Chet Baker Sings, Pacific Jazz Records 1954, vinile 2024

La Bellezza dell’Ignoto

La voce non completamente educata di un non cantante, corde vocali ancora giovani e meno pastose di quelli dei concerti degli anni 80, un radente spleen edulcorato da scelte di brani brillanti e di formazioni adiacenti a quello che sarà un vero e proprio fenomeno jazzistico: ecco questo album storico da ascoltare senza preclusioni.

Si sente che in Chet c’era una tendenza innata a soffiare con delicatezza, direi anche con eleganza, melodie intime e pensose con una voce ben calibrata, che col tempo diverrà sabbiosa e crepuscolare, poeticamente da maudit. Certo Chet canta, ma in quelle occasioni nelle quali l’arrangiamento del brano lo consente, suona la tromba da Cool Lover della West Coast, da vero stilista, come nell’imperdibile doppio cd Blue Note “The original quartet” con l’amico Gerry Mulligan (American Jazz Classics 1953 o, se preferite il De Luxe, Jazz Images 2 cd a 15 euro): il sodalizio però non durò molto per via dei problemi di droga del sassofonista e, soprattutto, per i continui litigi tra i due, caratteri difficili come sappiamo. Dopo questa esperienza Chet fondò una band sua nella quale oltre a suonare la tromba ricopriva il ruolo di cantante. Proprio in quell’anno, il 54, vinse inaspettatamente il premio di “Down Beat” come miglior strumentista, superando nella votazione Miles Davis, Dizzy Gillespie e Clifford Brown.

Il suo stile?  Crome istintive, niente salti d’ottava pur se in quelle basse viveva un incanto triste, diretto, ombroso, su un timing perfetto del tutto privo di pirotecnie, teso alla linearità di un pensiero essenziale. Dal lato strumentale questo disco è l’ottima dimostrazione della sua inimitabile bravura nel coprire il repertorio delle ballads con soli inafferrabili, sguiscianti, meticolosi tecnicamente e romantici anche grazie ad una ritmica leggera, trasparente, in grande connessione con l’interpretazione di Baker, il cui suono non aveva ancora acquisito quell’accecante luminosità degli album degli anni 60 e 70, in particolare in “The art of ballads”, nei duetti con Mulligan, nella partecipazione a dischi realizzati in Italia in particolare con Enrico Pieranunzi, Gianni Basso e Renato Sellani, dopo aver trascorso un anno nel carcere di Lucca causa eroina, la stessa che gli costò la dentatura anteriore molto probabilmente per non aver pagato uno spacciatore: ma questa è un’altra storia. Da non dimenticare l’intensa spiritualità di “Diane”( Steeple Chase 1985) registrato in Danimarca con Paul Bley, altro carattere complesso e portato al lirismo anche se in forme molto divergenti dal mainstream.

Forse nel 1953, anno d’inizio dell’incisione, Chet non aveva ancora quella perentorietà decisionale della performance (soprattutto dal vivo) delle due decadi a seguire, ma voglio pensare che le songs furono scelte da lui, magari d’accordo col produttore Richard Bock agli Studi Capitol di Hollywood dal 27 ottobre 1953 al 15 febbraio 1954.

In fondo ciò che scriviamo è sempre frutto della nostra suggestione, di un’emozione che ci allontana dal “dovere della verità” a tutti i costi, dal momento che, se un disco è in grado di trasportarci via immaginazione in atmosfere nelle quali riconosciamo noi stessi e la nostra necessità d’inventare verità vere o meno, a che serve accanirsi sul privarci della serena εὐδαιμονία (eudaimonia)? 

Per me indimenticabili le interpretazioni di The old feeling, Like someone il love, But not for me, Time after time e l’amatissima My funny Valentine, riproposte ogni qual volta Chet sentiva particolarmente la serata, come accadde più volte nei primi anni 80 al Manuia di Trastevere e al Music Inn di Lungotevere, dove bevvi col lui un paio di Bourbon prima che, occhi tristi e del tutto “fatto”, barcollasse fino all’uscita per imboccare stradine buie e umidicce al chiar di luna allo scopo di proseguire lo “sballo” in qualche casa d’amici musicisti.    

In questa performance Chet suonò e cantò, tanto basta. Chet, voce dell’ombra e δαίμων (dáimōn) dei Suoni pieni e naturali nella scelta di note impeccabili, lirico nell’avventura del fraseggio perfetto, pigro hipster di percorsi armonici diversi, irragionevole umano troppo umano, fragile e gentile: una perdita incolmabile il 13 maggio 1988 in circostanze non chiare (in quell’hotel di Amsterdam scivolò strafatto dalla finestra o fu gettato da qualche pusher?).

Chet….

Fabrizio Ciccarelli

A1, A2, A3, A4, A5 e A6

Chet Baker – tromba, voce

Russ Freeman – pianoforte, celesta

James Bond – contrabbasso

Peter Littman – batteria (brani: A1, A2 e A5)

Lawrence Marable – batteria (brani: A3, A4 e A6)[8][9]

B1, B2, B3, B4, B5, B6, B7 e B8

Chet Baker – tromba, voce

Russ Freeman – pianoforte

Carson Smith – contrabbasso

Bob Neel – batteria[6]

Lato A

That Old Feeling – 2:59 (testo: Lew Brown – musica: Sammy Fain) – Registrato il 23 luglio 1956 al Forum Theatre di Los Angeles, California

It's Always You – 4:17 (testo: Johnny Burke – musica: Jimmy Van Heusen) – Registrato il 23 luglio 1956 al Forum Theatre di Los Angeles, California

Like Someone in Love – 3:26 (testo: Johnny Burke – musica: Jimmy Van Heusen) – Registrato il 30 luglio 1956 al Forum Theatre di Los Angeles, California

My Ideal – 4:19 (testo: Newell Chase, Richard A. Whiting – musica: Leo Robin) – Registrato il 30 luglio 1956 al Forum Theatre di Los Angeles, California

I've Never Been in Love Before – 4:25 (Frank Loesser) – Registrato il 23 luglio 1956 al Forum Theatre di Los Angeles, California

My Buddy – 3:16 (testo: Gus Kahn – musica: Walter Donaldson) – Registrato il 23 luglio 1956 al Forum Theatre di Los Angeles, California

Lato B

But Not for Me – 3:00 (testo: Ira Gershwin – musica: George Gershwin) – Registrato il 15 febbraio 1954 al Capitol Recording Studios di Hollywood, California

Time After Time – 2:44 (testo: Sammy Cahn – musica: Jule Styne) – Registrato il 15 febbraio 1954 al Capitol Recording Studios di Hollywood, California

I Get Along Without You Very Well – 2:54 (Hoagy Carmichael) – Registrato il 15 febbraio 1954 al Capitol Recording Studios di Hollywood, California

My Funny Valentine – 2:14 (testo: Lorenz Hart – musica: Richard Rdgers) – Registrato il 15 febbraio 1954 al Capitol Recording Studios di Hollywood, California

There Will Never Be Another You – 2:55 (testo: Mack Gordon – musica: Harry Warren) – Registrato il 15 febbraio 1954 al Capitol Recording Studios di Hollywood, California

The Thrill Is Gone – 2:46 (testo: Lew Brown – musica: Ray Henderson) – Registrato il 15 febbraio 1954 al Capitol Recording Studios di Hollywood, California

I Fall in Love Too Easily – 3:16 (testo: Sammy Cahn – musica: Jule Styne) – Registrato il 15 febbraio 1954 al Capitol Recording Studios di Hollywood, California

Look for the Silver Lining – 2:36 (testo: Buddy DeSylva – musica: Jerome Kern) – Registrato il 15 febbraio 1954 al Capitol Recording Studios di Hollywood, California 

# in ascolto su:  

https://open.spotify.com/intl-it/album/5JJ779nrbHx0KB2lBrMMa4

  

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