chet baker Live Tokyo 1987

 Chet Baker in Tokyo, vinyl Paddle Wheel 2022

Sicuramente la necessità di denaro fu uno dei motivi determinanti per la cospicua discografia di Chet Baker (150 dischi). Il motivo lo conosciamo tutti ed è quello spleen che lo divorò nella visione del mondo e che inevitabilmente lo indusse ad una vita maudit ed all’uso ossessivo d’ogni tipo di droga. Chet disperato e fragile, discontinuo e sempre in difficoltà nel comunicare verbalmente i suoi demoni, le sue ansie, i suoi dubbi angosciosi, il suo bisogno disperato di cercare un’esistenza accettabile che riuscì a trovare nella musica ed in quei paradisi artificiali che ce lo portarono via prematuramente e drammaticamente cadendo da una finestra di un alberghetto di Amsterdam nel corso di una tournée con la quale avrebbe voluto dar nuovo impulso, se non alla sua vita almeno al suo Cool, straordinario ed esistenzialista, crepuscolare e originalissimo nel suo West Coast minimale, melodico, evanescente e quanto mai profondo.

Edito nel 1987 dalla King Records, il Live in Tokyo segna, nel mare magnum della sua discografia, una pietra miliare per comprendere a fondo il suo Jazz, per designarlo come uno dei più importanti solisti del Cool. Qui il suo stile fluido e concentrato è ben rappresentato in ogni brano, così come il suo vocalismo, icona dalla voce suadente, morbida, intensa, propria di chi non è vocalist di professione ma vocalist per elezione spirituale, metafisica ombra del suo Ego complesso e fragile, flebilmente ancorato alle ombre delle sue inquietudini, tanto da far quasi dimenticare il fuoco del suo fraseggio plastico, soffice e duttile, già sperimentato fin dal 1952 nel gruppo di Charlie Parker, che fu uno dei suoi primi sostenitori (nell’evoluzione del suo jazz consiglierei d’ascoltare anche il doppio Blue Note con Gerry Mulligan,” The Original Quartet” e l’imperdibile incisione del 1954 “My Old Flame” per la Pacific Jazz).

Il Suono di Chet è diretto e colpisce allo stomaco per il suo timing perfetto e per una tecnica strumentale priva di virtuosismi e piuttosto tesa ad un’estetica intesa nella massima essenzialità, eccellente nell’affrontare sia il repertorio delle ballads (con soli magnifici in Almost Blue, I'm A Fool to Want You e Portait in Black and White) che energici uptempo (For Minors Only e Four del Miles Davis di “Blue Haze”, Prestige 1954). La sezione ritmica non è aiutata da una sostanziale opacità di registrazione, ma è evidente che riesce a stabilire col solista un intimo legame  sia nella leggerezza che nei brani più spediti. Il Suono di Chet era ormai maturo, pieno nella romantica trasparenza  di preziosi impressionismi in dischi quali “The Art of the Ballads” (Philology 1988 con Enrico Pieranunzi) e “Diane” (Steeple Chase 1985) in duo con Paul Bley, un altro alchemico maudit delle Blue Notes moderne.

La performance è un’ottima dimostrazione della sua esigenza di prendere le dovute distanze dal mainstream, forbita nelle trasparenti bellezze di un animo scontroso rispetto alle maledette forche caudine del merchandising pur in quella disperata necessità di rispondere positivamente a chiunque l’avesse contattato per incidere album di qualsivoglia sintassi, dovendo noi riconoscere che per non poche di certe collaborazioni bene è star lontani, seppur accettarle per la necessità di Chet di pagare spacciatori, affaristi del prestito, locandieri pronti ad accoglierlo nelle squallide stanze in cui avrebbe trascorso giorni e giorni, e soprattutto a Roma, quando suonava al Music Inn di Lungotevere per poche lire, più presente al bancone del bar per Bourbon e Birra Chiara prima di chiudersi nel bagno per “farsi” di ciò che aveva a disposizione. Un ricordo personale: fu lì che lo incontrai, gentilissimo nel suo parlare sottovoce, prima di andar in scena scambiando opinioni sul jazz e sulla vita. Tristi memorie fortissime quando seppi che elemosinava in ciabatte ed il solito liso completo grigio nel quartiere borghese di Monte Mario per pagarsi gli avvoltolii in carta oleata da sniffare o bucare in attesa d’una chiamata da qualche casa discografica, suonando comunque ciò che a lui piaceva: e non mi risulta che qualcuno gli chiedesse altro, poiché il suo Sound catturava, commuoveva e stupiva anche chi ignorava del tutto l’esistenza del Jazz. In fondo la distanza emotiva tra i cantautori italiani, gli esistenzialisti francesi ed i migliori melodici italiani era molto labile e molto pubblico, per la maggior parte giovanile, era sempre disposto ad ascoltare modi e generi differenti, eclettismo che purtroppo si chiuse con l’avvento della tristissima “Nuova Repubblica” in mano ai finanzieri delle Logge Massoniche ed ai nascenti partiti populisti.

Torniamo al Live e lasciamoci andare alla Poesia di Stella by Starlight, al flusso introspettivo di Almost Blue e soprattutto alla fiamma notturna di My Funny Valentine, uno dei pentagrammi più amati da Chet, quanto mai consono alla sua anima inquieta ed irritata dal “come andavano le cose”, un brano che sembra scritto proprio per lui e per il suo vocalismo immediato e non studiato, mistico nello splendido solo di tromba e nel lieve impercettibile Patinato del pianista Harold Danko (noto per il suo accompagnamento sottile con le big bands di Woody Herman e Thad Jones/Mel Lewis come nei quintetti con Gerry Mulligan e Lee Konitz), del contrabbasso dell’olandese Hein Van De Geyn (sideman per Dee Dee Bridgewater, Tete Montoliu, Enrico Pieranunzi, Hank Jones e Johnny Griffin) ed il drumming perfetto di John Engels (ottimo turnista con Dizzy Gilllespie, Phil Woods, Tommy Flanagan e Winton Marsalis).  

Chet nel suo apparire umano, fin troppo umano.

Fabrizio Ciccarelli

Chet Baker - Vocals, Trumpet

Harold Danko - Piano

Hein Van Der Geyn - Bass

John Engels – Drums

Tracklist:

"Stella by Starlight" - 10:50

"For Minors Only" - 7:40

"Almost Blue" - 7:53

"Portrait in Black and White" - 15:46

"My Funny Valentine" - 13:14

Disc two:

"Four" - 7:28

"Arborway" - 14:00

"I'm A Fool to Want You" - 11:22

"Seven Steps to Heaven" - 7:56

"For All We Know" - 8:57

"Broken Wing" - 10:08

Da ascoltare Live in https://www.youtube.com/watch?v=eZAuY5M7J-Y

O in edizione giapponese in https://www.youtube.com/watch?v=2dvO5oUG88g

 

 

 

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