roberto magris, world gardens

Roberto Magris

World Gardens

JMood Records 2018 

 

Un nuovo disco di Roberto Magris non è solo un nuovo disco di Roberto Magris. Che già basterebbe, se tiene conto che abbiamo a che fare con un pianista colto e esperto, con alle spalle tantissimi concerti e collaborazioni e numerosi album, che si muove con raffinata eleganza tanto sul fronte del jazz europeo quanto di quello americano e che da alcuni anni svolge l’incarico di direttore artistico della casa discografica di Kansas JMood.

Ma un nuovo disco di Magris è sempre un’esperienza in più rispetto a quella che già si è fatta, un progresso nella conoscenza del jazz, una finestra inedita sul mondo delle blue notes perché, per quanto il musicista triestino abbia le sue preferenze di repertorio e di atmosfera, la sua musica non è mai scontata, corriva, prevedibile.

Si fa presto a dire hard bop, funky, soul, folk (c’è questo e molto altro in World Gardens), ma nel suo caso queste etichette non reggono, anzi si dissolvono all’ascolto.

Magris può suonare un brano stranoto come “Never Can Say Goodbye” o come “Stella by Starlight”, che abbiamo sentito tante volte e in tante salse, e dargli nuova linfa, riproporlo in un diverso linguaggio, imprimergli il suo tocco che è quello di un’eleganza combinata con il lirismo, della tecnica che si distende nella poesia, dell’intimità che non diventa mai soliloquio intellettualistico ma si apre alla condivisione e al coinvolgimento.

Magris buca lo sterno e se non ci credete basta prendere da questo suo disco un brano come “I’m Glad There is you”, una ballad triste e incisiva di Dorsey reinterpretata con una forte connotazione blues che arriva dritta dritta, senza tanti filtri, ai nostri sensori emotivi. Come un fiore che a volte ha il profumo rassicurante del giardino sotto casa, altre volte quello inebriante e sorprendente di un giardino esotico. E’ il grande merito di un artista che sa sempre trovare il giusto equilibrio tra mainstream e eclettismo, tra tradizione e modernità, tra radici e mondialità, ma anche tra pentagramma e improvvisazione, tra composizione e esecuzione. 

Stefano Cazzato 

R.Magris, acoustic piano

D.Sanders, acoustic bass

B.Steever, drums

P.Sanheza, congas and percussion

  1. Never Can Say Goodbye
    02. Pilgrim
    03. Blue Bamboo
    04. Another More Blues
    05. Song for an African Child
    06. Blues at Lunch!
    07. The Most Beautiful Flowers
    08. High Priest
    09. I’m Glad There Is You
    10. Stella by Starlight
    11.
    Audio Notebook

 

 

 

 

 

 

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