blewitt-exploring new boundaries

Blewitt, Exploring New Boundaries, Neukland, Ada Music (Warner Bros Group) 2023

Il trio Blewitt merita un giusto riconoscimento per questo disco d’esordio: musicisti di palato fine, giovani interpreti di un jazz molto misurato che rivela cultura e passione tra andature classiche, contemporary e quel tanto di rock che apre ad un gran numero di ascoltatori.

Solidi nel dialogo in linea e ad un’ispirazione che cura con attenzione le timbriche ed una volontà d’originalità compositiva, il loro è un album d’impatto, privo di sonorità rudi (come sembra andare molto di moda), ritmicamente coinvolgente nell’assecondare pulsioni spesso vivaci, elastiche nel dare slancio a brani disegnati da personalità decise e da una verve direi “eufonica”, dal retrogusto ben temperato e portata ad esprimere melodie accattivanti e dense di Pathos, un quid metafisico suggerito da un magnifica copertina tra De Chirico e Dalì.

Lasceremo, a chi vorrà incontrare questo percorso sonoro, l’autonomia di giudizio sui singoli brani; per quanto mi riguarda li trovo giusti tutti, pur se esprimo preferenza per Bach To The Future (policroma modulazione di accenti moderni tra scansioni barocche e cadenze jazz rock, non facile neanche da concepire…), per Inner Struggle (plateau brillante di mediterraneo, classico, traditional ed un certo entusiasmo per i fraseggi serrati e l’improvvisazione), per la lirica spirituale e dolente di Pace nel Mediterraneo (chiarissimo il messaggio)  che s’apre a riflessivi arabeschi che con leggerezza lasciano entrare in una decisa levitazione levantina lontana e carica di storie, di nebbie sul mare e di abbagli sulle dune tramite ibride svolte jazzistiche.

Appena un cenno per il crescendo di Footprints di Wayne Shorter , originale soluzione dietro l’intro del basso di Oscar Cherici sostenuto dal fluido drumming di Gian Marco De Nisi e dal volatile sguisciante pianismo di Stefano Proietti, che introduce l’epilogo della performance nel vitalismo del capolavoro Passion Dance di McCoy Tyner (in tutta sincerità: un’energia così di pentatoniche e supremo modale avrebbe meritato molto più dell’1.37 del disco, e spero che in una prossima pubblicazione l’afro latino del pianista di Coltrane venga ripreso e ampliato, perché sarei portato a considerarlo disegno spontaneo assolutamente nelle corde dei Tre).

Accogliamo molto volentieri questo felice collage denso di tepore, fantasia, sentimento e affabilità.

Fabrizio Ciccarelli

# in ascolto su  https://music.youtube.com/watch?v=nV9pZRZ0_NA&list=OLAK5uy_liSugXXu7mE7TkwMOm7Sx_U-c1LY7g7pw

e su: https://open.spotify.com/intl-it/album/4qC7sWGpI64NDlxuBXarMJ?autoplay=true

 

 

 

 

 

 

 

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