda, profonda voce narrante del bravissimo primattore Ninni Bruschetta), nel battente evocativo moderno/antico di Afrodionisiaco tra civiltà nuragica (fenicio-punica e bizantina) e la Σικελία arabo-normanna, nell’onirico di Duida, il canto di Afrodite, nel suggestivo suono arcaico delle launeddas nell’acida psichedelia di Antas.

In Mito vivono sonorità ancestrali unite ad una piena visione della Musica, ascendenze arcaiche fuse ad influenze classiche, psichedeliche e di jazz d’avanguardia, dietro alla serenità interpretativa eclettica e poetica di due ottime strumentiste che con le loro scelte cromatiche danno un calibro visionario e avvolgente ad un album lirico nel quale nessun brano appare superfluo nella narrazione di quel deus ex machina che è la pura creatività.

Assolutamente consigliato.

Fabrizio Ciccarelli Colangelo di Cesavolpe

Cettina Donato: piano on 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 11, 12 Fender Rhodes on 8 percussion and piano on 3

Zoe Pia: clarinet on 1, 2, 4, 5, 6, 8, 9, 10, 11 clarinets and launeddas on 3, 7, 12 Sardinian cowbells 2, 7

Ninni Bruschetta: voice on 1

Elio Martusciello: extended guitar on 1, 2, 7

# in ascolto su https://music.youtube.com/watch?v=c9mYCZCinPU&list=OLAK5uy_lHMjZJ7q4Wh48iUWOptH9DrA84N5dnRpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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