paolo conte, via con me ( le parole e la musica)

Le Parole della Musica

Paolo Conte: Via con me

Via via

Vieni via di qui

Niente più ti lega a questi luoghi

Neanche questi fiori azzurri

 

Nell'album Paris milonga del 1981 le disincantate “parole d’amore” di un Uomo di Legge per nulla ortodosso; virgole e  raffinati scarabocchi di una Voce malpensante e antimelodica, Missive chic e antisentimentaliste, indelicate e pronte a mandare a quel paese ogni immagine borghese.  

Vieni via con me, Whisky e Tabacco senza filtro di una melodia tagliente e divertita, un po’ cinica e crepuscolare davanti quartine veterane, che d’amore parlano e d’amore indugiano, dubitando dello spazio lasciato ai sentimenti più sinceri, quasi non possano esistere nella propria decisa e consapevole incompletezza.

Vieni via con me, fra le stelle del jazz: che Swing in quegli anni nei quali o si era impegnati o si era canzonettisti o si era nella ricercata casta dei pochi anarcoidi…

Via con me: omaggio di Roberto Benigni in un 45 giri del 1983 (colorita love song del film “Tu mi turbi”), dei La Crus nell’album Crocevia del 2001, di un mediocre serata clou della Rai nel 2010, di uno spot per un profumo di Valentino, nella colonna sonora dell’arguta commedia del 2007 Sapori e Dissapori di Scott Hicks con Catherine Zeta Jones e Aaron Eckhart (musiche originali, al solito perfette, di Philip Glass).

Vieni via con me, con sapida ironia. Quanta saggezza in quell’Arte di dire e non dire, di far ordine e disordine della molteplicità dei sentimenti e delle ragioni. Avvocato: saper capire la Vita occorrerebbe, ma chi mai potrebbe riuscirci?

Via via

Neanche questo tempo grigio

Pieno di musiche

E di uomini che ti son piaciuti

Paolo Conte: di Verità , di Filosofia, di Musica e di altri Sistemi. Certo che l’Avvocato Esteta sapeva disintegrare ogni idealismo anche musicale, sostituendo al testo sketch di improvvisazioni vocali, pseudoparole per pensieri tanto divertiti e mesti quanto aggrediti da un piglio onesto e apocalittico nel deglutire scat di fonemi apparentemente privi di senso, grotteschi e caricaturali, con i quali smentire ogni (im)possibile sentimentalismo di periferia, noiosetto ad i suoi occhi d’artista d’élite, artista aristocratico esagerato nell’enfasi malinconica del pavoneggiare il proprio desiderio di far tabula rasa delle languide idiozie amore-cuore-dolore…    

Vieni via con me

Entri in questo amore buio

Non perderti per niente al mondo

Quando Conte se ne uscì con la sua ironia (meglio: con il suo impertinente sarcasmo patrizio) in molti non si pensava possibile che uno chansonnier italiano potesse pensare in Jazz Storie apparentemente strampalate ma così raffiné da non poterle sentire che vere, come quella di colui che non vuole perdere nulla di chi potrebbe amare (o riuscirebbe anche ad amare) negli angoli maròn delle alcove demodé o fra i négligés di femmes fatales nei salotti d’antan.

Un’inquieta e vorace sincerità (in indefinitiva spesso nei suoi testi) o un impulso letterario virtuosistico e arguto? Ho la mia idea e la dico: il pagina dopo pagina del saper sorridere delle proprie indecisioni, delle proprie irrisolutezze e delle propria anche lecita necessità di non restar soli, pur convinti che anche in coppia non si sarebbe mai niente. Una Paura Cosmica di un Nulla da esorcizzare? Forse sì. Il timore della solitudine, l’esitazione dell’ultima felicità, la necessaria immaginazione di un Amore che spenga ogni competitività col proprio Ego, lo scetticismo che incrocia le pulsioni per ridere a denti stretti dell’eventuale probabile dolore?

Quando Parole musicali (e note scritte e parti improvvisate) lasciano tanto spazio per pensare, allora vuol dire che hanno colto nel segno. Felicità impossibile? Probabilmente sì. Allora meglio swingare ciondolando l’accento in levare fra il provocatorio insistito del piano, il sussurro frusciante della batteria e la carezza del contrabbasso.

Entra in questo amore buio…

Fatti un bagno caldo

Fuori piove un mondo freddo

Amori immaginari, Spleen e Divertissement fra quei baffi riservati e schivi, fra quegli occhi sornioni e attenti “che si sentivano francesi senza saperlo”, fra quegli smoking euroamericani portati con lo Swing di un’ inconfondibile leggera irragionevolezza. 

Ma, in fondo, che conta?

Non perderti per niente al mondo

Lo spettacolo d'arte varia

Di uno innamorato di te

It's wonderful

It's wonderful

It's wonderful

Non sarà mai che meglio sognarlo l’Amore piuttosto che viverlo, preferibilmente con un doppio Scotch davanti alla Coda del pianoforte?  

Egozero  

 

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