sonny rollins-a night at the village vanguard

Sonny Rollins, A Night at the Village Vanguard , Blue Note Records 1958. Vinile 2022

Quasi un dovere ascoltare Sonny Rollins nel disco considerato da molti come il più significativo del Saxophone Colossus, registrato dal vivo nel celeberrimo club di New York.

Che dire? Rollins è bravo, nulla da dire, un leader alla ricerca della situazione migliore con un quintetto esplosivo che gli desse la più ampia libertà di movimento, volendo egli prendere tutta la responsabilità della struttura armonica dei brani, pentagrammi indimenticabili.

Nonostante l’indubitabile eccellenza delle sue performance discografiche, Rollins nelle serate al Vanguard, forse insuperabili ed inesauribili per sicurezza espositiva, lancia un bop corretto, energico, inesauribile, formalmente ineffabile, senz’altro creativo quando sostenuto dall’apporto di jazzisti formidabili, in primis Elvin Jones, batterista al di sopra del pensabile in quegli anni. 

Eppure, non se ne voglia, Rollins come bopper mi risulta freddo, anche se impeccabile tecnicamente, se vogliamo elegante ed esatto nelle armonie. Ma il Bop, non dimentichiamolo, non è solo stile quanto piuttosto spontaneità più che intelligenza, capacità pura d’immaginazione, non solo lunghezza e complessità d’assoli, esplosività nelle scale e nei colpi d’ancia.

Per molti Rollins è uno dei più grandi sassofonisti del bop, per me è un elegante signore il cui pathos non è mai pari alla visionarietà di Charlie Parker, ed il suo linguaggio BeBop mi suona un tanto di gelido, se vogliamo spettacolare e di ottimo stile…ma il Bop nasce come altra cosa, come spazio mai ancorato al puro spettacolo. Sì, sì, Rollins è bravo, un colosso, ed il disco è pur da tenere nello scaffale, ma i suoi comprimari mi sembrano più animati da un discorso musicale più spontaneo.

Rollins? Va bene, ma forse la Musica Jazz è altro, meno fisicità e più pathos. Ce n’è molto a dire e molti dissentiranno secondo le loro ragioni più che ammissibili. Per me la Musica è qualcosa di diverso, l’anima, soprattutto. Ho ascoltato Rollins dal vivo all’Auditorium di Roma circa quindici anni fa:  emozione certamente non fosse altro che per il claudicante Colossus e molto, moltissimo stile.

Ergo non basta, a mio avviso, per farne il Re, come molti vorrebbero, del Be Bop, caso mai un intelligente e lungimirante maestro di  padronanza tecnica, composizione e sicurezza espressiva.

Ripeto: senz’altro nei nostri scaffali, ma non nei primi posti, dedicati piuttosto a Coltrane, Parker, Davis, Billie Holiday, Chet Baker e Bill Evans.

Fabrizio Ciccarelli      

Sonny Rollins — tenor saxophone

Wilbur Ware — double bass

Donald Bailey — double bass on afternoon set

Elvin Jones — drums

Pete LaRoca — drums on afternoon set

Side one

  1. "Old Devil Moon" E.Y. Harburg, Burton Lane    8:19
  2. "Softly, as in a Morning Sunrise" Oscar Hammerstein, Sigmund Romberg        8:03
  3. "Striver's Row" Sonny Rollins     5:59

Side two

No.   Title  Writer(s)    Length

  1. "Sonnymoon for Two" Sonny Rollins     8:46
  2. "A Night in Tunisia" (afternoon set) Dizzy Gillespie, Frank Paparelli     8:16
  3. "I Can't Get Started"

Personnel

Sonny Rollins — tenor saxophone

Wilbur Ware — double bass

Donald Bailey — double bass on afternoon set

Elvin Jones — drums

Pete LaRoca — drums on afternoon set

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