demetrio stratos, gioia e rivoluzione

Demetrio Stratos, Gioia e rivoluzione della voce

Efstràtios Dimitrìu (al secolo Demetrio Stratos) ha rappresentato, dal 1963 al 1979, una delle massime espressioni artistiche del panorama musicale. Cantante, polistrumentista e musicologo greco di adozione italiana, è spesso ricordato solo per essere stato il frontman delle note formazioni I Ribelli ed Area.

Le sue origini balcaniche e lo studio del pianoforte e della fisarmonica presso il prestigioso Conservatoire National d’Athènes hanno formato il giovane Demetrio al pari della conoscenza delle tradizioni musicali cristiano-ortodosse, acquisite nelle cerimonie celebrate con partiture di musica religiosa bizantina, a cui ha mescolato negli anni un’innata propensione verso l’esplorazione della musica araba.

Trasferitosi a Milano agli inizi dei 60, venuto a contatto con i gruppi studenteschi del Politecnico, Stratos inizia ad esibirsi con formazioni di Blues e Rhythm ’n Blues, per prendere parte nel 1966 alla significativa esperienza con I Ribelli (di cui vale la pena ascoltare Pugni chiusi, canzone scritta espressamente da Ricky Gianco per l’impressionante estensione vocale del cantante di Alessandria d’Egitto).

La vera consacrazione professionale avviene nel 1972, anno in cui fonda con il batterista Giulio Capiozzo gli Area, band rivolta alle sonorità Avant-Progressive Rock e Fusion degli anni 70, che gli permetterà di affermarsi in Italia ed Oltreconfine.

Il periodo a cavallo fra il 1973 ed il 1979 (anno della sua prematura scomparsa a causa di una gravissima forma di anemia aplastica) sarà oggetto di questo breve viaggio nel mondo creativo dell’indimenticabile Demetrio, sia per quanto donato ai suoi tanti estimatori negli album degli Area, sia nell’ultima fase quando sperimenterà l’uso della sola voce.

Il gruppo degli Area ha permesso alla prorompente personalità di Stratos, sia come vocalist che nelle vesti di polistrumentista, di caratterizzare, in perfetta simbiosi con gli storici partner, il sound di una delle più innovative formazioni dell’epoca. Patrizio Fariselli (piano), Paolo Tofani (chitarra), Ares Tavolazzi (contrabbasso) e Giulio Capiozzo (batteria) hanno condiviso con il cantante italo-greco un percorso tanto rivoluzionario quanto originale. Di quel periodo, senza sminuire le altre produzioni dell’organico, piace porre all’attenzione dei nostri lettori: Caution Radiation (Cramps Records) del 1974 e Maledetti (Maudits) (Cramps Records) del 1976, in cui si può individuare con assoluta certezza la sperimentazione in atto nel gruppo.

In entrambi, il sound della band risulta decisamente intriso di forti allegorie politico-sociali, sostenute da ritmiche inusuali nel Rock e nel Progressive di quegli anni, proponendo una costante sperimentazione e spingendo la ricerca, talvolta, oltre l’ostacolo. Il canto ispirato in lingua madre («Apri le mie labbra, aprile / dolcemente. / Aiuta il mio cuore. / Cometa cuci / la bocca dei profeti. / Cometa, chiudi la bocca e / vattene via. / Lascia che sia io a trovare / la libertà», Cometa Rossa) e la violenza sonora di L’obotomia, racchiudono il senso profondo del disco del 74.

Immergendosi fra i meandri della psicoanalisi con Maledetti (Maudits) si scopre un concept album che si addentra in tematiche politiche e sociali attraverso una storia fantapolitica: «La società futuribile è spaccata in verticale e divisa in corporazioni. Un plasma liquido è la coscienza del mondo, custodita in un computer di una banca. Per un guasto si verifica la dispersione progressiva del liquido: totale perdita della coscienza umana». Allora? Potere agli anziani, alle donne, ai bambini, variando il pensiero sessantottino di J.P.Sartre e H. Marcuse (“immaginazione al potere”) nelle note e nelle parole di Gerontocrazia, Scum, Giro, giro, tondo.

Nel ricordo del compagno di tante avventure artistiche, Ares Tavolazzi racconta: «Estroverso, geniale, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, Demetrio condivideva con noi l’irrefrenabile creatività di quegli anni. Frammenti di idee, sia per quanto riguarda la struttura musicale che per le alchimie vocali che si materializzavano in un confronto serrato con Patrizio e tutti noi. In altri casi, la costruzione dell’asse ritmico-armonico prendeva spunto dai testi dei brani che avrebbero fatto parte dell’album. In ogni caso, gli Area rappresentavano una Comune in cui la libertà formale dei singoli nasceva nelle radici Pop/Blues di ciascuno di noi, ma era finalizzata all’unità di intenti che la musica del gruppo offriva ai suoi fruitori e che Demetrio impreziosiva con le sue performance vocali».

Il 1978 è l’anno del distacco dagli Area per dedicarsi esclusivamente alla ricerca vocale. Invitato da John Cage a tenere una serie di concerti al Roundabout Theatre di New York, partecipa alla realizzazione di Event con Merce Cunningham e la Dance Company, eseguito con la direzione artistica dell’artista New Dada Jasper Johns, quella musicale di John Cage e la collaborazione di Andy Warhol per i costumi. Al disco d’esordio in sola voce Metrodora (Cramps Records) del 1976 si assiste al sabotaggio del comune senso del canto, con l’idea di porsi alla ricerca dei tratti primitivi e infantili di una vocalità più accostabile a suoni che a modulazioni canore; segue Cantare la voce (Cramps Records) del 1978, secondo ed ultimo album in vita da solista, in cui si propone senza inibizione alcuna, con una dimensione intima, oltrepassando i limiti conosciuti della voce umana.

Fra le voci che hanno tratto insegnamento dal vulcanico maestro, Maria Pia De Vito ci parla della lectio magistralis di Stratos: «Per un breve, ahimè troppo breve lasso di tempo, infinito nella nostra memoria, Demetrio ha rappresentato la “Laringe del Mondo.” L’ascolto della sua voce e delle sue ricerche ha influenzato in maniera intima, in filigrana, il mio modo di cantare ed intendere il canto. Demetrio, da Cantare la voce in poi, pone la voce all’origine di tutto, viaggia ai confini della scienza, mostra la possibilità di orchestrazione con timbriche diverse, l’accoglienza del rumore, l’accoglienza del corpo e del caso nelle forme compositive».

Ed è ancora la De Vito a sollecitare la riscoperta del cantante, musicista, sperimentatore, scienziato, sintetizzando in poche battute l’instancabile esplorazione: «Il suo interrogarsi sull’etnomusicologia, sulla psicanalisi (nella sua componente erotica-corporea), nel collaborare con foniatri in una sincronica ricerca del senso profondo di una voce interna, precedente al linguaggio, una voce comune a tutti, non addomesticata in alcun modo; una ricerca delle origini del canto nelle proprie radici, attingendo al distillato dei grandi cantori del Mediterraneo e dell’Asia, fino ad entrare dalla porta principale nel mondo della musica colta, per un’investitura d’amore da parte di John Cage e Merce Cunningham».

Memoria prima della Memoria, o per meglio dire un’Ante Memoria della fase prenatale e forse anche di quella precedente all’approccio dell’Uomo a quel linguaggio “razionale” articolato dalla grammatica e dalla sitassi del quale ancora dibattono la Psicolinguistica, la Semiologia e la Glottologia nei più importanti ateliers intellettuali dagli anni 60 ad oggi (da Noam Chomsky a Lev Vygotskij, da Tullio De Mauro a Umberto Eco, da Algirdas Julien Greimas a Roland Barthes, a Louis Trolle Hjelmslev e a Julia Kristeva).

Il suo studio della voce come strumento, sull'esempio dei cantanti più avanzati della musica nera statunitense come Leon Thomas, raggiunse risultati al limite delle capacità umane. Compì ricerche di etnomusicologia ed estensione vocale in collaborazione con il CNR di Padova tra il 1976 e il 1978, e studiò le modalità canore dei popoli asiatici. Il prof. Franco Ferrero, che presso il Centro Studi per le Ricerche di Fonetica del CNR dell'Università di Padova analizzò gli effetti che Stratos riusciva a produrre, ammette: «Stando a quanto ho riscontrato durante l'emissione, le corde vocali non vibravano. La frequenza era molto elevata (le corde vocali non riescono a superare la frequenza di 1000-1200 Hz). Nonostante ciò Demetrio otteneva non uno, ma due fischi disarmonici, uno che da 6000 Hz scendeva di frequenza, e l'altro che da 3000 Hz saliva. Non si poteva supporre, quindi, che un fischio fosse l'armonico superiore dell'altro. Constatai anche l'emissione di tre fischi simultanei».

La visionarietà di Stratos non sappiamo se abbia ispirato il film del 1980 “Stati di allucinazione (“Altered States” di Ken Russell, protagonista un eccezionale William Hurt, pellicola sulla vita del ricercatore e psichiatra statunitense John Lilly, in verità fin troppo sconfinata nella Fantascienza o piuttosto nella Science Fiction, che forse è tutt’altra vicenda dal punto di vista culturale; in ogni caso quella Filogenesi degli Ominidi diede agitata astrattezza alla regressione (chissà se possibile) del proprio corpo sino alla materia primordiale del Big Bang, in opposizione a qualunque origine religiosa o aliena (stessa cosa, in fondo) del genere umano. Forse nella fonazione ancestrale del musicologo greco qualcosa del genere, a partire dalla metà degli anni 60 e parallelamente alle ricerche dei citati studiosi della Phoné, metafisico o non metafisico, a nostro avviso già esisteva, rifiutando il gioco della finzione quale volontà di rappresentazione ed affidando alla Voce la dissolvenza del suono e del rumore che viene dall’assenza, assenza del Detto in un Mondo avvertito come Vuoto e Dissolvenza.  

Le analisi sulla voce di Stratos, uno dei più fini protagonisti della Voce moderna, hanno dimostrato che egli riusciva a produrre diplofonie, suoni bitonali e difonici (canto armonico, meccanismi vocali sovraglottici, fischio laringeo), abilità diverse tra loro e rarissime da trovare nella stessa persona: una Gioia che cantava con l’entusiasmo di una rivoluzione. 

Francesco Peluso e Fabrizio Ciccarelli

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